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Nagorno, ambasciatore azero: "Stop scontri con ritiro immediato Erevan"

Mammad Ahmadzada, ambasciatore dell'Azerbaigian a Roma
Mammad Ahmadzada, ambasciatore dell'Azerbaigian a Roma
01 ottobre 2020 | 10.26
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"Come per altre questioni, sul tema del Nagono Karabakh la Turchia è al fianco dell'Azerbaigian e gli azeri le sono per questo molto grati", spiega in una intervista all'Adnkronos, l'ambasciatore dell'Azerbaigian a Roma, Mammad Ahmadzada, senza precisare se il sostegno di Ankara sia solo politico o anche militare. Il diplomatico denuncia invece, come era già stato fatto prima dell’inizio degli attuali scontri e come confermato da questi combattimenti, "l’insediamento, nei territori occupati dell'Azerbaigian, di persone provenienti dalla Siria e dal Libano allo scopo di utilizzarli come mercenari".

"L'unico modo per fermare questi scontri -aggiunge il diplomatico- è il ritiro immediato e senza condizioni delle forze dell'Armenia dai territori occupati dell'Azerbaigian e il ripristino dell'integrità territoriale dell'Azerbaigian. Non c'è altra soluzione".

"L’Azerbaigian è in guerra da 30 anni, non solo da tre giorni", ricorda. "La leadership politica e militare dell'Armenia ha piena responsabilità per la situazione attuale". "Baku ha un unico obiettivo: ripristinare la sua integrità territoriale e garantire la sicurezza nell’intero suo territorio sovrano, nel quadro dei confini riconosciuti internazionalmente, perché la presenza dell’esercito armeno nei territori dell’Azerbaigian è una una minaccia alla nostra sovranità e anche alla stabilità dell’intera regione", sottolinea il rappresentante azero in Italia.

"Le ragioni degli scontri in corso risiedono nel fatto che sono ormai 30 anni che il 20 per cento dei territori riconosciuti internazionalmente dell’Azerbaigian, inclusa la regione del Nagorno Karabakh e sette distretti adiacenti, sono sotto l’occupazione militare da parte dell’Armenia. In questi territori l’Armenia ha commesso una pulizia etnica contro tutti gli azerbaigiani, e più di un milione di nostri cittadini sono diventati rifugiati e profughi, espulsi dalle loro terre native, e il loro diritto di tornare a casa, persino di visitare le tombe dei loro familiari, è violato. L’Armenia è colpevole anche per i numerosi crimini di guerra contro i civili azerbaigiani, in particolare per il genocido di Khojaly del 1992".

Quello che sta accadendo da domenica non è altro che "il proseguimento delle provocazioni da parte dell’Armenia degli ultimi mesi, tra cui vorrei ricordare - precisa- il tentativo di attaccare in direzione del distretto azerbaigiano di Tovuz del 12-16 luglio -territorio attraversato dall’infrastruttura strategica per il trasporto di idrocarburi dall’Azerbaigian nei mercati europei, in particolare in Italia- la provocazione con sabotaggio-ricognizione del 23 agosto in direzione del distretto azerbaigiano di Goranboy, la politica di insediamento illegale degli armeni dal Libano nei territori occupati dell'Azerbaigian e le dichiarazioni e le attività provocatorie della dittatura rivoluzionaria del Premier armeno Nikol Pashinyan, con l’obiettivo di distogliere attenzione del suo popolo dalla disastrosa situazione interna e dalla sua incapacità di adempiere alle irreali promesse fatte, così come di conquistare nuovi territori dell’Azerbaigian".

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