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Israele-Hamas, tregua lontana. Netanyahu: "Non c'è vittoria senza entrare a Rafah"

I miliziani vogliono "risposte sul ritiro" delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza e sulla "fine dei combattimenti" nell'enclave. Attacco con coltello a Be'er Sheva, ucciso aggressore

Sfollati a Gaza - (Afp)
Sfollati a Gaza - (Afp)
31 marzo 2024 | 11.03
LETTURA: 9 minuti

Le posizioni di Hamas sono ''ancora troppo distanti'' dalla proposta formulata da Israele per arrivare a un accordo sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi, così come la scarcerazione dei detenuti palestinesi. Lo ha detto un alto funzionario di Hamas citato da al-Jazeera mentre al Cairo sono ripresi i negoziati mediati dal Qatar e dall'Egitto. ''Per ora non si parla di un nuovo round di negoziati'', ha detto l'esponente senior di Hamas, dicendo che i miliziani vogliono ''risposte sul ritiro'' delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza e sulla ''fine dei combattimenti'' nell'enclave. ''Vogliamo anche risposte sulla ricostruzione di Gaza'', ha aggiunto.

Secondo quanto ha dichiarato un funzionario israeliano a condizione di anonimato al quotidiano Times of Israel, Israele è ''deluso'' dalla mediazione che sta conducendo il Qatar per cercare di ottenere il rilascio degli ostaggi in cambio del cessate il fuoco di sei settimane. E per questo ha mandato al Cairo una delegazione di medio livello per valutare se il capo del Mossad David Barnea e quello dello Shin Bet Ronen Bar debbano partecipare ai colloqui nei prossimi giorni. I mediatori del Qatar "non stanno esercitando abbastanza pressione su Hamas", sostiene il funzionario mentre riprendono i colloqui in Egitto.

Sui temi sul tavolo e sulla flessibilità sui detenuti da scarcerare che Israele è disposta a mediare, la fonte ha chiarito che ''non permetteremo che Hamas si ristabilisca nel nord''.

Netanyahu: "Non c'è vittoria senza entrare a Rafah"

"Elimineremo le brigate di Hamas a Rafah. Non c'è vittoria senza entrare a Rafah, e non c'è vittoria senza eliminare le brigate di Hamas". Ad affermarlo, secondo quanto riferisce 'Channel 12', è il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu nel corso di una conferenza stampa a Gerusalemme prima di essere sottoposto a un intervento chirurgico all'ernia.

Alla domanda sul ritardo di un'operazione a Rafah, Netanyahu ha detto che l'imminente incursione non è stata ritardata a causa del Ramadan, della pressione degli Stati Uniti o "per qualsiasi altra esitazione" : "Ci vogliono alcuni preparativi", spiega. "Non ci vorrà molto tempo. Niente ci fermerà, non la pressione degli Stati Uniti". Netanyahu dice di aver detto al presidente degli Stati Uniti Joe Biden che apprezza il sostegno, "ma non ho apprezzato la decisione al Consiglio di sicurezza" di astenersi sul voto sulla risoluzione all'Onu che chiedeva un cessate il fuoco. "Ho pensato che fosse una decisione deplorevole... Ecco perché ho pensato di dover inviare un messaggio chiaro su questo tema".

Netanyahu ha poi spiegato che Israele nei colloqui "ha mostrato flessibilità" mentre Hamas "ha irrigidito la sua posizione e chiede il ritorno degli abitanti di Gaza senza controlli nel nord della Striscia, compreso i terroristi di Hamas". "Se cediamo ad una nuova richiesta ogni due giorni, saremo più vicini ad un accordo? Ciò non farebbe altro che rendere sempre più difficile il ritorno a casa degli ostaggi", ha assicurato. Coloro che affermano che non sta facendo tutto il possibile per restituire gli ostaggi a Israele "provocano inutili sofferenze alle famiglie degli ostaggi", ha aggiunto il premier israeliano rispondendo così a voci come quella del leader dell'opposizione, Yair Lapid, che domenica ha assicurato che "l'unica cosa importante per Netanyahu è rimanere al potere".

