I tanti gli appellativi per la grande showgirl, morta oggi all'età di 78 anni
Prima showgirl del piccolo schermo in bianco e nero, Raffaella Carrà, morta oggi all'età di 78 anni, si era guadagnata il titolo di "regina della televisione italiana" fin dai primi anni '70 sull'onda del grande successo di "Canzonissima". Ma era anche un'icona della musica leggera, riscontrando grandi consensi anche all'estero, soprattutto in Spagna e in America Latina, con oltre 60 milioni di dischi venduti.
Nel 2020 il quotidiano britannico 'The Guardian' ha incoronato Raffaella Carrà come sex symbol europeo, definendola "l'icona culturale che ha insegnato all'Europa le gioie del sesso". Merito anche del "Tuca tuca", il balletto con movenze sexy che ruppe un tabù nella Rai del 1971. E per le sue canzoni ironiche e lievemente trasgressive era da tempo anche un'icona del mondo gay.
"Raffaella Carrà: la pop star italiana che ha insegnato all'Europa la gioia del sesso", il titolo del lungo e sentito omaggio che il giornale londinese il 16 novembre 2020 ha dedicato alla diva italiana in occasione della presentazione in tre importanti festival (Tallinn Black Nights film festival, festival internazionale del cinema di Almería e Torino Film festival) di 'Explota Explota' (titolo inglese 'My Heart Goes Boom!') commedia musicale sulle note dei grandi successi di Raffaella Carrà, opera prima del regista uruguaiano Nacho Álvarez,girato tra Madrid, Pamplona e Roma e coprodotto da Spagna (Tornasol) e Italia (Indigo Film).
"Oltre a diventare una delle personalità più conosciute nella sua nativa Italia, Raffaella Carrà - scriveva 'The Guardian'- ha fatto scalpore nel mondo di lingua spagnola del XX secolo. Dove la Svezia aveva gli Abba, l'Italia aveva la Carrà, che ha venduto milioni di dischi in tutta Europa".
"Dagli anni Cinquanta in poi, Carrà, che sapeva cantare, ballare e recitare altrettanto bene, ha avuto un'influenza impareggiabile nella musica italiana e nella cultura pop", sottolineava ancora il quotidiano britannico. "Tecnicamente parlando, l'Italia aveva cantanti molto più dotate al livello vocale", aggiungeva 'The Guardian' citando Mina, Milva, Patty Pravo e Giuni Russo. Ma, aggiungeva, "la Carrà le ha superate tutte".
Il quotidiano inglese ne ripercorreva tutta la carriera: il soggiorno in America da cui tornò "con la convinzione che l'intrattenimento italiano avesse bisogno di una scossa di energia"; il successo nei varietà televisivi dove inseriva "sequenze di canto e danza ispirate a Broadway"; il successo delle sigle, partendo 'Ma Che Musica Maestro', che provocò lo scandalo del primo ombelico mostrato sulla tv di Stato; la censura sul 'Tuca Tuca'; l'abbigliamento "proto-glam" e il caschetto biondo "che rende il look di Anna Wintour scialbo"; il successo nella Spagna post-franchista; il brano 'Luca' che per la prima volta parlava di omosessualità in modo diretto e leggero (una cosa "inaudita nell'Italia cattolica" di quegli anni, e "non sorprende che la Carrà sia diventata un'icona gay internazionale", sottolinea il Guardian); il successo con i talk show negli anni '80 A fare la differenza con altre sue coetanee, per il quotidiano inglese, era la "combinazione di sex appeal e accessibilità".
"Ha insegnato alle donne che avere il libero arbitrio in camera da letto non era scandaloso, che va bene innamorarsi di un uomo gay e che non tutte le relazioni sono esattamente sane", scriveva il quotidiano ricordando brani come 'A Far L'Amore Comincia Tu' e 'Forte Forte', dal messaggio opposto. E ancora, la canzone 'Tanti Auguri' "è diventata un inno al sesso e alla sessualità" ("ma girando questa terra io mi sono convinta che non c'è odio non c'è guerra quando a letto l'amore c'è", "Com'è bello far l'amore da Trieste in giù, l'importante è farlo sempre con chi hai voglia tu"). "La maggior parte dei suoi inni pop sessuali sono un prodotto della TV italiana degli anni '70, ma non sono reliquie del passato: gli italiani conoscono ancora i testi a memoria e li cantano non appena si presenta l'occasione". Oggi sembra una cosa semplice sollecitare il piacere sessuale in una canzone, ma, concludeva il "Guardian", Raffaella Carrà "è stata una pioniera che ha aiutato le persone a vivere vite più appaganti, usando ritmi a cui nessuno che abbia sangue nelle vene può resistere".