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Procura di Roma, aria da resa dei conti

Scontro tra toghe per la nomina del nuovo procuratore. A Perugia indagato Luca Palamara, ex presidente dell'Anm

(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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29 maggio 2019 | 11.50
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Bocche cucite fra i corridoi di piazzale Clodio ma alla Procura di Roma, da quando è andato in pensione l’ex capo Giuseppe Pignatone, le tensioni che già c’erano sono esplose e sembra tirare un’aria da resa dei conti. Dietro i nomi dei tre pretendenti alla guida del più importante ufficio giudiziario d’Italia si combatte infatti una ‘guerra’ fra toghe più che fra correnti. Gli ‘umori’ dicono che chi vuole dare un più forte segno di continuità con la gestione Pignatone sponsorizzi il procuratore di Palermo Franco Lo Voi mentre dall’altra parte ci sarebbero quelli che puntano su Marcello Viola, procuratore generale di Firenze. Il terzo ‘incomodo’, una figura considerata intermedia, è quella del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo.

Ad infiammare lo scontro fra toghe è stato il sostituto procuratore Stefano Rocco Fava che ha scritto al Csm per segnalare il presunto conflitto di interessi di Pignatone e dell’aggiunto Paolo Ielo in merito ad alcune importanti inchieste giudiziarie a causa dell'attività professionale dei loro fratelli. Per tutta risposta, ha denunciato Fava, gli è stato tolto il fascicolo sul caso Amara e sulle presunte sentenze pilotate nell’ambito della giustizia amministrativa.

A confermare l’aria tesa che tira in Procura sono alcuni magistrati titolari di inchieste che hanno chiamato in causa politici locali e nazionali e che rivendicano di aver dato fastidio ai ‘potenti’. A questi l’esposto di Fava non è affatto piaciuto. “Stanno cercando di farci fuori, ma noi andremo avanti, quando c'è da menare, noi meniamo” spiegano. Nello stesso fronte c’è chi parla apertamente di “una guerra che ha l'obiettivo di depotenziarci”.

Al primo piano della Procura, fra gli aggiunti, c’è chi ammette che “da quando è andato via Pignatone la situazione è esplosa e metterci mano sarà complicato. Questa situazione ci fa del male, ci rende meno credibili”. Al contrario sempre negli uffici giudiziari capitolini c'è un'altra parte di sostituti che auspica un normale ricambio con importanti magistrati "che si vuol far passare - spiega una toga - per soggetti non in grado di combattere corruzione e mafia a Roma".

Ma è l'area dei pignatoniani a spingere sull'acceleratore osservando come sull’onda di inchieste importanti condotte durante la gestione Pignatone, da Mafia Capitale al caso Cucchi, passando per la guerra ai clan romani, in molti chiedono una continuità e non vedono bene la possibile scelta di Viola, “bravissima persona – spiegano alcuni magistrati romani – ma troppo debole” e con poca esperienza in tema di lotta alle mafie, quando invece - osservano i più favorevoli all'arrivo del procuratore generale di Firenze - anche Viola "ha combattuto la mafia con risultati importanti".

Insomma, in mezzo a questo scontro si inserisce anche il fatto che la Procura di Perugia, competente per giudicare i colleghi della Capitale, ha aperto un'indagine per corruzione a carico di Luca Palamara, ex presidente dell'Anm, esponente della corrente centrista Unità per la Costituzione’ e in corsa per un posto da procuratore aggiunto. Segno, questo, che la battaglia per la successione alla guida di piazzale Clodio e di importanti uffici giudiziari della Capitale, è ormai aperta. E non si escludono ulteriori, e clamorosi, colpi di scena.

LA NOTA DI PALAMARA - E' a una nota che affida la sua replica Palamara: ''Apprendo dagli organi di stampa di essere indagato per un reato grave ed infamante per la mia persona e per i ruoli da me ricoperti - si legge -. Sto facendo chiedere alla Procura di Perugia di essere immediatamente interrogato perché́ voglio mettermi a disposizione per chiarire, nella sede competente ad istruire i procedimenti, ogni questione che direttamente o indirettamente possa riguardare la mia persona''. ''Mai, e sottolineo mai, baratterei il mio lavoro e la mia professione per alcunché̀ - aggiunge Palamara - e sono troppo rispettoso delle prerogative del Csm per permettermi di interferire sulle sue scelte ed in particolare sulla scelta del Procuratore di Roma e dei suoi aggiunti''.

CSM APRE FASCICOLO - Intanto, la prima commissione del Consiglio superiore della magistratura aprirà un fascicolo a seguito dell'inchiesta su Palamara. "Il fascicolo sarà aperto perché in questi casi c'è un automatismo - spiega il presidente della Commissione, Alessio Lanzi, laico di Fi - ma in presenza di un'indagine penale si sospende in attesa dell'esito". Il Csm ha inoltre aperto una pratica relativa all'esposto presentato nei mesi scorsi dal pm di Roma Stefano Rocco Fava che ha segnalato un presunto conflitto di interesse dell'ex procuratore Giuseppe Pignatone e dell'aggiunto Paolo Ielo nel caso Amara a causa dell'attività dei rispettivi fratelli, avvocati. ''La pratica è in fase di istruttoria - spiega il preside della prima commissione del Csm , il laico di Fi Alessio Lanzi - ancora non è stata esaminata''.

BONAFEDE -Sulla vicenda il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede preferisce tenere un profilo basso: ''Non ho dichiarazioni da fare, se non riaffermare il rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura e del suo organo di governo autonomo" dice il Guardasigilli rispondendo a una domanda sull'indagine a carico di Palamara a margine dell'inaugurazione dell'anno giudiziario forense.

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