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Affitti brevi, centro di Roma senza romani. Onorato: "Serve stop con norma nazionale"

L'allarme dell'assessore: "In vista del Giubileo hanno aperto 4.400 nuove strutture. Ormai trovare un appartamento per fini non turistici è impossibile, così spariranno i residenti"

Una via del centro di Roma - Fotogramma
Una via del centro di Roma - Fotogramma
08 novembre 2023 | 17.33
LETTURA: 3 minuti

Troppi affitti brevi al centro di Roma e il cuore della città eterna rischia di restare senza i suoi abitanti, trasformato in un deserto per soli turisti. "Solo negli ultimi 2 anni, in vista del Giubileo, hanno aperto 4.400 nuove strutture. Con questo andamento dal centro spariranno i residenti. Vorremmo distribuire l’offerta dell’extra alberghiero su tutta la città ma non possiamo farlo senza una norma nazionale". E' l'allame che lancia Alessandro Onorato, assessore a Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale, interpellato dall'Adnkronos. "Le città d’arte stanno perdendo la loro anima. È surreale che i comuni possano contingentare le aperture dei ristoranti, delle friggitorie, delle gelaterie ma non possano stabilire che nel tessuto Unesco per i prossimi 3 anni non apriranno nuove strutture di affittacamere e b&b. Il governo ci obbliga a guardare senza permetterci di fare il nostro lavoro", sottolinea.

"Meloni faccia un decreto"

"Se il governo Meloni volesse davvero chiudere questa piaga dovrebbe fare un decreto di 3 righe che obbliga i portali a pubblicare solo gli annunci di strutture autorizzate dai comuni", sostiene. "Almeno, il Governo potrebbe considerare i comuni delle città metropolitane che fanno oltre il 50% del turismo italiano. E poi perché non permettono agli enti locali di bloccare le nuove aperture? - aggiunge - Ormai trovare un appartamento nel centro di Roma per fini non turistici è impossibile. E la situazione non cambia a Firenze, a Venezia, a Milano e a Napoli. E i comuni senza legge nazionale non possono fare nulla, se non atti facilmente impugnabili".

Aumento cedolare secca? "Diktat del governo tanto per far vedere che fa"

Quanto alla norma contenuta nella legge di bilancio che prevede sugli affitti brevi l’aumento della cedolare secca dal 21 al 26%, secondo Onorato "ancora una volta il Governo emette diktat tanto per far vedere che fa ma non governa. Gli affitti brevi possono essere una risorsa importante per il nostro Paese e l’offerta turistica. A Roma per esempio non vogliamo disincentivare ovunque il fenomeno, - spiega Onorato - semmai ridurre l’extra alberghiero in centro e favorirlo dove serve, penso a Ostia o in altre zone non centrali ma vicine alle linee ferroviarie".

"Codice identificativo nazionale? E' fumo negli occhi"

"Il codice identificativo nazionale" per le strutture alberghiere ed extra alberghiere "se recepisce i codici regionali, come dicono, nel caso di Roma non risolve nulla. È fumo negli occhi", dice l'assessore. Il Cin dovrebbe essere pubblicato anche per gli affitti brevi sui portali e piattaforme accanto agli annunci, secondo quanto previsto da un emendamento al dl Anticipi. "Basti pensare che alcune strutture extra alberghiere abusive - spiega - potrebbero avere il codice regionale che è una sorta di registro ma non quello comunale che è molto più stringente".

"Tassa di soggiorno più bassa nei quartieri meno centrali"

"Non abbiamo intenzione di aumentare la tassa di soggiorno. Anzi vorremmo abbassarla nei quartieri meno centrali ma questo senza l’ok del Mef non possiamo farlo. La cosa più sensata è che il governo stabilisca una percentuale fissa per la tassa di soggiorno, magari il 5% come avviene a Berlino", propone Onorato. "Il gettito aumenterebbe o si abbasserebbe in base alla bassa o alta stagione turistica e peserebbe meno sui turisti. Ma anche su questo non hanno accettato la nostra proposta", sottolinea.

"Colossi del web alterano il mercato"

Quanto ad Airbnb, accusata di non aver versato la cedolare secca sugli affitti brevi come sostituto di imposta negli anni passati, l'assessore non entra nel merito. "Non ho letto le carte dell’inchiesta, c’è un’indagine in corso e non posso fare una valutazione puntuale ma - afferma - è evidente che la Procura ha dato corpo alle preoccupazioni di molti e cioè che i colossi del web fanno quello che vogliono visto che non ci sono norme chiare e contemporanee. Nel frattempo interpretano le norme a loro vantaggio, alterando il mercato e non pagando il giusto al nostro Paese", conclude Onorato.

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