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A Roma

E' morto Nicola Caracciolo

Giornalista, storico e presidente onorario di Italia Nostra, aveva 88 anni

(Fotogramma)
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25 aprile 2020 | 18.17
LETTURA: 4 minuti

di Paolo Martini

Addio al giornalista e storico Nicola Caracciolo, ambientalista sempre in prima linea e autore di programmi per la Rai di alta divulgazione sulla seconda guerra mondiale, la Shoah e la Repubblica di Salò. Aveva 88 anni. L'annuncio della scomparsa è stato dato da Italia Nostra, di cui era presidente onorario. E' morto la scorsa notte nella clinica Villa Margherita di Roma, dove era ricoverato da circa una settimana, dopo che le sue condizioni si erano aggravate.

La famiglia, appena sarà possibile, poterà le ceneri del nobiluomo nella sua Garavicchio, nel comune di Capalbio (Grosseto). Da pioniere dell'ambientalismo, si era speso in particolare per la conservazione del paesaggio naturale e contro la realizzazione dell'autostrada Tirrenica in Maremma, dove era di casa, tanto da essere chiamato dalla gente 'il principe di Capalbio'. Nella cittadina aveva guidato il premio letterario e la sezione Maremma Tuscia di Italia Nostra. Il suo impegno in Maremma era iniziato negli anni '70 contro il nucleare e la costruzione della centrale di Montalto di Castro. Sosteneva che le "grandi opere" fossero "l'origine della corruzione del nostro Paese".

Era nato a Firenze il 19 maggio 1931. Apparteneva alla famiglia dei principi di Castagneto: era il terzo figlio di Filippo Caracciolo e di Margaret Clarke. Suo fratello è stato Carlo Caracciolo, fondatore del gruppo editoriale "L'Espresso" e poi del quotidiano "La Repubblica" con Eugenio Scalfari, e sua sorella Marella Caracciolo, moglie dell'Avvocato Gianni Agnelli, presidente della Fiat. Alla morte della sorella, il 23 febbraio 2019, aveva dichiarato: "Spero che in altri luoghi il nostro rapporto possa rimanere vivo".

Nicola Caracciolo era giornalista di professione ed è stato corrispondente da Washington per "La Stampa". La sua passione è sempre stata la storia, fin da giovane, ed e stato autore attento alla divulgazione, curatore antesignano di dossier di storia contemporanea (memorabile l'intervista all'ultima ex regina d'Italia Maria Josè, che mai in precedenza aveva rotto il suo silenzio).

Tra gli anni Ottanta e Novanta Caracciolo aveva firmato importanti inchieste televisive per la Rai: "Hitler e Mussolini: Gli anni degli incontri" (1998), "Galeazzo Ciano una tragedia fascista" (1997), "Succede un quarantotto" (1993), "I 600 giorni di Salò" (1991). Aveva scritto anche la sceneggiatura del film "La fuga degli innocenti" (2004) di Leone Pompucci, basato su una storia di bambini ebrei italiani sfuggiti alla persecuzione nazista e rifugiati in Palestina. Per la Rai curò anche la serie "Il coraggio e la pietà", realizzata con la consulenza dello storico Renzo De Felice, suo grande amico, che, con interviste ai testimoni e ai sopravvissuti, tra cui il rabbino capo di Roma Elio Toaff, la storia degli ebrei italiani dopo la promulgazione delle leggi razziali del 1938. Allo stesso argomento aveva dedicato il libro "Gli ebrei e l'Italia durante la guerra 1940-45" (Bonacci, 1986). Tra i suoi libri "Tutti gli uomini del Duce" (Mondadori, 1982).

Nicola Caracciolo lascia la moglie Rossella Sleiter, che ha lavorato per molti anni come giornalista a "La Repubblica" e ancora oggi cura sul "Venerdì" la rubrica "Natura", e la figlia Marella.

"Nicola Caracciolo è stato un ambientalista sempre in prima linea, è stato protagonista della battaglia contro il nucleare e si è battuto fino a pochi giorni fa contro il progetto dell'autostrada Tirrenica in Maremma. Sosteneva che le 'grandi opere' fossero l’origine della corruzione del nostro Paese e la cronaca ci ha sempre dimostrato quanto avesse ragione" il ricordo di Ebe Giacometti, presidente nazionale di Italia Nostra.

"Ma voglio ricordare l'amico, la guida gentile che ci invitava a capire i punti di vista dei tanti territori, gli umori e le debolezze del suo 'popolo', Italia Nostra. Un popolo, una 'comunità' che ha sempre amato visceralmente anche nei momenti più dolorosi della sua lunga vita - scrive Giacometti in una nota - A questo popolo ha sacrificato moltissimo, senza mai alcun cedimento per la scelta fatta. Come il padre Filippo Caracciolo, ha fatto della militanza attiva nell'associazione la sua disinteressata missione".

"Giornalista sensibile e attento", Caracciolo, ricorda Giacometti, "per diversi anni, con professionalità ha formato il nostro personale per dare alla nostra rivista una veste editoriale più moderna e, come direttore del Bollettino nazionale di Italia Nostra, con acutezza e determinazione ci ha raccontato e fatto capire la montante crisi ambientalista e politica del Paese Italia".

"Del mio rapporto con Italia Nostra devo a lui tutto. Mi ha insegnato che non bisogna mai abbassare la guardia ed essere sempre idealisti. Bisogna parlare con tutti per capire i diversi punti di vista. Poche parole, se significative, sono meglio di tanti sproloqui. Questo era Nicola Caracciolo - conclude Giacometti - Sono certa che mancherà a tutti noi che nell'associazione l'hanno conosciuto".

"Il nostro borgo deve molto alla presenza di Nicola Caracciolo, che si è impegnato fin dagli anni Settanta nella difesa del nostro territorio e nella battaglia contro il nucleare quando si voleva costruire la centrale a Montalto di Castro - dice il sindaco di Capalbio (Gr), Settimio Bianciardi - La sua è stata una presenza affettuosa, gentile e combattiva che ha accompagnato lo sviluppo di Capalbio, controllandolo e non perdendolo mai d’occhio. Ne ha favorito anche la crescita culturale come presidente del premio internazionale Capalbio Piazza Magenta dove teneva che il premio avesse sempre un tratto ambientalista".

Di Nicola Caracciolo, che aveva casa nella campagna maremmana di Capalbio, il sindaco Bianciardi aggiunge: "E’ stato corrispondente della Stampa da Washington, curatore di bellissimi dossier di storia per la televisione e veniva di frequente a lavorare a Garavicchio vicino ai capolavori di Niki de Saint Phalle. Ma non dimenticava mai Capalbio, il problema della autostrada tirrenica che lui considerava devastante e la tutela delle nostre bellezze. Addio Nicola".

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