Decine di arresti. Ordinanze di custodia cautelare per politici, medici, assistenti sociali e liberi professionisti nel Reggiano: scoperti falsi ricordi di abusi ingenerati con elettrodi
Sindaci, medici, assistenti sociali, psicoterapeuti e liberi professionisti. Sono decine le persone indagate nell'ambito dell’operazione 'Angeli e Demoni', che ha scoperchiato un illecito sistema di gestione di minori in affido, tutti tra i 6 e gli 11 anni. I Carabinieri di Reggio Emilia, sotto il coordinamento della locale Procura e del pm Valentina Salvi hanno eseguito, tra l’Emilia Romagna ed il Piemonte, un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal locale Tribunale a carico di 16 indagati.
Sei persone sono state sottoposte alla misura cautelare degli arresti domiciliari, tra cui il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti - che secondo l'ordinanza era "pienamente consapevole della totale illiceità del sistema" - la responsabile del servizio sociale integrato dell'Unione di Comuni della Val d'Enza, una coordinatrice del medesimo servizio, un'assistente sociale e due psicoterapeuti di una onlus di Moncalieri, nel torinese.
Ulteriori otto misure cautelari di natura interdittiva sono costituite dal divieto temporaneo di esercitare attività professionali e sono state eseguite a carico di altrettanti soggetti: dirigenti comunali, operatori socio-sanitari, educatori. Infine altre due misure coercitive del divieto di avvicinamento a un minore sono state eseguite a carico di una coppia affidataria accusata di maltrattamenti.
Oltre 100 i Carabinieri impegnati nell’esecuzione dell’ordinanza cautelare e di decine di perquisizioni domiciliari. I destinatari della misura cautelare sono accusati, a vario titolo, di frode processuale, depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamenti su minori, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione, peculato d’uso. Tra i reati contestati, in particolare, quello di lesioni gravissime ai minori in relazione ai traumi loro provocati e di abusi sessuali. A riguardo alcuni di loro, oggi adolescenti, manifestano profondi segni di disagio (tossicodipendenza e gesti di autolesionismo).
Gli inquirenti contestano agli indagati "ore e ore di intensi lavaggi del cervello" intercettati durante "le sedute di psicoterapia effettuate sui minori, anche di tenera età, dopo che gli stessi erano stati allontanati dalle rispettive famiglie, attraverso le più ingannevoli e disparate attività".
Tra le "ingannevoli attività" messe in piedi per allontanare bambini dalle famiglie, sono state scoperte relazioni false, disegni dei bambini "artefatti attraverso la mirata aggiunta di connotazioni sessuali", terapeuti travestiti da personaggi cattivi delle fiabe, "in rappresentazione dei genitori intenti a fargli del male", falsi ricordi di abusi sessuali ingenerati con gli elettrodi di quella che veniva spacciata ai bambini come macchinetta dei ricordi. Per "lunghi anni" i Servizi sociali hanno inoltre omesso di "consegnare ai bambini lettere e regali dati dai genitori naturali", che i Carabinieri hanno ora "rinvenuto e sequestrato, in un magazzino, dove erano accatastati".
Dalle indagini è emerso che tra gli affidatari dei minori coinvolti c'erano anche titolari di sexy shop, persone con problematiche psichiche e con figli suicidi. Sono inoltre stati accertati due casi di stupro presso le famiglie affidatarie e in comunità, dopo l’illegittimo allontanamento. In un caso la piccola vittima sarebbe stata violentata da un cugino della coppia affidataria "Quello che veniva spacciato per un modello istituzionale da emulare sul tema della tutela dei minori abusati - sottolineano gli investigatori - altro non era che un illecito business ai danni di decine e decine di minori sottratti alle rispettive famiglie".