Attacco aereo israeliano su ospedale Al-Aqsa

"Quattro persone sono state uccise e 17 sono state ferite dopo l'attacco aereo israeliano nel cortile dell'ospedale di Al-Aqsa a Gaza". Ad affermarlo in un post su 'X' è il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. Al momento del raid, una squadra dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) era in missione umanitaria all'ospedale "per valutare le necessità e raccogliere incubatrici da inviare nel nord di Gaza". "Chiediamo ancora una volta la protezione dei pazienti, del personale sanitario e delle missioni umanitarie. Gli attacchi in corso e la militarizzazione degli ospedali devono finire. Il diritto internazionale umanitario deve essere rispettato. Esortiamo le parti a rispettare la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu e il cessate il fuoco", aggiunge Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Sette giornalisti sarebbero rimasti feriti a seguito dell'attacco, mentre quattro membri della Jihad islamica sono rimasti uccisi. L'esercito israeliano ha affermato aver colpito un centro di comando della Jihad Islamica nel cortile dell'ospedale di Deir al-Balah. Hamas e il personale medico negano le accuse israeliane secondo cui i militanti utilizzano gli ospedali come basi. La Jihad islamica, alleata di Hamas, non ha commentato. I giornalisti erano tra le centinaia che si stanno rifugiando in tende improvvisate nel cortile dell'ospedale. Uno dei feriti era un freelance che lavora per la Bbc.

Ucciso Al-Zin un comandante di Hezbollah

 Hezbollah conferma l'uccisione di Ismail Al-Zin da parte dell'esercito israeliano. E' quanto riferisce 'Al Jazeera' che cita una dichiarazione rilasciata su Telegram del gruppo libanese. Hezbollah raramente specifica dove e quando i suoi combattenti vengono uccisi, tuttavia, secondo l'esercito israeliano, al-Zin, che l'esercito sostiene fosse il comandante dell'unità missilistica anticarro di Hezbollah, è stato ucciso dopo che l'aviazione israeliana ha bombardato un'auto nel villaggio meridionale libanese di Kounine.

Guardian: 'Israele ha chiesto all'Onu di smantellare l'Unrwa

Israele ha presentato alle Nazioni Unite una proposta "per smantellare l'Unrwa", l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi fondata nel 1949 e "trasferire il suo personale a un'agenzia sostitutiva per effettuare consegne di cibo su larga scala a Gaza". A rivelarlo è 'The Guardian' che cita fonti delle Nazioni Unite. La proposta, scrive il quotidiano britannico, "è stata presentata alla fine della scorsa settimana dal capo di stato maggiore israeliano, il tenente generale Herzi Halevi, ai funzionari delle Nazioni Unite in Israele, che l'hanno inoltrata al segretario generale dell'organizzazione, António Guterres, sabato, hanno detto fonti vicine al dossier". L'Unrwa non è stata coinvolta nei colloqui in quanto le Forze di Difesa Israeliane (Idf) ritengono che alcuni membri del personale dell'agenzia siano affiliati con gruppi palestinesi come Hamas o la Jihad islamica.

Secondo la proposta israeliana "300-400 membri del personale dell'Unrwa potrebbero essere inizialmente trasferiti a un'altra agenzia delle Nazioni Unite, come il World Food Programme (Wfp) o a una nuova organizzazione appositamente creata per distribuire aiuti alimentari a Gaza. Altri dipendenti dell'Unrwa potrebbero essere trasferiti in fasi successive e anche i beni dell'agenzia potrebbero essere trasferiti". I dettagli, rileva 'The Guardian', sarebbero vaghi su chi avrebbe gestito questa nuova agenzia o su chi avrebbe fornito la sicurezza per le sue consegne. Alcuni funzionari delle Nazioni Unite, scrive il quotidiano, "vedono il piano israeliano come un tentativo di ritrarre le Nazioni Unite come non disposte a cooperare in caso di carestia a Gaza, che le organizzazioni umanitarie hanno avvertito essere imminente". Giovedì la Corte internazionale di giustizia, che sta esaminando le accuse di genocidio contro Israele, ha ordinato al governo israeliano di prendere "tutte le misure necessarie ed efficaci" per garantire la consegna su larga scala di aiuti a Gaza "in piena cooperazione con le Nazioni Unite".

Alcune persone all'interno delle Nazioni Unite considerano la proposta israeliana come "il culmine di una lunga campagna israeliana per distruggere l'Unrwa". "Se permettiamo questo, c'è il rischio di essere gestiti direttamente dagli israeliani, e le Nazioni Unite rischiano di essere complici nell'indebolire l'Unrwa, che non è solo il più grande fornitore di aiuti, ma anche il più grande bastione dell'anti-estremismo a Gaza", ha detto un funzionario delle Nazioni Unite. L'ufficio di Guterres e l'Idf non hanno risposto alle richieste di commento.

