Bergoglio presiede alla Basilica di San Pietro: "Il Signore, Dio dell’impossibile, apre i sepolcri perché speranza non abbia fine"
"Non lasciamoci imprigionare dai ‘macigni della morte’". Il Papa presiede la Veglia di Pasqua nella Basilica di San Pietro. E, ripercorrendo il racconto del Vangelo delle donne al sepolcro, invita a non lasciarsi imprigionare nel “sepolcro delle paure e delle amarezze”.
La riflessione di Francesco parte dall’immagine delle donne che si recano al sepolcro di Gesù: “Le donne vanno al sepolcro alle prime luci dell’alba, ma dentro di sé conservano il buio della notte. Pur essendo in cammino, sono ancora ferme: il loro cuore è rimasto ai piedi della croce. Annebbiate dalle lacrime del Venerdì Santo, sono paralizzate dal dolore, rinchiuse nella sensazione che ormai sia tutto finito, che sopra la vicenda di Gesù sia stata messa una pietra. Proprio la pietra è al centro dei loro pensieri. Si chiedono infatti: 'Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?'. Quando arrivano sul luogo, però, la sorprendente potenza della Pasqua le sconvolge: ‘alzando lo sguardo – dice il testo – osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande’”.
Il Pontefice invita a riflettere sull’immagine della pietra: “Quel masso, ostacolo insormontabile, era il simbolo di ciò che le donne portavano nel cuore, il capolinea della loro speranza: contro di esso tutto si era infranto, con il mistero oscuro di un tragico dolore che aveva impedito ai loro sogni di realizzarsi”. Osserva quindi Francesco: “Fratelli e sorelle, questo può accadere anche a noi. A volte sentiamo che una pietra tombale è stata pesantemente poggiata all’ingresso del nostro cuore, soffocando la vita, spegnendo la fiducia, imprigionandoci nel sepolcro delle paure e delle amarezze, bloccando la via verso la gioia e la speranza. Sono 'macigni della morte' e li incontriamo, lungo il cammino, in tutte quelle esperienze e situazioni che ci rubano l’entusiasmo e la forza di andare avanti: nelle sofferenze che ci toccano e nelle morti delle persone care, che lasciano in noi vuoti incolmabili; nei fallimenti e nelle paure che ci impediscono di compiere quanto di buono abbiamo a cuore; in tutte le chiusure che frenano i nostri slanci di generosità e non ci permettono di aprirci all’amore; nei muri di gomma dell’egoismo e dell’indifferenza, che respingono l’impegno a costruire città e società più giuste e a misura d’uomo; in tutti gli aneliti di pace spezzati dalla crudeltà dell’odio e dalla ferocia della guerra”.
Il Pontefice invita a fare tesoro della testimonianza delle donne al sepolcro: “Quando sperimentiamo queste delusioni, abbiamo la sensazione che tanti sogni siano destinati ad essere infranti e anche noi ci chiediamo angosciati: chi ci rotolerà la pietra dal sepolcro? Eppure, quelle stesse donne che avevano il buio nel cuore ci testimoniano qualcosa di straordinario: alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande”. Francesco indica il senso della Pasqua: “Ecco la Pasqua di Cristo, ecco la forza di Dio: la vittoria della vita sulla morte, il trionfo della luce sulle tenebre, la rinascita della speranza dentro le macerie del fallimento. È il Signore, Dio dell’impossibile che, per sempre, ha rotolato via la pietra e ha cominciato ad aprire i nostri sepolcri, perché la speranza non abbia fine. Verso di Lui, allora, anche noi dobbiamo alzare lo sguardo”.
Il Papa incoraggia i fedeli: “Se ci lasciamo prendere per mano da Gesù, nessuna esperienza di fallimento e di dolore, per quanto ci ferisca, può avere l’ultima parola sul senso e sul destino della nostra vita. Da quel momento, se ci lasciamo afferrare dal Risorto, nessuna sconfitta, nessuna sofferenza, nessuna morte potranno arrestare il nostro cammino verso la pienezza della vita”.