"In tanti mi hanno chiesto di entrare in politica, anche la Lega mi chiese di candidarmi alle Europee, ma non ho accettato e non credo che lo accetterò perché non è il mio lavoro". Lo ha detto Roberto Saviano al Salone del Libro di Torino rispondendo alla domanda di una studentessa.
"Il mio lavoro è tenere il fiato sul collo del potere, proporre idee, controllare e semmai partecipare. Ma ho sempre sentito la vocazione politica - ha sottolineato lo scrittore - come diversa dalla mia, e penso che si possa fare politica solo per vocazione, indipendentemente dai risultati e dal costo personale psicologico che è enorme. Io la faccio già politica nelle mie scelte e nelle mie battaglie".
Anche la pandemia di Covid 19 per Saviano "è un problema politico, di democrazia. Se ci fosse stata più democrazia in Paesi come Cina, Brasile o India, avremmo avuto meno problemi".
"La retorica populista - ha spiegato Saviano - ci aveva spinto a tirare una riga per terra e dire che al Nord ci sono gli invasi e al Sud gli invasori, al Nord i lavoratori e al Sud i nullafacenti. La pandemia ha mostrato che si trattava di visione fallace e che il nostro destino è comune: se non ti curi dell'altro i suoi guai arrivano a te. La mancanza di democrazia in Cina, che l'occidente ha ignorato e ignora, ha portato certamente al dramma pandemia non nel senso di un complotto, ma perché le informazioni sono partite molto lentamente, più lentamente del virus, per mancanza di dibattito che è fondamento della democrazia".