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Bpm: il risiko sullo scoglio dello sconto danese, le possibili mosse di Unicredit

Flavio Notari (Orrick): "Unicredit che potrebbe scegliere di esplorare altre opportunità, come il suo crescente interesse per Generali"

Bpm: il risiko sullo scoglio dello sconto danese, le possibili mosse di Unicredit
26 marzo 2025 | 17.59
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Opa di Banco Bpm su Anima: parere sfavorevole della Bce sul Danish Compromise. Partita in salita per Piazza Meda ma non ancora persa: la decisione spetta all'Eba (autorità di vigilanza europea) che potrà ribaltare il verdetto. C'è attesa domani per il Cda di Milano. Sullo scoglio dello 'sconto danese' si gioca la stessa sorte del risiko: "Se l'Eba conferma il parere della Bce, Unicredit dovrebbe ritirare l’offerta su Banco Bpm", dice all'Adnkronos l'analista finanziario Filippo Diodovich. "Se Eba esprime un parere diverso in favore del Danish Compromise, Unicredit potrebbe anche rialzare l’offerta sul Banco".

Lo sconto rappresenta un meccanismo cruciale nel panorama bancario europeo. Introdotto nel 2012 nell'ambito del Capital Requirements Regulation (Crr) dell'Unione Europea, questo compromesso offre agevolazioni contabili alle banche che detengono partecipazioni dirette in compagnie assicurative, riducendo l'assorbimento di capitale regolamentare e favorendo la competitività e le fusioni. Secondo diversi giuristi contattati dall'Adnkronos un recente chiarimento normativo dell’Eba sembrava aprire la strada a un'interpretazione estensiva della norma, contemplando questo vantaggio anche alle acquisizioni fatte tramite controllate assicurative, alimentando speranze di un’accelerazione nel consolidamento del settore finanziario: soprattutto per le società di gestione del risparmio (Sgr). Per beneficiare del Danish Compromise, invece, - almeno ad avviso della Bce - una banca deve essere un conglomerato finanziario a pieno titolo, con dimensioni e struttura precise.

La partita è tecnica ma con possibili conseguenza sull'intera partita del risiko: per Unicredit è determinante nell'operazione di acquisizione di Banco Bpm. Come spiegato dall'amministratore delegato Andrea Orcel, "l'applicazione di questo meccanismo consentirebbe un ritorno sull'investimento superiore al 15%, senza un eccessivo consumo di capitale. Senza il Danish Compromise, il ritorno scenderebbe all'11%, con un significativo consumo di capitale, rendendo l'operazione meno appetibile". Perché? "Se l'Eba confermasse l'interpretazione della Bce - dice all'Adnkronos Flavio Notari, Head of Tax Technologies Companies di Orrick - Banco Bpm si troverebbe ad affrontare un aumento del consumo di capitale per l'acquisizione di Anima, rendendo l'offerta meno appetibile. L'assenza del Danish Compromise non solo complica l'Opa su Anima, prosegue Notari, "ma potrebbe anche influenzare il risiko bancario italiano, con Unicredit che potrebbe scegliere di esplorare altre opportunità, come il suo crescente interesse per Generali".

Banco Bpm, dal canto suo, ha ribadito la sua fiducia nel mantenere un solido capitale e nel continuare a distribuire utili agli azionisti, anche in assenza del Danish Compromise. "Ma la situazione rimane incerta - dice Notari - e la decisione dell'Eba sarà cruciale per determinare il futuro delle operazioni di consolidamento nel settore bancario italiano". (di Andrea Persili)

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