(di Carlo Roma) - Il premio Strega si sta rinnovando rispetto al passato e si sta allontanando sempre di più dalle "vecchie politiche dove prevalevano gli scontri tra i grandi gruppi". La pensa così Mauro Covacich che quest'anno torna a gareggiare per il più ambito premio letterario italiano dopo essersi piazzato secondo nel 2015 con 'La sposa' (Bompiani), preceduto per una trentina di voti da Nicola Lagioia che fu incoronato al Ninfeo di Villa Giulia per 'La Ferocia' (Einaudi). Arrivato nella dozzina dell'edizione 2019 con 'Di chi è questo cuore', pubblicato da La Nave di Teseo, lo scrittore triestino, che vive a Roma da 15 anni, riprova 'la fortuna' con un solo obiettivo, quello di salire sul gradino più alto del podio.
Conversando con l'AdnKronos, Covacich non nasconde la sua ambizione: "Spero di vincere, non partecipo con la speranza di piazzarmi", afferma, aggiungendo che ora, rispetto alla sua prima partecipazione allo Strega, le cose sono cambiate. Nel 2015 'regnava' ancora "la logica dei grandi gruppi. Ero il candidato del gruppo Rizzoli - racconta - e ho perso, per una trentina di voti, con il candidato del gruppo Mondadori dell'epoca, Nicola Lagoia, che aveva scritto 'La Ferocia' pubblicato dall'Einaudi. Ora pubblico con un editore molto più piccolo, anche se militante e vivace, che fa belle scelte soprattutto in termini di catalogo. Sono fiducioso: qualcosa lascia intendere che il premio si sia rinnovato rispetto alle vecchie politiche dove prevalevano gli scontri tra i grandi gruppi. I fatti verificheranno se questa è un'illusione oppure è la realtà".
"Mi aspetto - scandisce l'autore - che i giurati leggano i 12 libri con attenzione e senza pregiudizi valutandoli per la loro qualità letteraria e per il percorso artistico in cui sono iscritti". Covacich aggiunge poi di aver letto i libri degli altri concorrenti e rimarca che pur "partendo dal presupposto che si stimano gli avversari si cerca di vincere. Ho letto i libri dei favoriti e devo dire che sono molto belli. Sembra che questa possa rivelarsi una bella edizione del premio. Ho letto sia il libro di Missiroli ('Fedeltà' - Einaudi, ndr) sia quello di Scurati ('M. Il figlio del secolo' - Bompiani, ndr) e mi sembrano belli".
Covacich concorrerà allo Strega con un libro "guidato dal concetto di intimità pubblica" ovvero "dalla possibilità di rendere la scrittura quasi un'arte performativa. E' un libro - argomenta lo scrittore - nel quale trasformo la vita in scrittura. E' un romanzo con persone e non con personaggi: tutte le persone coinvolte mi sono attorno, sono reali, e diventano personaggi nel libro. Ovviamente rispetto a queste persone ho dei vincoli".
Al centro del romanzo di Covacich ci sono pertanto "la mia compagna, i miei amici più vicini, mia madre. Insomma, è la mia vita trasformata in scrittura. Il che comporta dei vincoli di attendibilità: ovviamente se si tratta di persone che entrano nel racconto con il loro nome e la loro personalità non le posso tradire. E' un'opera molto rischiosa che richiede un'esposizione totale, completamente pubblica che parte dal presupposto di poter rinchiudere la vita in una forma letteraria. E' un compito abbastanza titanico. Il mio libro è più vicino a un documentario che a un film. Ingmar Bergman, ricorda Covacich diceva: 'Ogni volta che scelgo dove mettere la telecamera, la mia è una scelta morale'. Ecco, cerco di fare la stessa cosa con la scrittura".
Il libro racconta anche molto "dello sfondo in cui è ambientato, il Villaggio Olimpico a Roma, città nella quale vivo da 15 anni. Ho sempre visto Roma come una città irresistibile che mi ha sedotto dal primo minuto. I suoi infiniti difetti non mi turbano più di quanto sia il godimento quotidiano che provo nel viverci. Parlo di Roma, del Villaggio Olimpico al quale sono legato, e dell'umanità che lo popola e che si trova sulla mia stessa lunghezza d'onda. Descrivo lo sfondo malinconico che ha questo quartiere in cui vive un'umanità in sofferenza composta da zingari, trans, senzatetto. E' una strana enclave di Roma Nord", conclude lo scrittore.