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Ricerca, Diana Bracco: ''Intercettare fondi Ue sia priorità politica''

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09 maggio 2019 | 10.00
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"Riuscire in tutti i campi a intercettare le risorse europee presentando progetti vincenti dovrebbe essere una priorità politica. Ricordo che l’Italia è il quarto contributore netto al bilancio Ue e versa più di quanto riceve: nel 2017 ha ricevuto quasi 9,8 miliardi di euro a fronte di 12 versati". Lo sottolinea Diana Bracco, presidente della Fondazione Bracco, in un incontro promosso dalla stessa Fondazione a Milano per la presentazione della ricerca “Gli italiani e la scienza in dimensione europea".

"Il nuovo programma Horizon Europe - ricorda la Bracco - ha previsto un importante aumento delle risorse dal precedente Horizon, con un budget di 100 miliardi di euro nel periodo 2021/2027 (di cui 7,7 miliardi per le Scienze della vita). Accedere a queste risorse finanziarie è per le imprese e per il sistema Paese un obiettivo strategico imprescindibile. Nel complesso, l’Italia ha ottenuto in questi anni mediamente l’8% del budget totale di Horizon 2020. Si può fare di più", ribadisce l'imprenditrice.

Con il nuovo programma, prosegue Bracco, "la Commissione ha deciso di puntare sui cluster scientifici di alto livello per realizzare uno spazio europeo della ricerca all’insegna dell’open innovation. È la via giusta, perché per competere con Cina e Stati Uniti, che hanno dimensioni 'continentali', occorre essere uniti: i Paesi europei da soli non ce la fanno, e l’Europa resta un valore maggiore dei singoli Stati", chiosa spezzando "una lancia a favore del programma Erasmus. L’Italia deve fare di più per aiutare i nostri giovani ad andare all’estero e a muoversi in Europa come a casa. L’Erasmus è il Grand Tour dei nostri anni: ha contribuito a creare nei giovani una vera cittadinanza europea, e può rappresentare l’antidoto più naturale ed efficace contro la disgregazione dello spirito comunitario".

Secondo l'indagine condotta dall’istituto Eumetra Mr, ad aprile su un campione di opinion leader italiani, la gran parte degli intervistati (58%) dichiara che l’appartenenza dell’Italia all’Ue è una cosa positiva. Una maggioranza risicata, che mostra il clima di perplessità che investe la Ue in questo momento. Tanto che un intervistato su quattro ritiene che l’adesione all’Europa sia un fatto negativo. Non solo. Il 52% dichiara che l’Italia non abbia beneficiato dell’adesione all’Ue.

Non è quindi un caso se il 48% ritiene che l’Europa è solo in parte essenziale per lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese. Solo il 20% ritiene che sia "assolutamente" essenziale, mentre il 30% reputa che non lo sia. Risultati simili si ottengono richiedendo l’importanza dell’Europa per lo sviluppo scientifico del nostro Paese: 48% ritiene che sia solo in parte essenziale e 32% che non lo sia per niente. Solo il 18% reputa l’Europa “assolutamente essenziale”. Al tempo stesso, la ricerca scientifica in sé è considerata (86%) "molto importante". Ma secondo la maggioranza relativa (40%) l’Italia è in una posizione di inferiorità rispetto ad altri Paesi (anche se il 32% la reputa in posizione di eccellenza).

Infine, non emerge una "consapevolezza sufficiente" sulla produzione farmaceutica: il 40% ritiene infatti che l’Italia sia in una posizione di uguaglianza rispetto agli altri Paesi e il 34% che sia addirittura in posizione di inferiorità. In generale, però, gli intervistati ritengono che l’Italia contribuisca in qualche misura allo sviluppo dell'Europa (68%) e che loro stessi, in quanto opinion leader, possono contribuirvi (64%).

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