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Migranti, nuovi centri rimpatrio: saranno in zone poco abitate

Sono previsti dalle misure varate del Consiglio dei ministri. I migranti irregolari, non richiedenti asilo, potranno essere trattenuti nei Cpr fino a 18 mesi

L'hotspot di Lampedusa
L'hotspot di Lampedusa
18 settembre 2023 | 19.36
LETTURA: 3 minuti

I migranti irregolari in Italia, non richiedenti asilo, potranno essere trattenuti nei centri di permanenza per i rimpatri fino a 18 mesi. E' una delle misure approvate oggi dal Consiglio dei ministri, che segue una settimana di sbarchi incessanti a Lampedusa che hanno fatto salire il numero dei migranti arrivati in Italia dall'inizio dell'anno a 129.869, quasi il doppio di quelli approdati sulle nostre coste nel 2022. Solo in questi ultimi sette giorni gli arrivi sono stati oltre 14mila. Un trend che ha mandato in crisi l'isola di Lampedusa, dove ieri è arrivata, insieme alla premier Giorgia Meloni, anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. E oggi la stretta del governo come annunciato ieri dalla presidente del Consiglio che aveva chiarito: ''L’obiettivo sono i rimpatri, non la redistribuzione''.

Fino a oggi il tempo di permanenza nei Cpr era di 3 mesi, prorogabile di altri 45 giorni per i cittadini dei Paesi che hanno sottoscritto accordi con l'Italia sui rimpatri. Il limite massimo dei sei mesi era raggiungibile solo nei casi di persone che avessero scontato almeno 90 giorni di detenzione in carcere.

Non possono essere né respinti né espulsi i richiedenti la protezione internazionale che hanno diritto a essere accolti e a ottenere l’esame e una pronuncia definitiva sulla domanda di protezione. Al termine dell'iter in caso di esito negativo si può procedere al rimpatrio.

Fanno eccezione le procedure accelerate di frontiera, applicabili nei confronti di stranieri provenienti da Paesi di origine sicuri che, durante lo svolgimento della procedura per la valutazione della richiesta d’asilo, possono essere trattenuti per consentirne il rimpatrio in caso di diniego, evitando che si disperdano sul territorio nazionale. Il trattenimento, in questo caso, deve essere disposto, previa convalida giurisdizionale, in apposite sezioni degli hotspot o in strutture analoghe sul territorio nazionale o, in caso di arrivi consistenti e ravvicinati, nei Cpr.

Per raggiungere l'obiettivo di avere almeno un Cpr in ogni Regione fissato già da tempo dal Viminale, che con il dl Cutro aveva dato mandato ai prefetti di coordinare una ricognizione per individuare le aree o gli immobili da destinare ai nuovi centri, si prevede l’approvazione, con decreto del presidente del Consiglio dei ministri, di un piano per la costruzione, da parte del Genio militare, di ulteriori Cpr, da realizzare in zone scarsamente popolate e facilmente sorvegliabili. Ad oggi i Cpr sono presenti in sette Regioni: Puglia con Bari e Brindisi, Sicilia con Trapani e Caltanissetta, il Lazio con Roma, la Basilicata con Potenza, il Friuli Venezia Giulia con il noto centro di Gradisca d'Isonzo, la Lombardia con Milano e la Sardegna con Macomer. E' chiuso al momento il Cpr che era presente a Torino.

Sono stati in queste strutture 3.193 i rimpatriati dall'inizio dell'anno al 13 settembre scorso, un numero che segna un aumento del 20% sui rimpatri dello stesso periodo dello scorso anno: 2.663. La Tunisia è il primo paese per numero di rimpatriati (1.507), seguita dall'Albania (482), che però ne conta giusto un terzo e dal Marocco che ha un dato ancora inferiore di 264 rimpatriati. Gli altri Paesi dove è stato possibile rimpatriare migranti irregolari sono l'Egitto (221), la Nigeria (116), la Georgia (108) e il Gambia (76). (di Giorgia Sodaro)

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