Protesta di 4 giorni a Gerusalemme

Dimissioni del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu con il suo governo, elezioni anticipate e un accordo tra i leader di Israele che permetta di arrivare al rilascio dei 130 ostaggi ancora nella Striscia di Gaza. E' quanto chiedono i manifestanti che hanno iniziato a riunirsi a Gerusalemme per quella che sarà una protesta di quattro giorni. Luogo clou della manifestazione sarà la Knesset, il Parlamento israeliano, ma anche la residenza di Netanyahu a Gerusalemme e altri luoghi chiave. Dai video condivisi sui social si vedono i manifestanti per le strade che sventolano le bandiere israeliane e suonano trombe.

Attacco con coltello a Be'er Sheva, un ferito: ucciso attentatore

Aggressione con coltello e un ferito alla stazione centrale degli autobus di Be'er Sheva in un sospetto attacco terroristico. Ucciso l'attentatore. A quanto riferisce Ynet, che parla di "panico alla stazione", un testimone oculare avrebbe riferito che il terrorista sarebbe sceso da una navetta, in abiti civili, già armato di coltello, e avrebbe pugnalato un giovane. Subito dopo sarebbe stato ucciso da militari accorsi sul posto. "Il terrorista era all'interno della stazione degli autobus. All'improvviso si sono sentiti gli spari e tutti hanno iniziato a correre", ha spiegato un altro testimone.

I medici hanno curato sul luogo dell'aggressore un uomo di 20 anni che era stato accoltellato e che poi è stato trasferito in ospedale. Il ferito è un ufficiale delle Forze di difesa israeliane. Il militare è stato portato all'ospedale Soroka con ferite al braccio, ha detto il servizio di ambulanze di Magen David Adom. Le sue condizioni sono giudicate buone.

I media israeliani hanno spiegato che l'aggressore era un giovane beduino e cittadino israeliano della regione desertica del Negev di cui Be'er Sheva è la città più grande. L'accoltellatore è stato poi identificato da fonti della difesa come Naji Abu Freh, 28 anni, residente nella vicina città beduina di Rahat.

"Armi nascoste in letti e cuscini in reparto maternità al-Shifa"

I militari delle Forze di difesa israeliane hanno intanto detto di aver trovato armi nascoste nei letti e nei cuscini del reparto maternità dell'ospedale di al-Shifa, a Gaza City. Come spiegano i militari della Brigata al-Nahal, tra le armi sequestrate ci sono mortai, ordigni esplosivi, fucili di precisione, fucili d'assalto, pistole e altro equipaggiamento militare. Alcune armi, hanno aggiunto i militari, si trovavano nei controsoffitti e nelle pareti dell'ospedale. Circa 350 tra pazienti e personale medico dell'ospedale al-Shifa sono stati evacuati dall'Idf.

Ministero Sanità Gaza: "32.782 morti da 7 ottobre"

Sarebbe salito intanto a 32.782 il numero dei palestinesi rimasti uccisi nella Striscia di Gaza dall'inizio della rappresaglia israeliana per l'attacco subito lo scorso 7 ottobre. Lo riferisce il ministero della Sanità di Gaza City aggiungendo che sono rimasti feriti 75.298 palestinesi.

Almeno 75 i palestinesi, riferisce ancora il ministero, che sarebbero stati uccisi nei raid israeliani sferrati nella notte nella Striscia. La maggior parte delle vittime sarebbero donne e bambini.

Libano denuncerà a Onu attacco Israele a Unifil

Il ministero degli Esteri libanese ha annunciato che presenterà una denuncia ''urgente'' al Consiglio di sicurezza dell'Onu per l'''attacco'' sferrato ieri contro un gruppo di osservatori internazionali dell'Unifil e attribuito a Israele. Si tratta di una violazione del ''diritto internazionale e umanitario'', ha detto Beirut. Nell'attacco sono rimasti feriti una cilena, un norvegese, un australiano e un traduttore libanese.

Beirut ha contestato "gli attacchi contro le forze di pace dell'Onu, che continuano dopo gli attacchi contro i giornalisti, soccorritori, bambini, donne e bambini'', come scrive il quotidiano 'L'Orient Le Jour'. Il capo della diplomazia libanese Abdallah Bou Habib ha avuto un colloquio con il comandante in capo dell'Unifil, il generale spagnolo Aroldo Lazaro, e ha espresso la necessità di ''garantire la sicurezza degli impiegati delle Nazioni Unite, proteggere i civili e intervenire rapidamente per porre fine alle violazioni israeliane applicando pienamente la Risoluzione 1701 dell'Onu'' che ha messo fine alla guerra tra Hezbollah e Libano nel 2006.

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