"Durante questa emergenza sono emersi i problemi del settore dell'Opera Lirica riguardo il trattamento dei lavoratori professionisti non dipendenti. Cancellazioni di contratti, modifiche ai cartelloni, diffusione sui media di produzioni già eseguite senza corrispettivi, hanno lasciato noi professionisti senza nessuna tutela riguardo il nostro reddito e i nostri versamenti pensionistici. Solo in Italia le nostre professioni non sono riconosciute e normate. Occorre un cambio di rotta". E' quanto ha dichiarato in un nota il presidente di Assolirica Gianluca Floris.
Ed ha spiegato ancora: "la pandemia che squassa tutto il pianeta dallo scorso gennaio si è abbattuta anche sull'opera lirica italiana. È emerso il problema dei problemi, che rende proprio l'Italia l'unico Paese dove la irica è in crisi, in controtendenza rispetto a quello che succede in tutto il resto del mondo. In Italia non esiste un riconoscimento legale e normativo delle professioni di cantante lirico, di regista, di direttore d'orchestra, di compositore, di coreografo, scenografo, mimo, danzatore, maestro d'armi".
"Altrove in Europa e nel mondo, invece, si hanno garanzie di esecuzione dei contratti, indennità di cancellazione, maternità, malattia - ha ricordato ancora Gianluca Floris- disoccupazione nei periodi di non impiego, diritti di sfruttamento della nostra immagine e della nostra prestazione e altri diritti riconosciuti. Per ottenere questo anche in Italia dovremmo essere riconosciuti dallo Stato, cosa che fino ad oggi non è ancora accaduta. Abbiamo subito cancellazioni senza indennizzi e senza impegni di reimpiego in futuro, siamo rimasti senza reddito".
E tra gli obiettivi di Assolirica, come sottolineato dal suo presidente, la partecipare alla stesura di una ampia riforma del comparto assieme a tutti gli altri portatori di interesse del settore, per finalmente ottenere il riconoscimento legale delle professioni e le conseguenti tutele. "A settembre - ha ricordato - dovrebbero tenersi gli "stati generali della musica" come annunciato dal ministro Franceschini. Assolirica vuole essere tra i protagonisti del dibattito, perché senza un riconoscimento de iure, le giovani generazioni continueranno a rinunciare a fare dell'opera il loro futuro, ripiegando su altre attività per garantirsi una sussistenza, molti professionisti esperti non raggiungeranno il livello sufficiente di contribuzioni per la pensione".
"Insomma - ha concluso - senza un inquadramento delle nostre professioni, l'Italia rischia di perdere di fatto il patrimonio che più le è riconosciuto in tutto il pianeta, il che sarebbe un vero paradosso. Iniziamo ad agire nell'interesse, alla fine, di tutti gli italiani".