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Elezioni Germania, Dempsey (Carnegie): "L'ultima cosa che serve è una Grande Coalizione"

Per l'esperta, un'alleanza tra i cristiano-sociali e i socialdemocratici condannerebbe la prima economia d'Europa alla stagnazione, privando l'Ue della necessaria guida tedesca verso le riforme indispensabili a modernizzare il sistema. L'estrema destra dell'AfD sembra destinata a prendere intorno al 20% nelle elezioni in Germania, che sarebbe un cambiamento "epocale" per il Paese. Attenzione ai piccoli partiti: possono essere determinanti.

Il leader della Cdu Friedrich Merz, a pochi giorni dalle elezioni in Germania (foto Krisztian Bocsi/ - Bloomberg)
Il leader della Cdu Friedrich Merz, a pochi giorni dalle elezioni in Germania (foto Krisztian Bocsi/ - Bloomberg)
18 febbraio 2025 | 17.04
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L'esito più probabile delle elezioni politiche in Germania del prossimo 23 febbraio è la formazione di una GroKo, una Grosse Koalition tra la Cdu-Csu e l'Spd, ma sarebbe l'esito "peggiore" per il Paese, e anche per l'Ue. In ogni caso, il risultato che si prospetta per l'AfD, data dai sondaggi a circa il 20% dei consensi, costituirà un cambiamento "epocale" per il Paese. Lo dice all'Adnkronos Judy Dempsey, senior fellow a Berlino del think tank Carnegie Europe. Semplicemente, spiega, "non sappiamo" che cosa succederà in Germania dopo le elezioni, a parte il fatto che probabilmente "il prossimo cancelliere" sarà Friedrich Merz, leader dell'opposizione Unione Cristiano-Democratica, la Cdu. "Ma non è facile - avverte - perché se ottiene il 30%, incluso anche il partito gemello in Baviera, l'Unione Cristiano-Sociale (Csu)", non stiamo certo parlando di una cifra "enorme".

Quindi, per governare la Cdu-Csu avrà bisogno di uno o più "partner di coalizione". Friedrich Merz ha escluso, "naturalmente, qualsiasi tipo di coalizione con l'AfD, Alternative fuer Deutschland, che nei sondaggi è già al 20% nei sondaggi: è un partito che non è più limitato a parti della ex Germania Orientale, Ha un impatto anche in parte della Germania Occidentale". Per ragioni "ideologiche, storiche e di ogni genere", in passato Merz ha escluso una collaborazione con il partito di Alice Weidel, "nonostante il recente voto al Bundestag". Dopo l'AfD, il terzo partito più grande sono i Socialdemocratici dell'Spd, guidati dal cancelliere uscente Olaf Scholz, che sono "intorno al 15-16%". L'ipotesi più accreditata è che "ci sarà una grande coalizione tra Cdu-Csu e Spd", GroKo (Grosse Koalition) in gergo. "E niente - scandisce - potrebbe essere peggio per la Germania".

Perché, ricorda, "con Angela Merkel ci sono state tre grandi coalizioni. E non hanno fatto nulla. Non hanno fatto alcuna riforma del sistema economico, né del sistema pensionistico. Angela Merkel ha portato avanti unilateralmente la sua politica migratoria comportandosi in modo onorevole, accogliendo un milione di rifugiati". Ma "non ha collaborato con le sue controparti dell’Ue". La grande coalizione "ha promesso molte cose: digitalizzazione, modernizzazione delle infrastrutture, investimenti, potenziamento di Internet. Ha fatto molto, molto poco. E fu allora - sottolinea Dempsey - che venne introdotto il freno del debito, che di fatto ha fermato gli investimenti".

'Spd cercherà di sovvenzionare industria obsoleta'

E se si fermano gli investimenti, osserva la ricercatrice, "si rende di fatto il Paese meno attraente per gli investimenti", sia esteri che nazionali. Se Friedrich Merz "vuole scuotere l’economia e muoversi davvero, deve dichiarare apertamente che la deindustrializzazione è una realtà". I socialdemocratici "cercheranno di sovvenzionare l’industria, obsoleta, che produce motori a combustione interna, l'industria chimica, le industrie ad alta intensità energetica. Spendere, spendere, spendere. E questo non ha nulla a che fare con gli investimenti" che sarebbero necessari per modernizzare il sistema produttivo. Quindi, una eventuale grande coalizione sarebbe composta da "due partner completamente incompatibili tra loro". Il problema è che Merz "potrebbe essere costretto a farla", mentre Scholz "spera di poter fare abbastanza bene da giocare le sue carte e rientrare nella coalizione". Ma questa "è l’ultima cosa di cui la Germania ha bisogno".

La Germania, continua Dempsey, "è ancora la terza economia più grande del mondo", ma è basata su un modello "sempre più invecchiato". Se Berlino si modernizzerà, ciò rappresenterà "un enorme passo avanti per l’Unione Europea". In secondo luogo, la Germania "deve abbracciare davvero l’Unione Europea. Fatta eccezione per i Verdi, i Democratici Liberi, i Socialdemocratici, l'Unione Cristiano-Democratica e perfino la Merkel non parlano mai di riforme in Europa. Non parlano mai di integrazione, non parlano mai del fatto che la Germania è l’economia più importante d’Europa, che deve assumere la guida dell’Ue", cosa che "non ha fatto".

