Il leader della Cgil: "Gravissimo attacco politico" nei confronti del sindacato da un esecutivo "che ha paura di chi non la pensa come lui. Saremo noi a tenervi sotto controllo"
Cgil sul piede di guerra contro le politiche del governo. Ad annunciare una mobilitazione che "non finirà fino a che non produrrà risultati e il governo non accetterà di cambiare le proprie politiche", è il segretario nazionale Maurizio Landini ribadendo l'obiettivo del sindacato che il 7 ottobre prossimo riunirà oltre 200 tra associazioni laiche e cattoliche in difesa della Costituzione.
"Le condizioni stanno peggiorando - denuncia Landini - ed è un'angoscia. Non passa giorno che non ci sia un morto sul lavoro, la situazione non è più accettabile e siamo stanchi di esprimere solidarietà ai familiari, serve cambiare i modelli e sistemi con cui si lavora e produce. Basta appalti, basta precarietà, il governo deve cambiare questo quadro”, elenca ricordando come con l’ultima manovra si siano reinseriti i voucher, esteso i contratti a termine, cancellato il reddito di cittadinanza, tagliato il Ssn, "e ora parlano di autonomia differenziata. Cosa dobbiamo aspettare ancora? E’ il momento - scandisce - di invertire questa tendenza: serve aumentare i salari ma soprattutto fare una riforma fiscale che è all’opposto di quanto si sta discutendo in Parlamento”, elenca. E ammette: "Non lo so se raggiungeremo un risultato ma sono sicuro che se non lo facciamo nessuno lo farà al nostro posto. Serve dignità e coraggio per provare a cambiare la situazione".
Quindi attacca: "Questo governo ha paura sia della manifestazione del 7 ottobre che delle varie mobilitazioni che stanno crescendo in tutto il Paese ma anche di tutti quelli che non la pensano come loro", afferma denunciando la considerazione secondo cui il sindacato è tenuto sotto controllo dal governo.
"C'è un attacco politico contro la Cgil e contro il suo segretario. Un fatto gravissimo, mai successo prima", denuncia. "Con molta pacatezza sappiamo che la storia parla per noi. E vogliamo ribaltare il concetto: con i nostri 5 milioni di iscritti, con la manifestazione del 7 siamo noi che vigiliamo sul governo, su quello che fa o non fa, per difendere gli interessi dei lavoratori. Ci troviamo in una situazione così difficile come mai, i temi stanno venendo al pettine tutti allo stesso momento. E davanti a un quadro così complesso il governo che fa? Il più grande partito di maggioranza decide di fare un'interpellanza, usando ricostruzioni sommarie e indiscrezioni giornalistiche a cui il governo in 2 giorni ha dato risposta perché, ha detto, deve vigilare. Un fatto gravissimo, mai successo prima con cui si cerca di delegittimare il sindacato", dice riferendosi alla vicenda innescata dal licenziamento dell’ex portavoce Cgil, Massimo Gibelli.
Quindi attacca "gli incontri finti" tra governo e sindacati, "anche in quello di oggi sull'inflazione non c'è nessuna novità. Si annuncia un possibile accordo dove i soggetti possono scegliere se aderire o meno ma questa inflazione è determinata dall’aumento dei profitti e dalla speculazione. Bisogna quindi aumentare i salari in modo strutturale - insiste Landini - confermare il taglio del cuneo contributivo. Ed è il momento di detassare gli aumenti contrattuali, agire sui trasporti pubblici locali e affrontare il tema della casa".
"Il governo dimostra di non essere capace di affrontare nessuno dei problemi sul tavolo: stanno raccontando che il nostro problema si risolve chiudendo i porti e le frontiere. Dicono: attenti, il vostro problema sono quelli che scappano dall’Africa. Stanno cercando di far passare il messaggio che il problema sono le persone come noi che scappano da guerre e carestia…Ma poi si scordano che ci sono 5 milioni di italiani che vivono all’estero…e i giovani italiani che ogni anno vanno via dall’Italia sono sempre più di quelli che arrivano nel Paese. Per questo non dovrebbero chiudere i porti ma gli aeroporti per non far fuggire i giovani italiani che si spostano all’estero alla ricerca di un salario dignitoso".