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Arriva al cinema il doc su Christopher Reeve, il figlio: "Per tutti era Superman, per me solo papà"

A 20 anni dalla morte nelle sale debutta oggi 'Super/Man: The Christopher Reeve Story'

Christopher Reeve in 'Superman' del 1978 - Warner Bros. Pictures
Christopher Reeve in 'Superman' del 1978 - Warner Bros. Pictures
10 ottobre 2024 | 13.45
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Da attore sconosciuto dell’Off Broadway a interprete del primo supereroe cinematografico. Da grande star di Hollywood ad attivista e avvocato per i diritti dei disabili, dopo che una caduta da cavallo lo ha paralizzato dalla testa in giù. La storia di Christopher Reeve ha dell’incredibile ma “io ho la fortuna di dire che per me era solo papà”. Così il figlio di Christopher Reeve, Matthew, nell’intervista all’Adnkronos in occasione della presentazione a Roma del documentario ‘Super/Man: The Christopher Reeve Story’, che arriva oggi nelle sale con Warner Bros. a 20 anni dalla morte dell’interprete di Clark Kent/Superman, nell’omonimo film diretto da Richard Donner nel 1978.

La storia di Christopher Reeve non è solo straordinaria - è stato il primo a far credere le persone nei supereroi - ma è anche l’esempio di un destino beffardo. La sua vita si è letteralmente fusa con quella di Superman: è sceso dal piedistallo del supereroe per diventare un vero eroe. Il 27 maggio 1995 ha rischiato di morire dopo una caduta da cavallo che lo ha paralizzato dalla testa in giù. Come mostra il documentario, la famiglia e i suoi amici intimi - tra questi Robin Williams, che si è travestito da chirurgo per farlo tornare a sorridere - non hanno mai smesso di stargli accanto. ‘Da un grande potere derivano grandi responsabilità’, recita il motto del supereroe ‘Spider-Man’. E lo sa bene Reeve. Mentre portava avanti la carriera cinematografica, dietro e davanti la macchina da presa, è diventato un attivista nella ricerca delle cure per le lesioni del midollo spinale.

È arrivato fino alle Nazioni Unite e Barack Obama ha firmato una legge sulla disabilità che porta il nome di Christopher Reeve e di sua moglie Dana, con la quale ha creato una fondazione per dare voce e ispirare le persone con disabilità di tutto il mondo. “Abbiamo bisogno di veri eroi, di veri leader, di vere persone che diano l'esempio, i valori e il senso di responsabilità e che facciano sempre sentire la loro voce nel dibattito pubblico”, sottolinea Matthew che, insieme ai suoi fratelli, continua a portare avanti la Fondazione insieme ai suoi fratelli Alexandra e Will.

Il documentario - evento di Alice nella Città - è un ritratto intimo che mette i riflettori sull’uomo sotto la tuta del supereroe tra l’amore, i legami familiari a volte complicati e il rapporto con gli amici, oltre Williams, anche Susan Sarandon, Glenn Close, Jeff Daniels e Whoopi Goldberg. Ma quella di Reeve è anche una storia di resilienza e di impegno nel sociale. Dopo l’incidente, come si racconta nel doc, si chiedeva spesso se avesse senso continuare a vivere paralizzato. ‘Sei sempre tu e io ti amo’, gli ha detto la moglie Dana entrando nella stanza della terapia intensiva. In quel momento ha capito che un eroe è un uomo qualunque che riesce a superare qualsiasi difficoltà.

Molte persone pensano che i supereroi siano intoccabili e che niente e nessuno possa spezzarli. In effetti ha fatto credere alle persone di poter volare e quelle stesse lo identificavano come il vero Superman nella vita reale”, dice il regista del doc Ian Bonhôte nell’intervista. Dopo l’incidente “in molti hanno pensato ‘Chris non può stare su una sedia a rotelle’ oppure ‘come fa ad essere così fragile?’. Ma lui - prosegue Bonhôte - ha scelto di essere la voce, il cuore e la mente di molte persone con disabilità per cambiare le cose”. E ci è riuscito. “La storia di Reeve è quella di un vero supereroe”, dice il co-regista Peter Ettedgui. “Mi ricordo che ero ossessionato da Superman quando avevo 5-7 anni. Stavo male quando la kryptonite gli toglieva i poteri e provavo sollievo quando li recuperava. Se ci pensiamo - fa notare Ettedgui - è quello che è successo a Christopher. L’incidente gli ha tolto tutto, ma ha ritrovato il suo potere usando cuore e voce per cambiare il mondo”, conclude. (di Lucrezia Leombruni)

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