Non ha retto all'emozione ricevendo il Leone d'Argento Gran Premio della Giuria
Mostra del Cinema di Venezia, il regista Paolo Sorrentino si lascia andare alle lacrime. "Sono leggermente emozionato" ha detto, ricevendo il Leone d'Argento del Gran Premio della Giuria per il film 'È stata la mano di Dio'. Durante il discorso di ringraziamento è scoppiato a piangere e con gli occhi lucidi ha continuato a parlare. Sorrentino ha tra l'altro ringraziato la "moglie che mi sopporta da 20 anni". Poi ha scherzato: "A chi mi dice ma perché fai un altro film con Toni Servillo, io dico: guardate dove sono arrivato facendo i film con Toni Servillo".
Il regista ha, quindi, citato due immagini che non ci sono nel film: "In una si vede Maradona che ringrazia da un campo di calcio, e questo forse è il più grande premio per lui. L'altra scena mi riporta al giorno del funerale dei miei genitori. Allora il preside mandò solo quattro ragazzi e non tutta la classe e io ci rimasi male, ma non ha più importanza, perché oggi è venuta tutta la classe, che siete voi".
"Sì, probabilmente farò dei film più semplici" ha detto il regista, parlando del cambiamento stilistico del film 'E' stata la mano di Dio'. "Può essere che questo film sia un punto di svolta nel senso che ho scoperto una certa semplicità, che alcuni chiamano maturità. Io preferisco pensare di rimanere immaturo però magari andando avanti ho scoperto che ci sono cose non necessarie: funziona nella vita come nel cinema".
Sul suo attuale rapporto con il cinema, Sorrentino ha aggiunto: "Ho capito adesso dopo tanti anni che l'unico momento in cui sono veramente a mio agio nel mondo è quell'intervallo di tempo tra quando dico 'azione' a quando dico 'stop'. Quindi devo riconoscere che il cinema mi ha dato la possibilità di sentirmi dove devo stare. Per il resto, come tanti di noi, sono a disagio".
Quanto al potere terapeutico di un film che racconta la parte più dolorosa della sua storia, Sorrentino ha spiegato: "Cosa mi ha dato questo film ancora non lo so, è un po' a rilascio lento. Almeno per me che sono piuttosto rallentato. Quindi tra sei mesi saprò dire cosa mi ha dato. Sicuramente condividere queste esperienze in maniera così costante dopo tanti anni che erano solo un monologo mio interiore, penso che sia di grande aiuto. Non è né liberatorio né terapeutico ma comincio a parlare così tanto con tutti voi dei miei dolori che comincio ad annoiarmi dei miei dolori e quindi pian pianino sto scivolando in una discreta felicità", ha concluso.