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“Coopetizione”: la via ibrida per affrontare il futuro nel nuovo rapporto strategico Ced

Creare (cooperando) più valore a monte e costruire (competendo) soluzioni a valle per innovare: una ricetta vincente per stati e aziende, spiega il presidente Cerra

 - Centro Economia Digitale
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19 novembre 2024 | 15.06
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È il concetto di “Coopetizione”, fusione tra competizione e cooperazione, a dominare il nuovo rapporto annuale del Centro Economia Digitale. Presentandolo martedì presso la Sala Aldo Moro del Ministero degli Esteri, il presidente e fondatore Rosario Cerra spiega che il termine racchiude una strategia virtuosa per trarre il meglio dalla combinazione di dinamiche cooperative e competitive per affrontare le grandi sfide globali come innovazione tecnologica, cambiamenti climatici e sicurezza economica.

Lo sguardo del rapporto – intitolato “Coopetizione: Aziende e Stati di fronte alla sfida di un mondo che cambia” – è rivolto al futuro; la base di partenza è la necessità di fare sistema per svilupparsi e prosperare in un mondo sempre più complesso da navigare. Del resto, conviene a tutti i commensali avere una torta più grande prima di tagliarla a fette, anche quando l’impulso sarebbe quello di rivaleggiare e basta. “Bisogna essere capaci di utilizzare le strategie più avanzate per aver successo in un contesto globale in rapidissima evoluzione. Questo vale tanto per le aziende quanto per gli stati”, dice Cerra ad Adnkronos.

Non si può non pensare all’urgenza dell’Unione europea delineata nel rapporto di Mario Draghi: la necessità di recuperare terreno rispetto ai grandi concorrenti economici, Cina e Stati Uniti in primis, India e altri in prospettiva. La nuova realtà è che “nessuno basta più a sé stesso” sia in ambito istituzionale che in quello d’impresa; nonostante gli enti siano in competizione fra loro, contemporaneamente non possono fare a meno di collaborare in certi ambiti, evidenzia il presidente del Ced.

Un processo già in corso

L’elemento sorprendente, rileva Cerra, è che la tendenza alla coopetizione è già emersa e ben visibile nelle economie mature. Lui ne parla come di un “fenomeno strutturale e dinamico” in cui istituzioni e imprese si trovano immersi “anche inconsapevolmente”. E sviluppare competenze specifiche in questo campo è quanto mai opportuno, anzi prioritario, per tutte le organizzazioni sia private che pubbliche. Anche perché bisogna essere capaci di gestire un rapporto di coopetizione per non diventare il soggetto che ci perde, sottolinea.

Uno sguardo ai dati evidenziati dal rapporto fa intuire la potenzialità di una dinamica di coopetizione. Su un campione di 2000 aziende globali e un lasso temporale che va dal 2003 al 2022, il Ced ha preso in esame 15.000 casi di brevetti collaborativi tra competitor diretti – cresciuti del 159% in termini assoluti, con una quota relativa quasi raddoppiata (+82%) rispetto al totale delle innovazioni brevettate.

La coopetizione “non solo cresce, ma evolve in maniera più significativa rispetto alle dinamiche brevettuali complessive, specialmente nei settori tecnologici avanzati come aerospazio, salute, energia tecnologie dell’informazione e della comunicazione”, spiega Cerra. A livello geografico sono gli Usa a guidare questa tendenza, seguiti da Europa e Giappone. L’Ue mostra una maggiore apertura verso le collaborazioni internazionali (specie nell’ottica del programma Horizon): complessivamente sono in aumenti i finanziamenti, anche se non sempre è stato dato il giusto peso agli aspetti di competizione nei progetti con realtà estere potenzialmente rivali.

Dall’idea ai benefici

Come sfruttare, nel pratico, la coopetizione? Il modello strategico e di governance delineato nel rapporto combina elementi di separazione, integrazione e conciliazione delle dinamiche per fare in modo che i partecipanti a un progetto “coopetitivo” mantengano il controllo del processo, gestiscano in anticipo le tensioni e costruiscano rapporti sostenibili. L’obiettivo è creare valore a monte, più di quanto non si sarebbe fatto singolarmente, e costruire soluzioni concorrenti a valle – favorendo le dinamiche competitive che alimentano l’innovazione.

In un processo del genere è essenziale la fiducia, rileva Cerra, è un fattore essenziale. E guardando a un mondo con sempre più competizione geopolitica e interdipendenza globale, anche e soprattutto nel campo della tecnologia, “gestire strategicamente relazioni ‘coopetitive’ è cruciale per bilanciare cooperazione e autonomia”. Un esempio di successo? Lo sviluppo collaborativo di vaccini contro il Covid-19, una “collaborazione ponderata per sviluppare tecnologie critiche senza sacrificare autonomia e sicurezza”.

L’ultimo punto che il presidente del Ced tiene a evidenziare è che l’Italia, nel suo muoversi a livello internazionale e nel suo tessuto economico, ha sempre dimostrato la capacità di affrontare interdipendenze e complessità. Possono il Belpaese e le sue realtà essere campioni di coopetizione in potenza? “Con questa tradizione, possiamo guardare al futuro con ottimismo”.

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