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Eni, Descalzi: "Decarbonizzazione priorità strategica"

Immagine di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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15 marzo 2019 | 12.44
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Continuare a crescere nell'estrazione e nella produzione di idrocarburi. E accelerare sulle energie rinnovabili e sulla decarbonizzazione, con l'obiettivo di azzerare entro il 2030 le emissioni delle attività estrattive. Sono le due direttrici su cui si basa il piano strategico di Eni, aggiornato al 2022, da percorrere mantenendo l'equilibrio finanziario, aumentando il dividendo e lanciando un programma di buy back azionario nel corso dell'anno. Fra il 2019 e il 2025 la produzione di idrocarburi di Eni crescerà mediamente del 3,5% su base annua. Un incremento maggiore rispetto alle passate previsioni, che indicavano una crescita del 3%. Inoltre il gruppo prevede di realizzare 2,5 miliardi di barili di nuove risorse perforando 140 pozzi esplorativi nei quattro anni del piano. Dall'altro lato, con la decarbonizzazione, il gruppo del cane a sei zampe punta ad emissioni zero nell'upstream entro il 2030. Ricorrendo a progetti di economia circolare, per cui sono previsti un miliardo di investimenti entro il 2020, e iniziative di forestazione, che permetteranno l'assorbimento naturale di oltre 20 milioni di tonnellate l'anno di CO2 entro il 2030. "La decarbonizzazione è una priorità strategica per il nostro consiglio di amministrazione", ha detto l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, presentando l'aggiornamento della strategia a San Donato, alle porte di Milano. "Affrontare la doppia sfida da un lato di soddisfare i crescenti bisogni di energia, dall'altro di ridurre le emissioni in linea con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi, rappresenta una priorità strategica per il nostro cda". Un obiettivo da raggiungere aumentando l'efficienza operativa, "riducendo quindi al minimo le emissioni dirette di CO2 del business e compensando le emissioni residuali con vasti progetti di forestazione. Facendo leva sulla nostra dimensione, porteremo benefici concreti alle comunità locali grazie alle iniziative di forestazione diretta, che comprenderanno anche la creazione di nuovi posti di lavoro", ha sottolineato Descalzi.

La svolta verde è stata annunciata in concomitanza con lo sciopero scolastico per il clima. Una "coincidenza", l'ha definita Descalzi, "ma forse è una coincidenza positiva, vuol dire che è stata battezzata bene da un movimento di giovani". L'amministratore delegato del gruppo ha spiegato che "siamo in una fase di transizione ed Eni deve trasformarsi per essere qui fra venti o trent'anni. Cinque anni fa ho iniziato a lavorare sulle rinnovabili, ma poi devi rassicurare gli azionisti, pagare i dividendi e realizzare il buy back". E convincere gli azionisti "che si può rinunciare a qualche punto di profitto per creare valore". In particolare sulle energie da fonti rinnovabili, sull'economia circolare, sulla raffinazione verde, sul waste fuel Eni ha "portato a doppia cifra i ritorni sugli investimenti", fra il 10 e il 15%. "E' il business pulito che può qualificare la compagnia e fra quattro o cinque anni potremmo essere veramente forti", ha aggiunto Descalzi. Sul fronte della remunerazione degli azionisti Eni distribuirà sull'esercizio 2019 un dividendo di 0,86 euro, in aumento del 3,6% rispetto alla cedola del 2018. Un incremento che è "in linea con la nostra politica di remunerazione progressiva", ha spiegato l'ad. Inoltre il gruppo avvierà un programma di buy back per un ammontare di 400 milioni di euro nel 2019. Negli anni successivi, assumendo un leverage stabilmente inferiore al 20%, il programma sarà di 400 milioni di euro con uno scenario del petrolio Brent a 60-65 dollari al barile o di 800 milioni con un Brent sopra i 65 dollari. L'attuale livello del barile di Brent, sui 67 dollari, "è un ottimo valore", ha detto Descalzi. Ma anche "un prezzo del petrolio a 62-65 dollari per noi va bene. Se l'efficienza dei costi in una società è buona, questi prezzi vanno bene". In ogni caso è "difficile" indicare un trend per il prezzo del greggio, "ma ha recuperato rispetto a qualche mese fa. C'è una certa efficienza con la politica dell'Opec perché stanno tagliando".

Sempre sul piano entro il 2022 l'utile operativo del mid-downstream di Eni dovrebbe raggiungere quota 2 miliardi di euro, più del doppio rispetto ai livelli del 2018. E il free cash flow nel periodo del piano sarà di 5 miliardi. Con l'acquisizione del 20% della raffineria di Ruwais negli Emirati Arabi Uniti, ha spiegato l'ad del gruppo, Claudio Descalzi, "abbiamo rafforzato il nostro business della raffinazione.Questa acquisizione ci ha consentito di aumentare la nostra capacità globale di raffinazione del 35% e del 40% nel 2023, portando il breakeven del margine di raffinazione a 1,5 dollari al barile". Eni punta inoltre a raggiungere nel gas naturale liquefatto 14 milioni di tonnellate l'anno entro il 2022 e 16 milioni di tonnellate l'anno entro il 2025. Il piano al 2022 prevede investimenti di circa 33 miliardi di euro. Il piano di investimenti per l'upstream, che rappresenta il 77% del Capex totale, è diversificato in termini geografici con gli sviluppi in Medio Oriente, Norvegia e Messico. E circa 3 miliardi verranno impiegati principalmente per progetti di efficienza energetica, abbattimento del flaring, economia circolare e fonti rinnovabili. Nel corso del 2019 Eni investirà 8 miliardi di euro complessivamente, di cui 2,3-2,4 miliardi in Italia. "La parte italiana degli investimenti quest'anno è sui 2,3-2,4 miliardi, è stabile, ma poi dipende da quello che riusciremo a fare in termini di permessi e di burocrazia", ha avvertito Descalzi. "La nostra intenzione è investire sull'upstream, nella raffinazione, nella chimica, sulle rinnovabili e sull'economia circolare". Infine la crescita per linee esterne non è fra gli obiettivi principali del gruppo. "Potremmo cogliere opportunità su alcuni asset in modo opportunistico, ma abbiamo tante riserve e nuove scoperte su cui ci dobbiamo concentrare". Il gruppo potrebbe valutare acquisizioni "nel caso ci fosse qualche asset che ci piace, ma -ha concluso l'ad- dobbiamo mantenere l'equilibrio con i dividendi e il buy back e vogliamo rispettare i nostri impegni. Non dobbiamo comprare qualcosa e non abbiamo bisogno di crescita esterna".

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