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Baldassarre: "Ue e Italia indietro, devono legiferare al più presto o restano troppi margini di discrezionalità"
Roma, 18 feb. (Adnkronos) - "Le elezioni possono essere invalidate per incostituzionalità delle leggi elettorali, che vanno contro il principio democratico stabilito dall'articolo 1 della Costituzione o per conflitto di attribuzione, quando il corpo elettorale che costituisce un potere dello stato segue prassi illegittime. Da questo punto di vista la nostra Costituzione ha già gli strumenti per tutelarsi. Quanto emerge a livello internazionale va inserito in questo quadro costituzionale italiano. Non può essere applicato al di fuori delle due vie già previste dal nostro ordinamento. Non esiste direttiva internazionale che possa stabilire cosa è democratico e cosa non lo è per noi". Il presidente emerito della Corte Costituzionale Antonio Baldassarre interviene con l'Adnkronos sul recente Rapporto Urgente redatto dalla Commissione di Venezia sulla invalidazione delle elezioni.
La nostra Costituzione indica la strada alla Corte costituzionale anche rispetto a sfide di oggi come social media, Ia, cyber attacchi in campagna elettorale su cui interviene la Commissione di Venezia evidenziando il vuoto normativo? "Se interviene un hacker straniero vuol dire che il risultato non corrisponde alla volontà del corpo elettorale. La Corte può esprimersi in base al principio di resistenza, valutando cioè se l'intervento è marginale e se non ha influito sull'esito del voto. Se l'attacco hacker ha spostato cento voti, in un collegio a Roma, la Corte può biasimare l'intervento ma non annulla le elezioni per questa ragione", risponde Baldassarre. Può valutare anche ingerenze straniere seppur difficilmente verificabili? "Ci deve essere prova, altrimenti parliamo di fantasie. La Corte deve avere prove certe".
Non essendoci un sostegno normativo organico sul fronte Ia e social media, non c'è un pericolo per la tenuta democratica dei paesi, rispetto al rischio di invalidazione delle elezioni senza leggi certe di riferimento? "Ho fatto una audizione in commissione a Montecitorio sull'Ia e ho detto proprio questo: Sia l'Ue che l'Italia sono indietro. E devono legiferare al più presto. Nel frattempo la Corte deve fare appello alla propria prudenza dal momento che non può fermarsi perché la legge non è stata fatta - replica - E' senz'altro una situazione che lascia dei margini di discrezionalità ai giudici costituzionali. Ma le corti possono farne un limitato uso, non possono infatti fare discrezionalità politica, ma devono attenersi a dei principi che sono consolidati: fare appello alla loro ragionevolezza, usando lo strumento (dell'invalidazione - ndr) con discrezione. Se i giudici facessero scelte che sostanzialmente diventano politiche, la disaffezione al voto aumenterebbe".
Il vuoto normativo potrebbe innescare un rischio di politicizzazione delle corti? "E' chiaro che essendoci una carenza normativa le corti devono usare al massimo la loro prudenza e ragionevolezza; che devono autolimitare la propria discrezionalità. Ma la Corte costituzionale applica la Costituzione, quelle internazionali e europee applicano i trattati. Le norme ci sono anche se mancano nel dettaglio, che è compito dei vari legislatori e ordinamenti stabilire", conclude. (di Roberta Lanzara)