Il Pontefice interviene contro i reati commessi da esponenti del clero con due 'rescripta'. Innalzata da 14 a 18 anni l'età massima delle vittime
Di Enzo Bonaiuto
Papa Francesco
interviene sui reati di pedofilia commessi da esponenti del clero, modificando e aggiornando alcuni termini relativi al reato e al processo ecclesiastico, con due 'rescripta' separati ma inerenti lo stesso tema, che più di uno scandalo ha provocato all'interno della Chiesa e fin dentro le mura del Vaticano.
Con il 'Rescriptum ex audientia' sulla riservatezza delle cause, il Papa abolisce il segreto pontificio riducendolo a semplice segreto d'ufficio, mentre con il 'Rescriptum ex audientia' di modifica delle norme relative ai reati più gravi, il Pontefice apre anche ai laici i ruoli di procuratore e avvocato e innalza da 14 a 18 anni l'età massima delle vittime di pedofilia e pedopornografia.
Il primo 'rescriptum' sarà immediatamente operativo subito dopo la sua pubblicazione sull'Osservatore Romano, mentre il secondo 'rescriptum' entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio del 2020 una volta inserito degli Acta Apostolicae Sedis.
La riduzione del segreto pontificio a semplice segreto d'ufficio, come specifica monsignor Juan Ignacio Arrieta segretario del Pontificio Consiglio per i testi legislativi, "intende precisare il grado di riservatezza con cui devono essere gestite le notizie o le denunce concernenti abusi sessuali compiuti da chierici o persone consacrate contro minori e altri soggetti determinati, nonché quelle eventuali condotte di autorità ecclesiastiche che tendessero a silenziarle o coprirle".
Lo scopo della nuova istruzione di Papa Francesco è di "cancellare la soggezione al segreto pontificio riconducendo il livello di riservatezza, doverosamente richiesta a tutela della buona fama delle persone coinvolte, al normale segreto d'ufficio che ogni sacerdote o il titolare di un pubblico ufficio è tenuto a osservare, in modalità distinte a seconda che si tratti di soggetti che hanno diritto a conoscere queste notizie e di chi invece non è in possesso di alcun titolo per averle". Il documento vuole "dare certezza sul modo di comportarsi in queste situazioni che, in alcuni casi per i ministri sacri, possono sfiorare irrinunciabili doveri morali di segretezza".
In effetti, il motu proprio su 'La tutela dei minori' del marzo 2019 e la contestuale legge vaticana sulla protezione dei minori e di persone vulnerabili impone all'interno della Santa Sede l'obbligo di denuncia di questo genere di reati perpetrati da impiegati o comunque avvenuti nel territorio del Vaticano, salvo l'ovvio 'sigillo sacramentale' che deve essere sempre rispettato dal sacerdote che confessa un reo. Mentre il successivo motu proprio 'Vos Estis Lux Mundi' del maggio 2019 allarga l'obbligo di denuncia "rispetto a condotte illecite di chierici o consacrati, includendo gli atti sessuali con adulti realizzati con abuso di autorità e il silenzio colpevole su condotte di questo genere nel corso di inchieste ecclesiastiche avviate nei confronti dei responsabili di tali crimini"; ma senza fare alcun cenno diretto al segreto pontificio.
A questo punto, si osserva nella nota del Vaticano, "l'obbligo di denuncia prescritto dalle norme richiedeva, per coerenza normativa, un attento esame del segreto pontificio che i vari documenti non avevano menzionato". La nuova istruzione di Papa Francesco riguarda quindi "soltanto gli obblighi giuridici di una materia che per certi aspetti può anche coinvolgere, principalmente per i sacerdoti, irrinunciabili doveri morali di 'sigillo' che nessun legislatore umano ha capacità di modificare".
Il 'rescriptum' del Pontefice "non ha collisione alcuna con il dovere assoluto di osservare il sigillo sacramentale, che è un obbligo imposto al sacerdote in ragione della posizione che occupa nell'amministrare il sacramento della confessione, da cui neanche il penitente stesso potrebbe liberare". E l'abolizione del segreto pontificio "non vuol dire che venga sdoganata la libera pubblicità da parte di chi è a conoscenza delle azioni delittuose". Infatti, "le persone informate della situazione o in qualche modo coinvolte nelle inchieste sono tenute a garantire la sicurezza, l'integrità e la riservatezza e a non condividere informazioni di alcun genere con soggetti terzi, estranei alla causa".
L'istruzione papale esclude dalla categoria del segreto pontificio le materie che riguardano "abuso di autorità nel costringere ad atti sessuali, abuso sessuale di minori o di persone vulnerabili, occultamento di queste condotte in inchieste ecclesiastiche" nonché "reati di pedofilia con minori o con soggetti incapaci, reati di pedopornografia che abbiano per oggetto giovani al di sotto dei diciotto anni". Tutte queste condotte non sono più oggetto di segreto pontificio.
Contestualmente al 'rescriptum' sulla riservatezza delle cause, Papa Francesco ha promulgato anche un secondo documento, che riguarda le norme sui 'delicta graviora', ossia sui reati più gravi, compresa la pedofilia e la pedopornografia.
Anzitutto, "si sopprime la precettiva esigenza finora stabilita secondo la quale il ruolo di avvocato e di procuratore doveva essere adempiuto da un sacerdote, sia quando la causa era allo studio dei tribunali diocesani, sia quando veniva esaminata in Vaticano dalla Congregazione per la dottrina della Fede". D'ora in poi, "questo ruolo potrà essere svolto anche da un fedele laico che sia in possesso dei requisiti stabiliti dall'ordinamento della Chiesa".
Infine, l'altra modifica del nuovo documento pontificio riguarda "l'elevazione a 18 anni e non più fino a 14 anni, come era finora, dell'età dei soggetti ripresi nelle immagini, come requisito per configurare il reato di pedopornografia. Anche questa scelta, pur nelle difficoltà determinative che potrà generare - come ammette la nota vaticana - rappresenta un coerente seguito del generale innalzamento ai 18 anni dell'età costitutiva del reato di pedofilia".