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Gherardo Colombo lancia Resq: "Andremo a salvare gente in mezzo al mare"

L'ex magistrato di Mani pulite, che sarà il presidente onorario, presenta così il battesimo della nuova associazione che punta a dire basta allo stillicidio di vite umane nel Mediterraneo

Fotogramma /Ipa
Fotogramma /Ipa
29 luglio 2020 | 11.14
LETTURA: 2 minuti

Si chiamerà ResQ - People Saving People e avrà una nave per andare in mezzo al mare a salvare le persone in difficoltà. Gherardo Colombo, ex magistrato di Mani pulite, che sarà il presidente onorario, presenta così il battesimo della nuova associazione che punta a dire basta allo stillicidio di vite umane nel Mediterraneo, sia di coloro che muoiono affogati, sia di coloro che vengono riportati nei lager libici.

''Siamo agli inizi - spiega all'Adnkronos - l'idea è nata tra pochi amici, ma sta crescendo l'adesione. L'obiettivo è quello di salvare persone, senza nessun altro fine. Un impegno previsto dalla nostra stessa Costituzione. All'articolo 10 dice che le persone che nel loro paese non possono valersi delle libertà democratiche garantite dalla nostra costituzione hanno il diritto di essere accolte. Non è una facoltà o un privilegio. E' un diritto''. Nessuna polemica con chi ha una visione diversa e a chi dice che già ci sono troppe navi i nel Mediterraneo: ''Avremo una nave, non saranno mai abbastanza, e andremo a salvare tutte le persone che sono in difficoltà in mezzo al mare, la logica è questa: se c'e' una persona che sta annegando in mezzo al mare la si salva. Lo faremmo per chiunque, di qualsiasi tendenza e qualsiasi opinione avesse''. L'ex magistrato non entra e non vuole entrare nella discussione politica: ''Certo non tutti diranno che facciamo bene, tanti diranno che facciamo male, a me non viene da apostrofare come disgraziati quelli che la pensano in modo diverso. Piuttosto - sottolinea - con questa iniziativa si può stimolare il pensiero a riconoscere che tutte le persone sono persone. Anche il singolo che si trova in difficoltà''.

Colombo ritiene che non andare ad aiutare le persone che ''stanno annegando, significa negare un problema epocale di fuga da realtà insostenibili e invivibili. C'è chi sostiene che è meglio andarli ad aiutare a casa loro e che i problemi vanno risolti nelle loro sedi. Ma allora si aprono discussioni a non finire, a cominciare del rapporto che ha l'Italia con il commercio delle armi''. Ecco perché questa iniziativa ''deve rimanere dentro i suoi confini. Al centro c'è l'uomo in un momento di necessità. E non si lascia affogare una persona. L'iniziativa è nata proprio da questa domanda: se io stessi affogando mi piacerebbe che a salvarmi venisse qualcuno? Tutto qui. Al centro del nostro progetto c'e la dignità della persona; tutte le altre questioni e problemi vengono dopo''. L'ideale, sarebbe per l'associazione ''trovare un numero tale di persone che, dando ciascuna 1 euro, ci consentisse di raggiungere i nostri obiettivi che, ribadisco, non sono politici e non vanno a cercare scontro con nessuno: hanno solo il fine di fornire un aiuto concreto, visibile e reale, evitare cioè che le persone muoiano in mezzo al mare''.

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