"Ricordare ogni anno Francesco Cossiga significa poter attingere a una sorta di enciclopedia della storia repubblicana, recuperarne pagine intense e significative che, a distanza di decenni, sono ancora foriere di indicazioni importanti. Di lui, della sua personalità e del suo impegno, molto si è detto, anche nel corso di questi ultimi mesi, quando alcune vicende che hanno investito l’ordine giudiziario, hanno riportato a galla certe sue affermazioni dei primi anni della cosiddetta seconda Repubblica, riguardanti il metodo correntizio in voga tra certa magistratura". Così all'Adnkronos la senatrice di Forza Italia Stefania Craxi, ricorda Francesco Cossiga a dieci anni dalla scomparsa.
Per la figlia del leader socialista Bettino, le intuizioni di Cossiga indicano ancora oggi "una possibile strada da seguire per uscire dal caos italiano". "Mi piace poi ricordare - prosegue - la sua decisa scelta atlantica che gli valse l’appellativo di 'Kossiga l’americano' è uno di quei lasciti di politica estera che rischiamo di smarrire in un momento geopolitico assai delicato. Troppo incerte e titubanti l’Europa e l’Italia di fronte allo scontro epocale tra le due potenze del 'capitalismo politico', incertezza che le espone e ci espone a un baratto pericoloso delle nostre libertà e delle nostre democrazie".
"Un altro capitolo da non dimenticare, in relazione alla sua figura, resta quello delle riforme istituzionali, proprio oggi che ci troviamo alla vigilia dell’ennesima riforma costituzionale raffazzonata e demagogica che rischia di produrre più storture che non sanare i mali del nostro sistema democratico", sottolinea Craxi.
"Il messaggio di Cossiga alle camere del ‘91 - ricorda Craxi - resta una pietra miliare in materia di riforme costituzionali, un messaggio inascoltato, che conservava memoria dei progetti elaborati negli anni ottanta. Ignorato allora ma valido ancora oggi, specie riguardo le procedure possibili e alternative seppur rispettose dell’articolo 138, per una revisione organica della carta".
"E’ proprio sul tema del potere costituente (assemblea costituente o poteri costituenti alle Camere) e sul ruolo centrale e primaria dell’espressione diretta della volontà popolare contenuta nell’ipotesi di diverse forme di referendum (di indirizzo, di investitura, propositivo, confermativo) che si condensa l’attualità strategica del messaggio di Cossiga", rimarca ancora.
"Tali intuizioni, già al tempo perimetrate all’interno del rispetto costituzionale e della sovranità popolare, rappresentano, oggi, dopo gli esperimenti fallimentari di riforme dell’ultimo quarto di secolo, una possibile strada da seguire per uscire dal caos italiano", dice Craxi.
"Mi è capitato di frequentare Cossiga negli ultimi anni della sua vita, non senza porgli certe domande riguardanti alcune sue determinazioni e scelte che si consumarono negli anni Novanta a ridosso di Tangentopoli. Lo vidi poi fare capolino ad Hammamet pochi mesi prima della morte di mio padre. Penso che portasse dentro un fardello pesante, la consapevolezza che si erano consumate troppe ingiustizie e derive e non già una transizione democratica 'necessaria' come gli era stata prospettata. Certo è che andò tutto in una direzione che non poté di certo piacergli", conclude Craxi.