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"Imane non è stata avvelenata"

Stando alla conclusione alla quale, da quanto risulta all'Adnkronos, sono arrivati finora i consulenti incaricati dalla procura di Milano, l'ex modella potrebbe essere morta per cause naturali

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12 luglio 2019 | 18.16
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di Antonietta Ferrante

"Non ci sono elementi a supporto di ipotesi di morte non naturale". E' questa, in sintesi, la conclusione a cui, da quanto risulta all'Adnkronos, sono arrivati finora i consulenti incaricati dalla procura di Milano di indicare la causa del decesso di Imane Fadil, testimone dei processi Ruby con imputato Silvio Berlusconi, morta lo scorso 1 marzo all'Humanitas di Rozzano, dopo un mese di agonia.

A oltre cento giorni e dopo i primi esiti controversi, nella relazione degli esperti non c'è nessuna evidenza sull'ipotesi di avvelenamento, il primo di una serie di sospetti che hanno acceso l'attenzione sul caso, su cui indaga il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e i pm Luca Gaglio e Antonia Pavan. 

Il lavoro degli esperti di Medicina legale di Milano guidati dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo, iniziato lo scorso 16 marzo, è stato fino ad oggi un lungo percorso di esclusione. Scartata fin da subito l'ipotesi di una morte legata a sostanze radioattive, gli esami su ossa, tessuti e sangue si sono focalizzati sulla presenza di metalli, in particolare di ferro, molibdeno, antimonio e cromo. Una concentrazione superiore alla norma, ma non ritenuta mortale e dunque non sufficiente, secondo i consulenti, a ipotizzarla come causa del decesso. Nella relazione collegiale si sottolinea come "non ci sarebbero risultanze indicative di avvenuto avvelenamento".

Non è stata sottovalutata, ma neanche questa strada sembra aver dato risultati certi, l'ipotesi di una malattia rara o autoimmune come l'aplasia midollare, per cui il midollo della 34enne ex modella non darebbe stato più in grado di produrre cellule sanguigne e piastrine.

Non è un caso che nel team di esperti faccia parte anche Francesco Scaglione, farmacologo clinico con il compito di affiancare i medici nello studio di possibili tumori ed effetti collaterali legati all'assunzione di farmaci, cui Fadil è stata sottoposta nel tentativo di salvarle la vita. A quattro mesi dal decesso, non ci sono evidenze, finora, per parlare di morte sospetta.

''Alla famiglia interessa sapere come è morta - commenta all'Adnkronos Mirko Mazzali, l'avvocato dei familiari di Imane -. E allora se non c'e avvelenamento lo dicano ufficialmente, dicano come è morta, così almeno si potranno fare i funerali''.''Se non ci sono elementi a supporto di una ipotesi di morte non naturale - spiega Mazzali - sicuramente hanno escluso l'avvelenamento, perché è evidente che non c'e' stato accoltellamento, certo però che la famiglia vuole vedere degli atti ufficiali. Speriamo non si debba attender ancora a lungo''.

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