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Ten. col. Paglia: "Inno? Certe scene disturbano, io non l'avrei permesso"

"Quel testo è pieno di simboli, politica lontana da certi valori in cui parte degli italiani si identifica"

Gianfranco Paglia (Fotogramma)
Gianfranco Paglia (Fotogramma)
04 agosto 2019 | 16.34
LETTURA: 3 minuti

"Certe scene disturbano e io non l’avrei permesso". Lo afferma all'Adnkronos il tenente colonnello Gianfranco Paglia, Medaglia d'Oro al Valor Militare, ferito nel 1993 nel corso di una missione in Somalia, sulle polemiche sull'Inno di Mameli in spiaggia, mentre le cubiste ballavano, davanti al ministro dell'Interno Matteo Salvini a Milano Marittima. "Non entro nel merito del comportamento dei singoli politici, perché ognuno interpreta la politica come meglio crede - sottolinea il tenente colonnello Paglia - Ho sempre rispettato tutto e tutti, anche chi mi ha sparato il 2 luglio 1993. Posso dire cosa avrei fatto io. Non avrei permesso mai una cosa del genere. Da cittadino, da ex parlamentare e da uomo che si onora di indossare l’Uniforme, credo nei valori e nelle parole scritte nell’Inno che non è la classifica strofa che si canta prima dell’inizio di una partita di calcio".

"Quel testo è pieno di simboli che ci rappresenta così come ci rappresenta il Tricolore - continua Paglia - Credo che la politica sia un po’ lontana da certe realtà ed è, ultimamente, lontana da certi valori in cui una parte degli Italiani ancora si identifica. Ripeto il mio è un semplice richiamo alla sobrietà e all’avvicinarsi ad un mondo, quello militare, in modo diverso". "Quando si giura fedeltà alle Istituzioni o si canta 'siam pronti alla morte' non è semplice esibizione, ma qualcosa di più profondo - conclude Paglia - Ed è questo il motivo per cui certe scene disturbano e dico che non l’avrei permesso perché a differenza di alcuni, quel mondo lo conosco da sempre".

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