
Le Regioni che andranno al voto nel 2025 sono sei. In ordine analfabetico, la prima è la Campania: i cittadini dovranno scegliere il successore di Vincenzo De Luca (Pd). Al voto anche le Marche governate da Francesco Acquaroli (Fratelli d’Italia), la Puglia guidata da Michele Emiliano (Pd), la Toscana di Eugenio Giani (Pd), la Regione speciale della Valle d’Aosta governata da Renzo Testolin (Union Valdôtaine), subentrato in corso d’opera ad Erik Lavévaz (dimesso nel 2023 a seguito di una forte crisi politica) e il Veneto guidato da Luca Zaia (Lega). Evidente quanto il dibattito politico sul terzo mandato, vietato ad oggi per legge, possa influenzare il corso delle cose e gli equilibri interni a centrodestra e centrosinistra sia in Campania che in Veneto. Il calendario delle elezioni regionali non è ancora definito ma si ipotizza un election day probabilmente in autunno, tranne che per la valle d’Aosta che essendo a statuto speciale può optare per una data autonoma.
Si eleggerà in primavera anche il Sindaco in molti capoluoghi di provincia e in comuni di rilevanza strategica. La data non è stata ancora ufficializzata ma l'ipotesi è quella dell'11 maggio. Una tornata che interessa complessivamente oltre 400 comuni. Di questi, nove sono capoluogo: Aosta, Bolzano, Genova, Matera, Nuoro, Pordenone, Ravenna, Taranto e Trento. Le regioni autonome hanno già fissato le loro date: a settembre per Aosta e il 4 maggio per le province di Trento e Bolzano. In Friuli-Venezia Giulia, le elezioni comunali che si terranno nei giorni di domenica 13 e lunedì 14 aprile 2025. I Comuni interessati dalle consultazioni sono Pordenone, Monfalcone, Nimis e San Pier d'Isonzo; i primi due con popolazione superiore ai 15.000 abitanti e, quindi, con eventuale turno di ballottaggio nelle giornate di domenica 27 e lunedì 28 aprile.
Guardando alle città più grandi, a Genova è attesa la sfida di maggiore impatto nazionale. Una sfida apertissima e che ha il sapore di una possibile 'rivincita' per il centrosinistra dopo le regionali ad ottobre scorso quando Marco Bucci ha battuto, per qualche migliaio di voti, Andrea Orlando confermando la guida della regione Liguria al centrodestra. Gli sfidanti sono il vicesindaco e assessore al Bilancio a Genova, Pietro Picciocchi, per il centrodestra e Silvia Salis per il centrosinistra. Piciocchi, è stato l'uomo dietro la macchina di due giunte di Bucci: la sua candidatura è sostenuta da Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati, Udc e Nuovo Psi oltre a due liste civiche. Il centrosinistra al gran completo ha raggiunto l'accordo su Salis, dopo alcune settimane di tensioni interne, soprattutto al Pd.
Dalle certezze sul voto amministrativo alle prime ipotesi in vista della fine della legislatura. Il premier Giorgia Meloni starebbe valutando l’ipotesi di anticipare le elezioni politiche a giugno 2027 e di indire un referendum sul premierato nel 2028. L’idea sarebbe quella di concludere la legislatura con qualche mese di anticipo, così da far coincidere le elezioni nazionali con il voto amministrativo nelle principali città italiane, tradizionalmente più inclini a sostenere il centrosinistra. Questa strategia potrebbe favorire il centrodestra, sfruttando un possibile "effetto traino" nei capoluoghi chiamati alle urne, come Roma, Milano, Napoli, Bologna e Torino, tutte attualmente amministrate dal Partito Democratico, ad eccezione di Venezia. Nel 2027, oltre duemila Comuni rinnoveranno le proprie amministrazioni, poiché il Ministero dell’Interno ha già stabilito che i municipi che hanno votato tra il 2020 e il 2021 torneranno alle urne rispettivamente nella primavera del 2026 e del 2027. Il centrodestra starebbe inoltre pensando di modificare la legge elettorale per le elezioni comunali nei centri con più di 15mila abitanti, abbassando la soglia per il ballottaggio dal 50% al 40%, come già avviene in Sicilia e Friuli-Venezia Giulia. Questo eviterebbe al centrosinistra di riorganizzarsi al secondo turno, come successo a Roma con la vittoria di Roberto Gualtieri. L’anticipo delle elezioni politiche avrebbe anche un altro obiettivo: evitare il ripetersi di un voto in autunno, come avvenuto nel settembre 2022 dopo la caduta del governo Draghi. La questione è stata discussa più volte nei vertici di maggioranza a Palazzo Chigi e di recente è tornata sul tavolo in una riunione del centrodestra, alla quale ha partecipato anche il ministro leghista Roberto Calderoli. Sebbene la decisione finale spetti al Presidente della Repubblica, il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, ha sottolineato che anticipare la fine della legislatura permetterebbe di evitare una campagna elettorale estiva e il rischio di dover approvare una legge di bilancio in tempi strettissimi dopo il voto, scongiurando così il ricorso all’esercizio provvisorio.
Tutto questo va letto anche alla luce degli ultimi sondaggi disponibili. Quello Ipsos indica una serie di movimenti da tenere in considerazione. Nelle intenzioni di voto è da segnalare il calo di Fratelli d’Italia (oggi al 27%, con una riduzione dello 0,8%). In piccolo calo anche Lega e Forza Italia, entrambe appena sopra l’8%. Nell’opposizione si segnala un rafforzamento, anch’esso contenuto del Movimento 5 Stelle, oggi stimato al 13,2%, in crescita dello 0,7% rispetto allo scorso mese. Il posizionamento nettamente autonomo di Giuseppe Conte nei confronti delle altre forze di opposizione sembra essere il motivo di questa piccola crescita. Per il resto solo variazioni non significative, di pochi decimali, con il Pd che scende al 22,6%, registrando un leggero calo (-0,2%) e Avs che risale al 6%. Cresce invece in maniera significativa l’area dell’incertezza e dell’astensione, oggi al 46,5%, il dato più alto registrato negli anni recenti. E segnale di un distacco che sembra divenire sempre più preoccupante. Guardando alle valutazioni dell’esecutivo, il governo si conferma stabilissimo con un apprezzamento pari al 41%, in linea con il mese precedente.