LE INDAGINI - Le indagini sono iniziate alla fine dell’estate del 2018, dopo l’anomala escalation di denunce all’autorità giudiziaria, da parte dei servizi sociali coinvolti, per ipotesi di reati di abusi sessuali e violenze a danni di minori commessi da parte dei genitori. L’analisi dei fascicoli vedeva puntualmente approdare le indagini verso la totale infondatezza di quanto segnalato. I servizi sociali coinvolti proseguivano nel percorso psicoterapeutico reiteratamente richiesto. Da tale spunto si è sviluppata l’intensa indagine che ha svelato i numerosi falsi documentali redatti dai servizi sociali in complicità con alcuni psicologi. Si realizzava la diagnosi di una mirata patologia post traumatica a carico dei minori, condizione necessaria a garantirne la prese in carico da parte della onlus. Il pagamento delle prestazioni psicoterapeutiche avveniva, quindi, in assenza di procedura d’appalto: gli affidatari venivano incaricati dai Servizi Sociali di accompagnare i bambini alle sedute private di psicoterapia e di pagare le relative fatture a proprio nome. Mensilmente gli affidatari ricevevano rimborsi sotto una simulata causale di pagamento, falsando così i bilanci dell’Unione dei Comuni coinvolti. Tra gli affidatari inoltre, anche amici e conoscenti dei servizi sociali. Dietro tali illecite condotte, l’interesse economico, che vedeva legati i dipendenti dell’Unione ai responsabili della onlus, attraverso reciproci conferimenti d’incarichi: da un lato la citata Onlus diveniva affidataria dell’intero servizio di psicoterapia voluto dall’ente e dei relativi convegni e corsi di formazione, organizzati in provincia, e, dall’altra, alcuni dipendenti dello stesso ente ottenevano incarichi di docenza retribuiti, nell’ambito di master e corsi di formazione, tenuti sempre dalla onlus. Innocenti disegni dei bambini venivano falsificati attraverso la mirata aggiunta di dettagli a carattere sessuale, abitazioni descritte falsamente come fatiscenti, stati emotivi dei piccoli falsamente relazionati, travestimenti dei terapeuti da personaggi cattivi delle fiabe messi, in rappresentazione dei genitori intenti a fargli del male, denigrazione della figura paterna e materna. Decine e decine i regali e le lettere di affetto, consegnati negli anni da parte dei genitori naturali, che i Carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato in un magazzino dove erano nascosti, che gli appartenenti ai Servizi Sociali indagati omettevano di consegnare ai piccoli. Questi erano solo alcuni dei metodi adottati nei confronti dei bambini, in provincia di Reggio Emilia, anche di tenera età, al fine di allontanarli dai genitori, per poi mantenerli in affido e sottoporli ad un circuito di cure private a pagamento di una Onlus piemontese. Un business illecito di diverse centinaia di migliaia di euro di cui beneficiavano alcuni degli indagati, mentre altri si avvantaggiavano a vario titolo dell’indotto derivante dalla gestione dei minori attraverso i finanziamenti regionali, grazie ai quali venivano, inoltre, organizzati anche numerosi corsi di formazione e convegni ad appannaggio della predetta Onlus, in elusione del codice degli appalti e delle disposizioni dell’Autorità Nazionale Anticorruzione. Il sistema era consolidato, e ha portato all’apertura di un Centro specialistico regionale, per il trattamento del trauma infantile derivante da abusi sessuali e maltrattamenti (che di fatto è risultata una costola della Onlus). Nel Centro specialistico veniva altresì garantita l’assistenza legale ai minori attraverso la sistematica scelta, da parte dei Servizi Sociali, di un avvocato, anch’egli indagato per “concorso in abuso d’ufficio”, attraverso fraudolente gare d’appalto gestite dalla dirigente del Servizio, al fine di favorirlo. Sono emerse ore ed ore di sedute di terapia sui bambini, anche attraverso l’utilizzo di apparecchiature elettriche spacciate come strumenti in grado di garantire alla terapeuta la gestione della mente e il recupero dei ricordi. Ai bimbi veniva inoltre riferito che era assolutamente necessario far riemergere “le brutte cose” commesse dai genitori e ciò proprio in prossimità delle testimonianze che i bambini avrebbero poi reso alla competente autorità giudiziaria. In alcuni casi, la terapeuta non risparmiava ai minori i dettagli dei propri fantasiosi racconti (spacciandoli come il contenuto da lei letto nella mente dei piccoli). Durante le sedute di psicoterapia le terapeute spiegavano ai bambini che ogni loro comportamento era legato alle traumatiche esperienze vissute in passato. Le indagini sono tuttora in corso, risultano al vaglio degli investigatori le posizioni di decine e decine di minori seguiti negli anni passati proprio dai servizi sociali.