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Giornalista e scrittore

Addio a Sergio Zavoli

Aveva 96 anni. Ha rivoluzionato il modo di fare informazione in tv. La carriera di un professionista in Rai, da radiocronista a presidente dell'Azienda. Zavoli, "il principe del giornalismo televisivo". Rai: "Sua scomparsa perdita incolmabile". Vespa: "E' stato il più grande giornalista radiotelevisivo di sempre". La lettera di Raffaella Carrà

(Fotogramma)
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05 agosto 2020 | 10.10
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È morto ieri sera a Roma, a 96 anni, il giornalista e scrittore Sergio Zavoli. Nato a Ravenna il 21 settembre 1923, Sergio Zavoli entrò alla Rai nel 1947 come giornalista radiofonico. E fin quasi dagli esordì della carriera realizzò con Cesare Zavattini un nuovo genere di documentari, detti all'italiana, basato su storie riprese nel loro stesso ambiente sonoro e non ricostruite in studio. Nel 1962 Zavoli creò la trasmissione televisiva "Processo alla tappa", un programma sportivo incentrato sul Giro d'Italia. Già nella sua prima edizione, rivoluzionò il modo di trattare lo sport in tv: andava in onda dopo la conclusione di ogni tappa e da un palco improvvisato nei pressi della linea del traguardo si alternavano corridori, direttori sportivi, giornalisti.

Passato definitivamente alla televisione nel 1968, Zavoli ha ideato trasmissioni di grande successo dedicate all'attualità (Tv7, Az, Controcampo); fu poi (1969) condirettore del Telegiornale, direttore del Gr1 (1976) e presidente della Rai (1980-86). Direttore de "Il Mattino" di Napoli (1993-94), ha collaborato come opinionista a varie riviste (Oggi, Epoca, Jesus). Senatore della Repubblica dal 2001 al 2018, nel 2009 era stato eletto presidente della commissione parlamentare per la vigilanza sulla Rai.

Attento alle problematiche morali e sociali dell'età contemporanea, Zavoli ha scritto vari saggi, come "Viaggio intorno all'uomo" (1969), "Nascita di una dittatura" (1973), "La notte della Repubblica" (1992), legati a sue trasmissioni televisive di successo. Ha pubblicato inoltre: "Dieci anni della nostra vita: 1935-1945" (1960); "Altri vent'anni della nostra vita: 1945-65" (1965); "Figli del labirinto" (1974); "Socialista di Dio" (1981); "Romanza" (1987); "Di questo passo" (1993); "Un cauto guardare" (1995); "Dossier cancro" (1999); "Il dolore inutile" (2002); "Diario di un cronista" (2002); "La questione: eclissi di Dio e della storia" (2007).

Nel 2011 ha pubblicato il libro autobiografico "Il ragazzo che io fui", storia personale che diventa viaggio nella memoria dell'Italia. E' stato autore di raccolte poetiche come "L'infinito istante (2012) e "La strategia dell'ombra" (2017). Tra i tanti programmi televisivi di Zavoli "Viaggio nel sud" (1992); "Nostra padrona televisione" (1994); "Credere, non credere" (1995), dal quale è stato tratto un volume (1997).

Tantissimi i messaggi di cordoglio. "La scomparsa di Sergio Zavoli rappresenta una perdita incolmabile non solo per la Rai, con la quale la sua storia professionale e personale è profondamente intrecciata, ma per tutto il Paese" scrive la Rai in un comunicato. Rai1 ha cambiato il palinsesto per rendere omaggio al grande giornalista scomparso. "Zavoli, storia di un cronista” è il titolo dello speciale condotto da Monica Maggioni che andrà in onda questa sera alle 21.30.

