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Libia, Serraj: "Pronti a partire 800mila migranti"

La risposta di Di Maio: "Non lo permetteremo mai"

(Fotogramma)
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15 aprile 2019 | 15.58
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"C'è bisogno che l'Italia e l'Europa siano unite e ferme nel bloccare la guerra di aggressione di Khalifa Haftar, un uomo che ha tradito la Libia e la comunità internazionale". Fayez al-Serraj, presidente del governo libico di unità nazionale, si esprime così in un'intervista a Repubblica. "Non ci sono solo gli 800mila migranti potenzialmente pronti a partire, ci sarebbero i libici in fuga da questa guerra, e nel Sud della Libia sono già ritornati in azione i terroristi dell'Isis che il governo di Tripoli con l'appoggio della città di Misurata aveva scacciato da Sirte 3 anni fa", aggiunge.

"Ho ripetuto più volte che questa è una vera e propria guerra contro di noi, una guerra che ci è stata imposta. Noi siamo una popolazione pacifica. Le nostre forze armate e la nostra popolazione si sta difendendo", afferma ancora Serraj al Corriere della Sera. "I nostri combattenti stanno operando sul campo. Noi difenderemo le nostre città, la guerra è ancora aperta e i combattimenti continuano. Noi ci auguriamo che la comunità internazionale operi al più presto per la salvezza dei civili -prosegue-. Dall’altra parte stanno attaccando le strutture civili, le strade, le scuole, le case, l’aeroporto e le strutture mediche: ambulanze e ospedali. Il generale Haftar dice che sta attaccando i terroristi ma qui ci sono solo civili. Domenica in realtà avrebbe dovuto iniziare la conferenza nazionale libica e invece l’azione di Haftar ha bloccato l’incontro".

"A me interessa proteggere l'Italia: non permetteremo mai che 800 mila migranti arrivino in Italia" dalla Libia, replica da Dubai, il vicepremier e ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, segnalando come si tratti di una crisi in "una regione instabile per scelte sbagliate del passato". Di Maio spiega come una stabilizzazione della Libia "non si può fare solo con la politica del governo italiano, ma con una politica di redistribuzione dei migranti che deve valere sempre e una politica di cooperazione" a livello europeo. Quindi, conclude, sulla Libia "niente fughe in avanti dei paesi europei, che poi magari contribuiscono all'instabilità".

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