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Speranza: "Non c'è data certa per vaccino, tenersi pronti per seconda ondata"

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27 maggio 2020 | 21.48
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"Auspichiamo che il vaccino contro Covid-19 arrivi il prima possibile, e la ricerca globale sta facendo uno sforzo senza precedenti. Ma non c'è scritto da nessuna parte che c'è una data certa per il vaccino. Quindi fino ad allora dobbiamo tenerci pronti per una eventuale seconda ondata". Lo ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza, in audizione in Commissione d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti sulla gestione dei rifiuti legata all'emergenza Covid-19.

"Un giorno, sconfitto il coronavirus, aver dotato il Paese di posti letto aggiuntivi in terapia intensiva ci avrà resi più forti". Speranza ha sottolineato inoltre che la salute ha guadagnato in questa fase "una nuova centralità", si è presa consapevolezza dell'importanza di "investire nella salute".

"Nel giro di pochi mesi avremo una autonoma produzione italiana di mascherine, che ci consentirà di essere" pienamente autosufficienti "e indipendenti dal mercato internazionale", ha detto ancora.

"In una prima fase di questa vicenda tutta l'Europa si è trovata in difficoltà, perché la produzione" è stata portata col tempo nella "disponibilità dei Paesi non occidentali", ha ricordato Speranza. Poi è scattata la corsa all'acquisto delle mascherine. Ma l'Italia punta a una "produzione italiana di mascherine" che consenta al Paese di essere pienamente autosufficiente. "Le mascherine di comunità - ha ribadito il ministro - consente una protezione delle vie respiratorie e offre maggiori garanzie sul ciclo dei rifiuti".

Quanto ai rischi connessi alle acque reflue, "è in corso uno studio dell'Organizzazione mondiale della sanità per fare chiarezza. Ma quello che sappiamo - ha detto Speranza - è che il contagio avviene nella stragrande maggioranza dei casi attraverso il contatto interumano. Sappiamo inoltre che fuori dal corpo umano la resistenza del virus è molto limitata".

C'è dibattito sulla riutilizzabilità delle mascherine, previo lavaggio o sanificazione, ha proseguito Speranza, aggiungendo che si tratta di una questione "non risolta, all'attenzione dell'Istituto superiore di sanità. Si tratta infatti di prevedere un protocollo correlato alla tipologia di materiale di cui è composto il dispositivo".

Il caso delle mascherine di comunità, dunque, sarà diverso da quello delle chirurgiche, ha affermato. "Per le mascherine di comunità", che "rappresentano delle protezioni efficaci per la prevenzione del contagio per la popolazione, se usate in modo diffuso", deve ritenersi "ammissibile il loro riutilizzo", che finirà per 'pesare' meno sull'ambiente. E' importante informare con adeguate campagne "la popolazione, promuovendo le corrette pratiche di riuso" di queste mascherine. Quanto alle mascherine chirurgiche monouso, "non è configurabile al momento il loro riutilizzo", perché "il ricondizionamento potrebbe causare problemi" alla trama. Allo stato, inoltre, non sono disponibili test per verificare le caratteristiche tecniche di questi dispositivi una volta riprocessati, ha fatto sapere il ministro.

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