"La libertà di morire con dignità", compreso il diritto di "decidere se e come anticipare la morte", ha sempre avuto per Umberto Veronesi non solo dei fondamenti empirici, ma anche delle "basi etiche". Motivazioni che l'oncologo scomparso l'8 novembre ha messo nero su bianco nell'ultimo documento firmato insieme a Cinzia Caporale e Marco Annoni. Il Manifesto per una legge sull'eutanasia, da varare "il prima possibile". Questa l'eredità dello scienziato paladino di tante battaglie "difficili", come le ha definite - parlando a Milano durante il suo funerale laico - la 'pasionaria' dei Radicali Emma Bonino, tante volte "compagna" del medico in queste lotte pacifiche.
Il testo viene anticipato il 13 novembre sulle pagine del 'Sole 24 Ore Domenica', in attesa di essere pubblicato il 30 novembre sul secondo numero della rivista 'The Future of Science and Ethics', edita dalla Fondazione Umberto Veronesi.
Cuore della mozione è "la constatazione del fatto che quella della morte sia oggi un'esperienza sempre più medicalizzata e impersonale, lontana dal quotidiano di ciascuno di noi: si muore sempre più spesso in ospedale, soli o circondati da un'équipe di professionisti e da macchinari, invece che a casa insieme ai propri cari". Scelta fatta all'opposto da Veronesi che, come ha rivelato il figlio Alberto nei giorni scorsi, fedele alle sue convinzioni "non ha voluto essere curato alla fine. Papà non ha voluto essere ricoverato - ha detto il direttore d'orchestra - Non ha voluto nessun prolungamento, ha voluto andarsene e questo è stato inevitabile. Se n'è andato in maniera naturale". Il suo ultimo no all'accanimento terapeutico.
Il concetto espresso nel lascito dell'ex ministro della Sanità è che "la tecnologia è sempre più capace di posticipare il naturale processo del morire, mentre nel contempo le persone sono sempre meno libere di prendere decisioni riguardo alle modalità e ai tempi della propria morte. Questo nonostante vi sia un consenso crescente da parte dell'opinione pubblica verso modalità attraverso cui anticipare la morte in caso di gravi malattie, sofferenze non controllabili e sintomi refrattari".
In tale contesto il Comitato etico della Fondazione Umberto Veronesi ha identificato, "accanto a una serie di motivazioni empiriche a sostegno del ricorso all'eutanasia, i fondamenti etici alla base della sua liceità", che ora vengono espressi nel documento: "Rispetto dell'autonomia personale del paziente; considerazione del fatto che è il paziente stesso che assume la decisione di ricorrere all'eutanasia a sopportare la larghissima parte delle conseguenze della propria scelta; necessità di non esigere da un paziente gravemente sofferente comportamenti supererogatori; valutazione del fatto che non può esistere un'indisponibilità assoluta della vita; riconoscimento delle conseguenze che il progresso tecnologico della biomedicina ha portato con sé, allungando artificialmente le fasi terminali e agoniche di pazienti che, in considerazione di ciò, devono sopportare sofferenze intollerabili e crudeli".
Nel quadro di questi fondamenti etici, il documento redatto dal Comitato etico della Fondazione Veronesi sostiene "la possibilità che una persona malata possa decidere se e come anticipare la propria morte, auspicando un intervento normativo che, nel più breve tempo possibile, renda l'eutanasia concretamente esercitabile anche in Italia". Nel testo vengono identificati "criteri, condizioni e presupposti per la sua legalizzazione".