Per chi organizza eventi, avvalersi di un professionista del beverage è un’opportunità per creare un’esperienza di valore e lasciare un buon ricordo nella memoria degli ospiti, come spiega l’esperto di mixologia molecolare di fama internazionale.
Milano,23 Luglio 24.Per gli organizzatori di eventi creare occasioni speciali e uniche, che lascino un bel ricordo negli ospiti, è diventato irrinunciabile: in un panorama in cui le aspettative sono sempre più alte, stupire è la parola magica.
«Gli esperti del catering, così come i gestori di hotel e ristoranti di prestigio, sono ormai abituati a puntare sull’impatto visivo e gustativo dei piatti gourmet, spesso dedicando l’attenzione esclusivamente alla parte gastronomica.Tuttavia, tendono a trascurare un elemento cruciale: il beverage. Nel momento degli aperitivi spesso si cade nell’ordinario, proponendo drink classici e, a volte, banali. Questo accade fin dall’inizio dell’evento, anche in occasioni speciali o istituzionali, durante il drink di benvenuto o nei momenti dedicati agli antipasti, quando invece è fondamentale offrire drink unici che possano sorprendere e deliziare gli ospiti fin dai primi istanti», spiega Michele Piagno che ha trasformato il mestiere di barman in una vera e propria missione. Esperto di mixologia molecolare e riconosciuto come barista di eccellenza e qualità italiana dalla Federazione Baristi Italiani, Piagno è uno dei professionisti più apprezzati a livello internazionale.
Un barman esperto è quindi la chiave per un evento indimenticabile: la sua presenza si rivela un’opportunità unica per sorprendere con cocktail originali e di qualità, creare un’atmosfera suggestiva e ricercata, offrire un servizio impeccabile e favorire la socializzazione tra gli invitati. In pratica, il barman professionista non si limita a preparare drink, ma crea esperienze. E non c’è da stupirsi: l’evoluzione del suo ruolo è evidente, da semplice preparatore di cocktail, il barista si è trasformato in un vero e proprio maestro capace di diventare il fulcro centrale dell’evento.
«Attenzione, però – mette in guardia Piagno -: il barman non è certo un uomo di spettacolo. Oltre alle acrobazie come il working flair, che prevede lanci in aria di bottiglie e shaker, il vero professionista deve possedere una profonda conoscenza degli ingredienti e delle tecniche di miscelazione. Grazie a questa competenza è in grado di armonizzare le bevande, combinando sapientemente spezie, frutta e verdura per creare nuovi e sorprendenti accostamenti. Inoltre, sa abbinare i cocktail al menu proposto, esaltandone i sapori, e può ideare drink personalizzati per offrire un’esperienza unica e su misura per i suoi ospiti».
Contrariamente a quanto si possa pensare, avvalersi di un barman professionista non rappresenta necessariamente un costo elevato: «Tutt’altro: il professionista è esperto nel gestire gli ordini e, nel caso di prodotti che gli vengono assegnati, sa come utilizzarli senza sprechi. Al contrario, una persona improvvisata può commettere errori di dosaggio in ogni drink, causando ammanchi significativi. Ad esempio, se durante una serata con 300 ospiti la quantità di alcolici è sbagliata, i costi possono lievitare notevolmente e anche un errore nell’ordinazione delle forniture da parte di chi non se ne intende può portare a un surplus di magazzino».
Piagno conclude con una considerazione dolce-amara: «Come conoscitore dei locali e degli eventi, ritengo che sia inutile organizzare un evento fantasmagorico, spendendo somme ingenti per un’illuminazione all’avanguardia, un DJ set, un impianto audio e l’animazione, per poi trascurare l’aspetto del beverage. Questo perché molti organizzatori o gestori di locali commettono l’errore di non dare la dovuta importanza a questo aspetto, a causa della mancanza di una vera cultura in merito. Spesso si sottovaluta il lavoro del barman pensando che sia facile, e molti si improvvisano senza avere la formazione o l’esperienza necessarie. Se queste questioni fossero affrontate con maggiore chiarezza, il ruolo del barman assumerebbe la giusta dignità e gli organizzatori ne trarrebbero maggior vantaggio».