Il conduttore Sigfrido Ranucci replica alle parole della leader di Fdi
(di Veronica Marino)
"Noi abbiamo fatto il nostro lavoro come al solito. Se Giorgia Meloni ha documenti che smentiscono il nostro lavoro, li guarderemo e faremo delle verifiche puntuali". Così il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, replica alle parole della leader di Fdi che, all'indomani della seconda puntata di 'Report' sulla Lega e Moscopoli, accusa il programma di non portare alla luce fatti ma fango e annuncia una conferenza stampa con documenti che lo dimostrano. "Noi abbiamo fatto un'analisi su dati oggettivi - spiega il giornalista all'Adnkronos - Abbiamo parlato di anomalie su alcuni account e abbiamo chiesto conto di questo alla Meloni. Se lei farà, quindi, questa conferenza stampa con dei dati, le chiediamo di farci la cortesia di invitarci come noi siamo andati da lei a chiedere conto".
Meloni contro Report: "Zero fatti, solo fango"
"A me, piuttosto - argomenta Ranucci - interesserebbe capire cosa dice la politica sul fatto che venga consentito a un politico, dietro pagamento, di filtrare messaggi ai minori dai 13 ai 17 anni, per alimentare la fabbrica della paura, quella secondo cui chi governa possa rubargli la merendina, con il rischio di inculcare l’idea a chi non ha filtri per decriptare, o è culturalmente più debole, che contribuire al welfare di uno Stato, alle cure, all’insegnamento, al sostegno dei disabili, possa essere scambiato per un furto. Trovo che sia un meccanismo pericolosissimo e vorrei che la politica si interrogasse su questo".
"Vorrei che la Meloni ci spiegasse - continua il conduttore di Report - perché utilizza le stesse parole che usa Salvini sulla sostituzione etnica, le stesse parole usate dall'estrema destra americana che ha compiuto anche attentati con dei morti. Le stesse citazioni quando vanno al congresso mondiale delle famiglie a Verona lo scorso marzo. Hanno un unico ispiratore? Questi messaggi e questo linguaggio non aumentano l'odio nel nostro paese, la divisione invece che l'inclusione?", chiede il giornalista.
"Sarei contento che ci fossero profili falsi - osserva il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci - se diffondessero coesione e inclusione, ma qui il sospetto è che ci siano profili anonimi usati per diffondere odio. Vorrei sapere se la nostra democrazia è infetta da una contaminazione eterodiretta. Questa è la preoccupazione di Report e questo io lo dico a nome e a tutela non solo dei miei figli, ma anche di quelli della Meloni e di Salvini".
"Vorrei anche che la politica si interrogasse sul meccanismo di Facebook - esprime l'auspicio Ranucci, chiamando in causa ancora la politica - Oggi c'è un contesto in cui (e abbiamo mostrato i relativi dati nella puntata) fake news vengono visualizzate per 760 milioni di volte. Questo è accaduto negli ultimi tempi. E mi chiedo, quanto abbiano contribuito al consenso di chi è sceso in piazza. Se fossi un politico e sapessi che il mio consenso deriva da fake news, mi verrebbero i brividi. Ma forse io ragiono da giornalista".
"Quello dei profili anomali o falsi - ragiona il conduttore di Report, Ranucci - è un gioco degli specchi che conviene a tutti, ai politici e anche a Facebook che può presentarsi al mercato mostrando i suoi 2 miliardi di profili. E' la complicità sotto l'egida affaristica e del consenso, due grandi debolezze a cui è difficile rinunciare e che mi fa paura".