L'ex ambasciatore all'Ue: "Non ha sconfessato lavoro fatto su Next generation Eu, questioni interne ora più rilevanti del contesto internazionale"
"Scontato" il richiamo all'ancoraggio europeo ed atlantico, "mi aspettavo un po' di più su Russia e Cina, dopo le sbandate" degli anni scorsi, in particolare del Conte I. Ferdinando Nelli Feroci, presidente dello Iai ed ambasciatore all'Ue, commenta il discorso di Mario Draghi al Senato, in particolare il riferimento alla politica estera, che non ha preso troppo spazio, anche se in effetti "tutto quello che ha a che fare con il contesto internazionale in questo momento è meno rilevante delle scadenze sul fronte interno".
"Sono rimasto sorpreso dal passaggio sulla Cina ('seguiamo anche con preoccupazione l'aumento delle tensioni in Asia intorno alla Cina', questo l'unico riferimento del discorso del premier), forse meritava un'attenzione un po' maggiore", osserva Nelli, che, parlando con l'Adnkronos, nota la "sproporzione" con quanto detto sulla Russia, sulla quale ha espresso la preoccupazione per i diritti dei cittadini che vengono violati.
In generale, sottolinea il presidente dell'Istituto affari internazionali, "mi aspettavo un pochino di più sulla politica estera, soprattutto su due aree che sono potenzialmente controverse e su cui in passato abbiamo sbandato un po', nemmeno tanto l'ultimo governo, quanto il precedente, che si era concesso licenze poetiche che ci avevano messo in imbarazzo con i nostri partner e fatto inserire nella categoria dei sorvegliati speciali".
L'ex ambasciatore a Bruxelles giustifica però la minore attenzione al contesto internazionale con "le urgenze delle scadenze interne", lotta alla pandemia, accelerazione del piano vaccinale, ripresa dell'economia. Per il resto, al di là della "scontata riaffermazione del saldo ancoraggio italiano al contesto europeo ed atlantico", Nelli ha notato "le continue citazioni dell'Europa in tutto il discorso, per esempio quando ha citato la riforma della giustizia e le raccomandazioni Ue in proposito".
"E poi - continua - mi ha molto colpito il passaggio sul Next generation Eu e il richiamo al lavoro del precedente governo", con la necessità di ripartire di lì per 'approfondire e completare': "Non è una sconfessione del lavoro fatto finora, anzi ha voluto affermare una certa continuità". Infine, il riferimento a Francia e Germania, "molto positivo - conclude - perché qualcuno in passato aveva pensato di cambiare alleanze, mentre i nostri alleati naturali sono quelli, non solo politicamente ma anche in riferimento ai sistemi produttivi".