L'ultima volta che la Germania ha guidato davvero l'Ue, ricorda Dempsey, "è stata sotto la guida di Helmut Kohl, che era davvero notevole. Era un vero integrazionista. Ha rinunciato al marco tedesco. Ha rinunciato a moltissimo per il bene della riunificazione tedesca. Ma credeva nell’allargamento, credeva nell’integrazione, credeva appassionatamente nell’Europa". Oggi invece "non sentiamo più questo tipo di discorsi e nemmeno frasi sul ruolo della Germania in Europa". Quindi, l’Europa "ha bisogno di un cancelliere che colleghi effettivamente la politica di modernizzazione della Germania con la Germania che assume la guida in Europa".

'Inserire Fdp nella coalizione non servirebbe, i Verdi vanno bene'

Perché, riflette Dempsey, senza Berlino che prende l’iniziativa e guida l'Ue, "gli altri non seguiranno", quindi "l’Europa non sarà in grado di trattare con Donald Trump, con la Cina, con la Russia. E, soprattutto, l’Europa non sarà in grado di salvare il crescente deterioramento del multilateralismo e dell’ordine basato sulle regole, instaurato dopo il 1945". Certo, aggiunge, "non sappiamo" se il muro nei confronti dell'AfD durerà per sempre. Tuttavia, secondo i sondaggi, l'AfD ha circa "il 20%: è una cosa enorme. Anche se ottenessero il 18% o il 22% sarebbe enorme. Sarebbe un cambiamento epocale nella Germania del dopoguerra, non c'è dubbio. La domanda è: cosa fare con questi elettori? Qualsiasi nuovo cancelliere deve rassicurare questi elettori che esiste un’alternativa all'AfD", alternativa che comporta "più prosperità, il che significa modernizzazione, riqualificazione, gestione delle enormi sfide dell’intelligenza artificiale, che sono dirompenti".

Significa, continua, "affrontare il problema di industrie che stanno diventando meno competitive, a causa della Cina, e affrontare un settore energetico che deve andare avanti nella gestione del cambiamento climatico e delle energie rinnovabili. Tutto questo costa denaro. E comunicare queste cose agli elettori richiede molto tempo". Ma in queste elezioni c'è "poca comunicazione con gli elettori. Nessun politico dirà la verità su ciò di cui ha bisogno la Germania". Per Dempsey, "forse la Cdu-Csu può ottenere il 30-32%". Se ottenesse di meno, "sarebbe disastroso. Molto dipende dai Verdi, che non se la passano male. Si sono comportati piuttosto male nel governo di coalizione, perché i tre partiti erano incompatibili, ma stanno bene. Forse il 14%" dei votanti, specie giovani, "opterà di nuovo per loro e penso che ci sarà un bel po' di voto tattico".

Inserire nella coalizione i Liberali dell'Fdp, per Dempsey non aiuterebbe "molto, perché non hanno fatto nulla. I Verdi" hanno fatto degli errori nelle riforme energetiche, ma "nonostante ciò c'è uno zoccolo duro di sostenitori che potrebbe emergere". Occorre tuttavia, avverte, prestare molta attenzione alla "frammentazione" della politica tedesca. "Ciò che è molto interessante - osserva - è che il partito Buendnis Sarah Wagenknecht, un partito di estrema sinistra, sembra non andare più bene, mentre Die Linke, il vecchio partito di sinistra della Germania dell'Est, in realtà sta andando abbastanza bene".

'Grave frammentazione sistema, se Berlino resta indietro anche l'Ue ha un problema'

Il punto, osserva Dempsey, è che in Germania c'è "una grave frammentazione del sistema politico", che rende la costruzione di una coalizione "molto, molto difficile". A meno che non si verifichi un cambiamento "epocale", sarà "difficile vedere i Verdi e la Cdu riunirsi". Secondo Dempsey, "filosoficamente e ideologicamente Merz non si opporrebbe ad una coalizione con i Verdi". In un certo senso, "la pensano allo stesso modo sulla riforma economica, sulle questioni di difesa, sulla sicurezza, sulla modernizzazione dell’economia, sulla deindustrializzazione. Ovviamente la dirigenza bavarese di Marcus Soeder, la Csu, è contraria. Ma si sa che, quando arriverà il momento critico, sarà Merz che prenderà le decisioni".

Quindi dobbiamo aspettarci lunghi mesi di trattative? "Moltissimo dipenderà dall'esito - risponde - sarà molto interessante ora, ma è anche piuttosto deprimente, perché non stanno affrontando la dura realtà economica, in cui la Germania sta seriamente rimanendo indietro". E se la Germania resta indietro, "resta indietro anche l’Ue".

E se la Germania "continua a rimanere indietro - avverte Dempsey - non ci sarà una leadership europea guidata da Berlino in grado di affrontare queste sfide, che sono straordinariamente complesse. Possiamo trattare con Trump se siamo uniti sui dazi. Ma a Trump non piace l’Ue. Punta a dividere e comandare, divide et impera, che si tratti di Ungheria o Slovacchia, Austria o altro". Ecco perché "se Berlino potesse assumere nuovamente la leadership dell’Ue, il blocco si troverebbe in una posizione molto diversa e sarebbe anche molto più fiducioso nelle sue posizioni negoziali", conclude Dempsey a pochi giorni dalle elezioni in Germania.

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