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In quasi 20 anni, sottolinea Interzero in un'analisi, la produzione di rifiuti aziendali in Italia è diminuita del 17,8% a 378 milioni di tonnellate mentre in tutti gli altri Paesi Ue la riduzione è stata intorno al 50% con in testa Spagna (-57,3%), Francia (-47,8%) e Germania (-41,8%)
In quasi 20 anni (2004-2022) la produzione di rifiuti aziendali in Italia è diminuita del 17,8% a 378 milioni di tonnellate mentre in tutti gli altri Paesi Ue la riduzione è stata intorno al 50% con in testa Spagna (-57,3%), Francia (-47,8%) e Germania (-41,8%). E' quanto emerge da un'analisi di Interzero, gruppo europeo specializzato nei servizi di economia circolare, anticipata dall'Adnkronos che mette, inoltre, in evidenza come l’Italia si posizioni tra i primi 3 Paesi europei per tonnellate di rifiuti aziendali prodotti dopo Germania e Francia.
Nel 2004, le tonnellate di rifiuti aziendali nel nostro Paese ammontavano a circa 458 milioni, e 19 anni dopo la riduzione non è andata oltre 80 milioni di tonnellate mentre in Spagna si sono più che dimezzati scendendo da oltre 500 milioni a 213 milioni, e quasi dimezzati in Francia passando da 879 milioni di tonnellate a 459 milioni e in Germania dove nel 2004 erano oltre 1 miliardo e 100 milioni di tonnellate diventate poco più di 641 milioni a fine 2022.
La tendenza rilevata in Italia, commenta Mario Bagna, amministratore delegato di Interzero Italia, "è certamente condizionata da una normativa in materia di rifiuti aziendali che negli ultimi vent’anni è stata soggetta a cambiamenti frequenti e a un difficile lavoro di interpretazione da parte delle imprese a cui sono stati chiesti costanti e continui aggiornamenti. Un contesto normativo frammentato e talvolta poco chiaro può ostacolare l’adozione di strategie innovative, con una difficile propensione agli investimenti, compromettendo la competitività delle nostre imprese che si devono confrontare con un mercato sempre più basato sull’economia circolare", sottolinea.
Secondo l’analisi di Interzero basata su dati Eurostat, la produzione di rifiuti aziendali nei 27 Paesi membri dell’Ue si è ridotta di circa il 50% dal 2004 al 2022, passando da quasi 7 miliardi e mezzo di tonnellate a 3 mld e mezzo quasi quanto l’intero volume (86%) del Monte Everest, la montagna più alta del mondo ma anche come 1.300 volte il volume dell’Etna o 259 volte la superficie della Sicilia. La diminuzione più sostenuta si è verificata nel biennio 2008-2009, e da circa 10 anni le tonnellate di rifiuti prodotti dai paesi Ue rimangono stabili. Guardando i valori assoluti, dopo Germania, Francia, Italia, Polonia e Spagna, troviamo i Paesi Bassi (194 mln) e Romania (190 mln) che fa registrare la diminuzione più consistente di rifiuti aziendali nel periodo analizzato: -83% da oltre 1,13 miliardi di tonnellate a meno di 200 milioni.
In termini relativi è la Bulgaria al primo posto per quantità di rifiuti aziendali creati. Infatti, in media, ciascuna azienda bulgara nel 2022 ha generato quasi 342 tonnellate di scarti. La Germania, considerando il numero delle sue imprese, slitta al quinto posto nella classifica di chi produce più rifiuti, con 202 tonnellate per azienda. Mentre il Portogallo ne genera meno di tutti sia in termini assoluti (36,4 milioni di tonnellate) che nella media per ciascuna impresa: 27,4 tonnellate. L’Italia con una produzione media per impresa di 82 tonnellate è al dodicesimo posto fra i Paesi Ue meglio di Germania e Francia (93 t.) ma peggio della Spagna (quasi 62 tonnellate).
Un quarto dei rifiuti dell’Ue (quasi 900 mln di tonnellate) viene prodotto dal settore delle costruzioni seguita dai servizi legati al trattamento dell’acqua - circa 445 mln di tonnellate -, alla gestione dei rifiuti - quasi 400 mln di tonnellate - e della manifattura - anche qui, quasi 400 mln di tonnellate. Germania, Francia, Italia e Paesi Bassi sono tra i paesi con il più alto numero di tonnellate generate dal settore delle costruzioni. Negli altri Paesi che producono più rifiuti a livello europeo, le attività economiche che li generano sono principalmente quelle della manifattura e dell’estrazione mineraria. Se guardiamo, invece, la tipologia di rifiuti prodotti, risulta rilevante quella chiamata 'terreni' che riguarda "terreni e pietre che provengono principalmente da attività di costruzione, scavo di siti contaminati e bonifica del suolo". Nel 2022 sono state 500 mln le tonnellate create per questa tipologia di rifiuto. Ci sono, inoltre, i "rifiuti minerali provenienti da costruzione e demolizione", cioè tutti quei rifiuti composti da "calcestruzzo, mattoni e gesso, materiali isolanti, rifiuti misti da costruzione contenenti vetro, plastica e legno e rifiuti di materiale di pavimentazione stradale idrocarburizzato". Provengono sempre dall’attività di costruzione e demolizione e le tonnellate prodotte nel 2022 ammontano a 324 mln. L’Italia, sottolinea Bagna, "rispecchia la situazione europea: nel 2022 i rifiuti aziendali italiani sono stati principalmente quelli provenienti dalla costruzione e dalla demolizione - circa 60 mln di tonnellate -, ma a differenza dell’Ue nel suo complesso, la seconda tipologia di rifiuti più presente è quella chiamata 'residui di selezione' (circa 35 mln di tonnellate), cioè i residui dei processi di selezione meccanica dei rifiuti compresi i rifiuti combustibili con alto potere calorifico che possono essere utilizzati come fonte di energia attraverso la combustione e per i quali ancora oggi esistono dei problemi di conferimento sul territorio nazionale".