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Coronavirus, 800 mila imprese restano aperte

Studio Ires Cgil con Open Corporation: non chiudono i battenti il 39,9% delle imprese monitorate a livello nazionale, 155 mila solo in Lombardia

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23 marzo 2020 | 17.40
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Sommando le indicazioni previste dai due Dpcm approvati dal governo, quello dell'11 marzo e quello ancora di ieri, sono complessivamente oltre 800 mila, il 39,9%, le imprese rimaste aperte, sul totale delle imprese monitorate a livello nazionale. In Lombardia sono oltre 155 mila quelle considerate essenziali e dunque rimaste aperte, ovvero circa il 38,8%. A Bergamo e Brescia la percentuale di quelle chiuse raggiunge invece il 65% delle imprese osservate, un valore leggermente più alto della media regionale e nazionale. In Emilia-Romagna, sono oltre 58 mila le imprese aperte, ovvero il 38% del totale. A cimentarsi nel complesso calcolo relativo all'elenco dei codici Ateco delle attività ritenute essenziali disegnato con l'ultimo intervendo del governo che si aggiunge allo stop già imposto ai settori del commercio al dettaglio e dei servizi alla persona, è uno studio congiunto Ires ed OpenCorporation.

La mappa dell’Italia, si legge ancora, mostra come la quota di imprese aperte sul totale vari dal 25,7% (punto minimo) al 50% (punto massimo del totale) con percentuali più alte nelle regioni del Sud Italia, riflettendo differenti strutture del sistema produttivo. Più difficile stimare quanti lavoratori siano potenzialmente ancora al lavoro. I dati utilizzati nello studio sui dipendenti sono quelli presenti nei bilanci delle aziende e quindi sono dati quantitativi ma, spiega il Report , "nulla dicono se i lavoratori sono già in smartwork, in cassa integrazione o assenti per altri motivi. Ciò detto ammontano a circa 7,5 milioni, il 57,6%, i lavoratori dipendenti conteggiati nei bilanci delle imprese considerate essenziali mentre sono circa 5,5 milioni , il 42,4% i lavoratori nelle imprese ritenute non essenziali secondo la catalogazione seguita con i due Dpcm considerati. In Lombardia sono oltre 2,1 milioni di lavoratori potenzialmente al lavoro nelle imprese essenziali, ovvero il 58% dei lavoratori totali osservati in regione. A Bergamo e Brescia, prosegue lo studio Ires-Cgil, i lavoratori rilevati in bilanci delle imprese aperte perché non essenziali, sono rispettivamente il 56,4% e il 43,4%.

In Emilia-Romagna i lavoratori dipendenti delle imprese essenziali sono circa 650 mila il 53,2% del totale osservato. L’osservazione della mappa nazionale mostra comunque come la quota di dipendenti al lavoro vari dal 29,7% all’89,4% mostrando le percentuali più alte sempre nelle regioni del Sud, sebbene in forma meno marcata

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