"Con lui presidenza più muscolare, invece che altri sette mesi altri sette anni"
Endorsement del New York Times per Mario Draghi al Quirinale. Draghi premier ha stabilizzato la politica italiana, fatto passare di moda il populismo, rassicurato i mercati internazionali. Ha trasformato un Paese il cui caos politico era stato spesso oggetto di scherno in un Paese leader in Europa e offerto agli italiani un rinnovato senso di orgoglio, scrive il quotidiano americano, precisando che come presidente, "potrà estendere il periodo d'oro di un'insolitamente unita politica italiana anche oltre al suo mandato" a Palazzo Chigi.
Se Draghi dovesse diventare presidente, dicono i suoi sostenitori, i partiti politici potrebbero aprire la strada a un nuovo governo di tecnocrati o unire le forze per un altro governo di unità nazionale che potrebbe rimanere in carica fino alle elezioni del 2023. "Ma l'incertezza sul futuro di Draghi ha già scatenato ambizioni e macchinazioni politiche, portando indietro l'Italia a un pericoloso, anche se familiare, precipizio di instabilità. I parlamentari e molti italiani temono un pasticcio che possa portare a un'amministrazione significativamente meno efficace o anche a elezioni anticipate che quasi nessuno vuole", si sottolinea. Il caos politico può far deragliare la miglior speranza dell'Italia in una generazione per uno sforzo di modernizzazione di ampia portata e mettere a rischio i miliardi del recovery fund europeo.
Sempre i sostentori di Draghi ritengono invece che una figura del livello di Draghi, e le relazioni che ha con i leader stranieri e l'attenzione dei media su cui può contare, potrebbero rendere la carica di presidente della Repubblica "più muscolare". Il Paese, si precisa, sarebbe meglio garantito da sette anni Draghi, idealmente con un sostituto fra i tecnocrati del suo governo per estendere l'effetto Draghi. "Invece che altri sette mesi, il periodo d'oro potrebbe continuare per altri sette anni. I Premier vanno e vengono, ma il Presidente è per sempre", ha spiegato il direttore del Foglio, Claudio Cerasa, in una intervista al quotidiano americano.