"La scomparsa di Sergio Zavoli mi addolora - dichiara il presidente della Repubblica Sergio Mattarella - Desidero anzitutto esprimere i miei sentimenti di vicinanza e solidarietà ai familiari. Il giornalismo italiano perde uno dei suoi maestri. Il congedo di Zavoli – come lui stesso lo definiva – sarà occasione per ripensare la sua eredità, per ricordare l’originalità e la qualità dei suoi lavori più importanti, per trarre spunti e ispirazione dal suo stile, dalla sua etica professionale, dalla sua grande forza narrativa capace di andare in profondità e di cogliere l’umanità che sta dietro gli eventi e i protagonisti".

"Giornalista, scrittore, intellettuale di grande sensibilità, Zavoli è stato un pioniere dalla radio e una personalità tra le più rappresentative della televisione italiana. Il suo nome e il suo volto sono legati a programmi di successo e di valore, che resteranno nella memoria. La sua autorevolezza lo portò alla presidenza della Rai e, successivamente, da senatore, alla presidenza della Commissione di vigilanza sui servizi radiotelevisivi. Lascia una testimonianza di un grande insegnamento per tutto il mondo dell’informazione e per i giovani che si avviano a una professione così importante per le libertà democratiche e per la qualità della vita civile", conclude il capo dello Stato.

"Sergio Zavoli non è stato solo un giornalista. È stato un intellettuale: indagava, analizzava, raccontava. Ci sono uomini che credono di sapere tutto, lui ''sapeva di non sapere''. E si informava. Per poi informare a sua volta". Lo scrive su Facebook il premier Giuseppe Conte. "Aveva a cuore la deontologia professionale. Era la voce asciutta di un giornalismo rigoroso, che nell'immaginario dei più è vestito di abiti austeri, macchiati dall'inchiostro delle rotative. Il suo lavoro non ha mai ceduto al sensazionalismo, privilegiando la maieutica dell'informazione", prosegue Conte. "Con Sergio Zavoli se ne va un uomo difficile da imbrigliare in una parola o in un'etichetta. Più facile ricordarci cosa va via con lui: il racconto di un Paese che si ascoltava riflettendo nelle ore serali o dal microfono delle radio, la testimonianza senza tempo di chi ha saputo cogliere gli umori, i sogni e le preoccupazioni che gli italiani si confidavano nelle stanze di casa", conclude il presidente del Consiglio.

"La sua voce inconfondibile è stata l'io narrante della storia italiana più recente. Grande maestro di televisione e tra le firme più significative del Novecento, Zavoli ci lascia un esempio di giornalismo lucido e appassionato che, con tono pacato e analisi mai scontate, ha saputo raccontare i grandi fatti del nostro tempo. Cultura, dedizione e competenza sono stati gli stessi principi che ne hanno ispirato l'impegno in Senato. Ai familiari giunga la mia vicinanza" dichiara la presidente del Senato Elisabetta Casellati.

"Maestro di giornalismo, ideatore di programmi e inchieste che hanno lasciato il segno, Sergio Zavoli ha reso onore al senso più profondo che il servizio pubblico radiotelevisivo deve esprimere. Ha servito le istituzioni e ha raccontato l'Italia, dalle vicende sportive alle pagine più buie, con rigore, professionalità, con sguardo lucido, mai scontato. L'Italia perde un punto di riferimento, un grande giornalista, un grande intellettuale" le parole del presidente della Camera, Roberto Fico.

"Aveva nel cuore la Costituzione, la libertà di informazione, il servizio pubblico e il rispetto per le parole che, nelle sue inchieste, non si sono mai trasformate in pietre" il ricordo di Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana.

