
Roma, 4 marzo 2025.“L’Istituto Friedman ribadisce la propria ferma e categorica contrarietà alla confisca totale dei beni privati di individui sanzionati in relazione alla guerra in Ucraina, una misura che alcuni Paesi dell’Unione Europea stanno considerando, come riporta il Financial Times. Si tratta di un’azione gravemente ingiusta, che ricorda i peggiori espropri sovietici e rappresenta una violazione diretta dei diritti fondamentali, del diritto di proprietà e dello Stato di diritto.
Sottrarre i beni privati è una pratica giuridicamente inaccettabile e moralmente deprecabile. Questa scelta costituirebbe un precedente pericoloso, minando la fiducia nei sistemi economici e giuridici europei e scoraggiando gli investimenti futuri. Quale investitore si sentirebbe sicuro in un’Europa in cui lo Stato può decidere, a propria discrezione, di espropriare i beni di chiunque venga politicamente etichettato come “nemico”? Le conseguenze economiche di un simile approccio sarebbero disastrose, allontanando capitali e opportunità di crescita, oltre ad aumentare il rischio di ritorsioni internazionali.
Accogliamo con soddisfazione la posizione espressa dalla Francia, che si è opposta a questa misura. Si tratta di una presa di posizione importante per la difesa dei principi fondamentali dell’Unione Europea e per il mantenimento di uno Stato di diritto basato su regole certe e non sull’arbitrio politico.
Invitiamo il Governo italiano a seguire l’esempio della Francia ed esprimersi con altrettanta chiarezza e fermezza contro la confisca dei beni dei sanzionati. L’Italia, come Paese fondatore dell’Unione Europea e culla del diritto, ha il dovere di difendere i principi fondamentali della proprietà privata, della certezza del diritto e della tutela delle libertà individuali. Prendere una posizione netta su questo tema non è solo una questione di coerenza giuridica, ma anche di tutela della stabilità economica e della credibilità del nostro sistema democratico.
Va ricordato che molti degli individui sanzionati non hanno alcuna responsabilità diretta nel conflitto in Ucraina. Sono imprenditori, professionisti, artisti, che hanno già pagato un prezzo altissimo, subendo sanzioni personali, isolamento economico e sociale. Alcuni di loro hanno persino contribuito in modo significativo alle economie europee, creando posti di lavoro, investendo in iniziative culturali e sostenendo cause filantropiche. Altri hanno cercato di mediare nel conflitto tentando una descalation sin dal principio.
La confisca totale dei loro beni sarebbe un’ulteriore ingiustizia, una misura punitiva priva di fondamento giuridico e morale. L’Europa deve restare fedele ai suoi principi di giustizia, proprietà privata e Stato di diritto, senza cedere alla tentazione di adottare politiche che minano la propria credibilità e stabilità economica.”
Così in una nota l’Istituto Milton Friedman Institute.
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