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Ferragamo, ritratto di famiglia

Ferragamo, ritratto di famiglia
21 settembre 2019 | 11.04
LETTURA: 4 minuti

di Federica Mochi
Scavare nel passato per guardare al futuro. E' un ritorno alla normalità, all’eleganza, allo stile puro quello di Paul Andrew, il creativo britannico da quattro stagioni al timone di Salvatore Ferragamo. "Questa è la mia quarta sfilata e lavorando alla collezione mi sono reso conto che non avevo mai fatto qualcosa di davvero classico, di iconico - spiega lo stilista parlando della spring-summer 2020 andata in scena nella suggestiva rotonda della Besana - e ho pensato che potesse essere una sfida".

Il riferimento è alle calzature, come ‘The Viva Shoe’ ispirata a Vara, l’iconica décolleté presentata nel 1979 da Fiamma Ferragamo, figlia di Salvatore, dalla forma più armonica dalla costruzione arricciata. E poi il calzino di nappa indossato con i sandali che riprende i Kyoto socks, un modello realizzato da Salvatore Ferragamo in persona dopo un viaggio nel Giappone delle geishe. Classico e contemporaneo che dialogano, dunque, nei tacchi scultura dei sandali e delle ballerine ispirate alle opere dell’architetto Richard Serra o ai colori dei verri di Murano, scoperti dallo stilista durante un viaggio a Venezia.

E che oggi tornano nei tacchi in plexiglass, nei tessuti e nei gioielli. E che gioielli: i collari e i bracciali in resina, lavorata con la tecnica della stampa 3D, sono piccole sculture à porter, pennellate di corallo, arancio, deserto e rosa candy. E poi i tessuti: rafia, popeline, velluto leggero. La pelle, cifra stilistica di Andrew ma soprattutto della maison fiorentina, si fa super sottile, duttile, impalpabile. Si respira l’italianità e Firenze nelle sete d’archivio e nei tessuti stampati, che riproducono le statue della cinquecentesca Fontana del Nettuno, recentemente restaurata dalla famiglia Ferragamo, o i tulipani oversize che fioriscono su salopette corte, cappellini-foulard e lunghi abiti dévoré in seta.

"Per le stampe sono partito da una fotografia trovata sul caminetto - spiega lo stilista -. Risale agli anni ‘80 e ritrae me e mio fratello da piccoli, con nostra madre, durante una vacanza in Sicilia. Indossavo dei pantaloncini con stampe improbabili ma volevo trasmettere questo senso di allegria, solarità, così ho riprodotto lo stesso motivo sugli abiti di questa collezione". Collezione che si apre con una palette neutra: i bianchi, gli écru, tanti monocolori, i rosa e gli arancioni pastello.

Nuova forma viene ridata anche alla silhouette con la bubble skirt, la gonna a palloncino indossata da Binx Walton, o i top di maglia aperti sul retro, che lasciano la schiena nuda. E poi la jumpsuit, capo cult di Paul Andrew, i gilet sartoriali, i pantaloni con la coulisse in vita, allacciati alla caviglia. L’artigianalità si respira anche nell’abito in maglia Raschel o in quello smanicato lavorato a crochet. Capitolo borse, eleganza in libertà. E declinata in forme e dimensioni diverse. C’è l’iconica Studio bag, tra i bestseller della maison, in versione oversize blu cobalto.

I tamburini in rafia e struzzo, le maxi bag con le catene, le borsette in vimini e a la Triple Pocket Bag in lino e struzzo, maxi buste di pelle o i modelli microscopici, invisibili, da allacciare in vita. Casting diverso e ben amalgamato tra le modelle che marciano sulle note anni ‘80 di Stranglers, Carly Simon ed Eurythmics. Who’s that girl? Sono i miti Malgosia Bela e Danielle Zinaich che lasciano il passo a top emergenti e star consolidate come Kerolyn Soares, Ajok Madel, Kiki Willems e Fei Fei Sun.

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