L'ultimo desiderio di Sergio Zavoli è di "essere riportato a Rimini e riposare accanto a Federico Fellini". E' questo quanto la famiglia del grande giornalista ha comunicato "con parole delicate e precise" al sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, che ha reso noto la volontà del suo cittadino onorario. Tanti anni fa, ricorda il sindaco, in un racconto Zavoli aveva scritto che a Rimini un giorno sarebbe tornato "per stare, perché bisogna morire a casa, sentendo i rumori della tua strada, sapendo che da quella finestra entra odore di mare, contando le ore sui suoni e le luci che sono trascorse intorno a te dall'infanzia, quasi udendo le voci che stagnano nel bar, essendo vivo fino alla fine, insomma sino a quando non senti che queste cose ti lasciano amichevolmente morire". "Lo aveva scritto tanti anni fa. E lo ha fatto - aggiunge il primo cittadino di Rimini - Ci ha chiesto di potere riposare per sempre accanto all'amico Federico. Per proseguire insieme il viaggio. Per ridere, scherzare. Per raccontare. Per dare suono comprensibile all'anima, anzi alle anime dei grandi e degli umili, dei potenti e degli indifesi, di chi aspetta solo che gli si dia voce uscendo per un giorno dall'anonimato. Tutti trattati allo stesso modo, con rigore e allo stesso tempo facendo prevalere la curiosità per l'essere umano e i suoi misteri, la sua impronta allo stesso unica e esemplare. Ma, prima di tutto, ascoltando". Il Comune di Rimini, in accordo con le volontà della famiglia, "onorerà al meglio la memoria di Sergio Zavoli con iniziative che saranno comunicate successivamente", annuncia poi Gnassi.

"Alla famiglia di Sergio Zavoli desidero esprimere il mio sentito cordoglio per la sua scomparsa. Mi legavano a lui una amicizia sentita e una stima profonda, consolidate negli anni del comune impegno politico e istituzionale nel Senato della Repubblica". Lo dichiara l'ex vice presidente del Senato Gavino Angius. "Zavoli è stato un grande intellettuale italiano che nel giornalismo, nelle lettere, nelle istituzioni, nella politica, diede un esempio altissimo di impegno civile, sociale, democratico". Prosegue Angius. "E' stato fino alla fine un uomo di sinistra, socialista, aperto, moderno, critico. Un uomo a cui dovremmo essere grati per ciò che ci ha insegnato e lasciato".

"Zavoli non è stato solo un grande giornalista, è stato anche un grande presidente della Rai, molto democratico nell'accezione più bella del termine. Sapeva ascoltare ed era un piacere ascoltarlo". Pippo Baudo ricorda così con l'Adnkronos Sergio Zavoli, con cui ebbe modo di confrontarsi spesso ai tempi in cui il giornalista presiedeva la Rai, dal 1980 al 1986. "Mi ricordo che al primo incontro gli diedi del 'lei' e lui mi invitò a passare al 'tu'. Apprezzavo molto il suo linguaggio televisivo e anche la sua bellissima voce. Ma anche sentirlo parlare a quattr'occhio è molto piacevole", dice Baudo, che in questi giorni si trova in vacanza proprio a Rimini: "Qui la sua scomparsa è molto sentita e da quando il sindaco ha annunciato che Zavoli ha espresso il desiderio di essere sepolto vicino a Fellini non si parla d'altro. D'altronde questa è una cosa bellissima, così romantica. E rispecchia la grandissima amicizia che c'era tra i due", sottolinea Baudo. "Mi ricordo che Zavoli mi invitava spesso a cena nella villa dove viveva nelle campagne di Monte Porzio Catone, alle porte di Roma. Una casa molto bella, appartenuta ad un cardinale, dove c'erano anche la fonte battesimale e l'altare e dove si mangiava benissimo. E il più delle volte trovavo lì anche Fellini, che poi mi chiedeva di dargli un passaggio di ritorno a via Margutta, perché non guidava. Fellini si divertiva molto con Zavoli, lo sfotteva anche parecchio, perché Zavoli era molto più impostato e rigido di lui. E oggi questa amicizia mi sembra ancora più bella alla luce del desiderio di Zavoli di essere sepolto accanto a Fellini", conclude Baudo.

Vespa: "E' stato il più grande giornalista radiotelevisivo di sempre"

La lettera di Raffaella Carrà

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