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Green pass, lo storico Cardini: "D'accordo con Barbero, è per non rendere obbligatorio vaccino"

"Se ritiene necessario vaccinarsi, faccia legge e si assuma responsabilità verso chi riporta danni"

Green pass, lo storico Cardini:
07 settembre 2021 | 15.11
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"Mi trovo perfettamente d'accordo con Alessandro Barbero e i firmatari dell'appello contro il green pass in ateneo, è più che legittimo. Contrariamente a quello che afferma anche il presidente della Repubblica, uno Stato di diritto che ritiene che un comportamento sia obbligatorio, deve renderlo tale con una legge e poi ne deve sopportare le conseguenze e assumersene le responsabilità". A parlare con l'Adnkronos è lo storico e saggista Franco Cardini, che analizza l'appello dei 300 docenti universitari, fra cui anche lo storico e divulgatore Alessandro Barbero, con il quale viene criticata l'adozione del green pass.

"Uno stato di diritto può chiedere a me cittadino di mettere a repentaglio la mia vita andando in guerra, e questo è perfettamente legittimo da parte sua -spiega con chiarezza Cardini- ma io so che lui, per quello che può, si prenderà la responsabilità se io in guerra muoio, o vengo ferito e non posso aiutare la mia famiglia. E mi aiuterà dandomi assistenza, o aiuterà la mia famiglia. Qui invece sta succedendo una cosa diversa: non si può da un lato decidere di non rendere una cosa obbligatoria, prendere però una serie di provvedimenti per cui la cosa diventa di fatto obbligatoria e nello stesso tempo usare questo come un modo per non volersene assumere le dirette conseguenze. Questo lo Stato non lo può fare".

"Io parlo da persona che si è diligentemente vaccinata, pur avendo dei dubbi -dice lo storico- ma mi sono affidato perché non sono competente. Gli esperti mi dicono che questo vaccino non è un'assoluta certezza scientifica. Allora è bene che uno Stato che decide che è bene vaccinarsi, faccia una legge, lo renda obbligatorio, e preveda le coperture contribuendo alle spese per chi da questa legge ne ricava un danno. Questo l'esecutivo non l'ha fatto, e il presidente della Repubblica non può difendere questo operato senza ricordargli che ha il dovere di tutelare la società civile".

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