"La sua morte è anche un po' la nostra". Marco Bellocchio parla così della scomparsa del collega Bernardo Bertolucci, spiegando di avere appreso la notizia “da un sottopancia di un telegiornale". "Normale. Sono all’estero per lavoro e mi dispiace - aggiunge - non poter essere ai funerali, se ci saranno". Poi racconta: "Avevo incontrato Bernardo l’ultima volta a una cena dopo la proiezione di Novecento restaurato. Sofferente ma pieno di progetti, di soggetti. Che dire ora che è morto? Rivolgermi a lui lo trovo falso perché non credo ci stia guardando dal cielo o da qualche luogo misterioso terrestre o extra terrestre. È questa solo una piccola riflessione con coloro che rimangono in vita che lo hanno conosciuto e ne sono sinceramente addolorati. Di una generazione che sta scomparendo, direi naturalmente, di cui i superstiti sono sempre meno. La sua morte è anche un po' la nostra che ci avvicina al 'finale di partita' di una vita che è stata, quasi per tutti, insieme commedia, dramma, tragedia e farsa".
"Eravamo molto diversi - spiega Bellocchio - e i nostri destini si sono incrociati molto lontano nel tempo (nel 1962 vide al Centro Sperimentale il mio saggio di diploma e si complimentò. Era vestito all’inglese e aveva una Triumph rossa decapottabile). Per alcuni anni poi da primo sono diventato secondo. Bernardo mi ha superato, prima mi ha appaiato (Strategia del ragno), poi con Il conformista e con L’ultimo tango è diventato irraggiungibile, nel mondo, l’America ecc… In quel sorpasso ho provato verso di lui una forte invidia che è negazione, ma anche riconoscimento del valore dell’altro, che in quel momento era andato molto più lontano… poi tutto si è come tranquillizzato. Strade diverse, obiettivi diversi, risultati diversi". "Ci siamo rivisti tante volte pacificamente. Non che avessimo mai litigato - sottolinea - ma chi è di Parma o di Piacenza può capirlo. L’ultimo ricordo è della sua tenacia nonostante la malattia, il lavoro e gli affetti naturalmente, Clare che lo ha incoraggiato fino all’ultimo a continuare. E anche per lui bisogna rimettersi al lavoro, che altro si può fare? Continuare a vivere con la vitalità che ci resta", conclude il regista.