E’ uno dei retroscena della maxioperazione antimafia che ha portato all’arresto di oltre 90 persone a Palermo. Nel corso di una telefonata Domenico Palazzotto si vantava che l’assassino del poliziotto italoamericano fosse un suo prozio (Video). Beppe Fiorello nei panni di Petrosino. Mafia e web, anche il boss è su Facebook
Erano le 20,45 del 12 marzo 1909: tre colpi di pistola in rapida successione e un quarto sparato subito dopo uccidono a Palermo, nella centrale Piazza Marina, Giuseppe Joe Petrosino (Video). A distanza di oltre un secolo e’ stato svelato l’assassino del poliziotto italo americano venuto nel capoluogo siciliano per sgominare una banda di mafiosi. A rivelarlo, senza sapere di essere ascoltato dalle cimici degli investigatori, e’ stato uno dei discendenti del killer. E’ uno dei retroscena della maxioperazione antimafia che all’alba di oggi ha portato all’arresto di oltre novanta persone. L’uomo, Domenico Palazzotto, 29 anni, si vantava con gli amici che il killer di Petrosino fosse stato un prozio, fratello del nonno paterno: “Ha fatto lui l’omicidio del primo poliziotto ucciso a Palermo. Lo ha ammazzato lui Joe Petrosino”, aveva detto agli amici mentre le microspie lo registravano.
La figura di Paolo Palazzotto, fratello del nonno di Domenico Palazzotto, era passata agli onori della cronaca dell’epoca, essendo stato uno degli imputati dell’omicidio del Tenente di Polizia italoamericano, divenuto agli inizi del ‘900, il simbolo della lotta alla criminalità di stampo mafioso. Quest’ultimo, peraltro, come rilevato dalle notizie dell’epoca, arresto’, precedentemente, il giovane boss Palazzotto negli Stati Uniti come responsabile di un racket della prostituzione e di una tratta di donne bianche reclutate in Italia, dietro promesse di lavoro e matrimonio, per essere invece avviate sui marciapiedi di New York. Secondo la ricostruzione dei fatti, Palazzotto era rientrato in Italia poco dopo l’arrivo di Petrosino e avrebbe pubblicamente giurato di uccidere il detective.
Il boss, unitamente ad altri imputati, tra cui Vito Cascio Ferro, vennero processati per l’efferato delitto, ma assolti per insufficienza di prove. Nonostante l’epilogo, nel corso di una conversazione intercettata, Domenico, “nel rivendicare il proprio retaggio mafioso ultracentenario, garantito dalla discendenza con Paolo Palazzotto - spiegano gli inquirenti - conferma l’avvenuto omicidio ad opera del proprio congiunto per conto di Vito Cascio Ferro”.
“Finalmente è stata fatta luce su un caso rimasto irrisolto per più di 100 anni e restituita la verità ai discendenti di un eroe che Palermo non ha mai dimenticato”, ha commentato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.
Immediata l’influenza di Petrosino nella cultura di massa. Pochi giorni dopo l’assassinio del poliziotto infatti in Germania esce il romanzo popolare di quaranta pagine dal titolo ‘Josef Petrosino, chef der italienischen Ableitung der New Yorker Kriminal Polizei, genannt der italienische Sherlock Holmes’, scritto da Kurt Matull e Theo von Blankensee. Sempre nel 1909, negli Stati Uniti, escono alcune stori di Nick Carter nelle quali il protagonista indaga sulla morte del tenente italo-americano.
Il primo libro italiano esce nel 1912 a Milano per i tipi della Società Editoriale Milanese, scritto da Giuseppe Stocco. Il titolo è: ‘Giuseppe Petrosino il terrore della Mano Nera’. Alla fine degli anni ‘30 il poliziotto diventa personaggio di un fumetto, disegnato da Ferdinando Vighi, all’interno della rivista ‘L’Avventuroso’. Nel ‘72 Arrigo Petacco pubblica con Mondadori il romanzo biografico ‘Joe Petrosino, e Secondo Signorini, per i Gialli Mondadori, scrive ‘Petrosino e il figlio del diavolo’. Su questi due libri è ispirato lo sceneggiato Rai dello stesso anno diretto da Daniele D’Anza con Adolfo Celi nei panni del poliziotto.
Sempre la Rai nel 2006 ha trasmesso una miniserie in due puntate con Beppe Fiorello nei panni di Petrosino e ha coprodotto un documentario dal titolo ‘Joe Petrosino: a shot in the dark’ con la regia di Antonello Padovano.