A Washington si sottolinea la rinnovata 'affidabilità' dell'Italia grazie al premier
Mentre la corsa al Colle entra nella sua fase cruciale, a meno di una settimana dalla prima votazione per il nuovo presidente della Repubblica, a Washington si fa più intenso e attento il monitoraggio di quanto sta accadendo in Italia. Fonti Usa interpellate dall'Adnkronos, dopo la prima risposta di rito, "non commentiamo le vicende politiche dei Paesi alleati", esprimono poi una serie di considerazioni che delineano, secondo il sentimento che prevale alla Casa Bianca, il nome del candidato ideale per il Quirinale.
La prima considerazione è che c'è "una grandissima sintonia" tra il presidente Joe Biden e il premier Mario Draghi. Tra le fonti interpellate, c'è anche chi fa notare che il fatto che la Casa Bianca, a un anno dall'insediamento della nuova Amministrazione, non abbia ancora nominato un nuovo ambasciatore a Roma, non è affatto un segno di disattenzione verso l'Italia. Anzi, è un segno che i rapporti tra Washington e Roma sono al momento "talmente buoni", che la questione non è vissuta con urgenza.
La seconda considerazione che viene proposta è l'importanza, per l'Amministrazione Biden, che l'Italia "prosegua saldamente" sulla rotta tracciata dal premier nell'ultimo anno di governo. Tre i dossier che più stanno a cuore agli Stati Uniti: atlantismo, rapporti con la Cina, ripresa economica. Si fa notare che l'Italia, con l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, è attualmente, tra i grandi Paesi Ue alleati degli Usa, il "più affidabile", dopo gli "sbandamenti" degli ultimi anni.
Con Parigi, infatti, Washington è reduce dalla crisi diplomatica innescata dall'adesione dell'Australia all'Alleanza Aukus, con la conseguente perdita per la Francia di commesse miliardarie per i suoi sottomarini. Quanto alla Germania, nel giudizio degli Usa pesano l'atteggiamento di Berlino nei confronti della Russia per la vicenda del gasdotto Nord-Stream 2, e la volontà tedesca di voler mantenere un rapporto privilegiato con la Cina.
Ecco allora, che alla domanda se si preferisca, per portare avanti l'agenda comune, un Draghi al Quirinale oppure a Palazzo Chigi, le fonti interpellate esprimono una terza, eloquente considerazione: "L'incarico al Quirinale dura sette anni".
(di Marco Liconti)