Il post su X dell'Ambasciata israeliana presso la Santa Sede: "Contro nostri cittadini massacro genocida"
“A detta di alcuni esperti, ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio. Bisognerebbe indagare con attenzione per determinare se si inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali". Lo sostiene il Papa nel volume che esce per il Giubileo ‘La speranza non delude mai’ di cui La Stampa ha anticipato alcuni brani.
"Il 7 ottobre 2023 c’è stato un massacro genocida di cittadini israeliani e da allora Israele ha esercitato il proprio diritto di autodifesa contro i tentativi provenienti da sette diversi fronti di uccidere i suoi cittadini - dichiara l'ambasciata di Israele presso la Santa Sede in un post pubblicato su X -. Qualsiasi tentativo di chiamare questa autodifesa con qualsiasi altro nome significa isolare lo Stato ebraico".
Il post arriva dopo le anticipazioni di oggi della Stampa sul libro del pontefice.
“La guerra rende disumani, induce a tollerare crimini inaccettabili “, ha poi denunciato ancora una volta Bergoglio all’Angelus, facendo un nuovo accorato appello per la pace nel mondo. “Preghiamo per la pace nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, in Libano, nel Myanmar, in Sudan : la guerra rende disumani e induce a tollerare crimini inaccettabili; i governanti ascoltino il grido dei popoli che chiedono pace”.
Il Papa si unisce alla Chiesa in Italia che domani ripropone la giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti degli abusi da parte dei preti. “Ogni abuso - afferma - è un tradimento di fiducia, un tradimento alla vita. La preghiera è indispensabile per ritessere fiducia”.
‘Il monito nella Giornata mondiale dei poveri, no a fede che si riduce a devozione innocua e non disturba i potenti’ “Nelle angosce del nostro cuore e del nostro tempo, c’è un’incrollabile speranza che brilla”. Lo sottolinea il Papa presiedendo nella Basilica di San Pietro, la messa per la Giornata Mondiale dei Poveri. Bergoglio invita a soffermarsi su due realtà: “Angoscia e speranza, che sempre si sfidano a duello nel campo del nostro cuore. Anzitutto l’angoscia. È un sentimento diffuso nella nostra epoca, dove la comunicazione sociale amplifica problemi e ferite rendendo il mondo più insicuro e il futuro più incerto”.
“Se il nostro sguardo si ferma soltanto alla cronaca dei fatti, - avverte Francesco - dentro di noi l’angoscia ha il sopravvento. Anche oggi, infatti, vediamo il sole oscurarsi e la luna spegnersi, vediamo la fame e la carestia che opprimono tanti fratelli e sorelle, vediamo gli orrori della guerra e le morti innocenti; e, davanti a questo scenario, corriamo il rischio di sprofondare nello scoraggiamento e di non accorgerci della presenza di Dio dentro il dramma della storia. Così, ci condanniamo all’impotenza; vediamo crescere attorno a noi l’ingiustizia che provoca il dolore dei poveri, ma ci accodiamo alla corrente rassegnata di coloro che, per comodità o per pigrizia, pensano che ‘il mondo va così’ e ‘io non posso farci niente’. Allora anche la stessa fede cristiana si riduce a una devozione innocua, che non disturba le potenze di questo mondo e non genera un impegno concreto nella carità”.
Bergoglio invita a non perdere mai la speranza: “E mentre una parte del mondo è condannata a vivere nei bassifondi della storia, mentre le disuguaglianze crescono e l’economia penalizza i più deboli, mentre la società si consacra all’idolatria del denaro e del consumo, succede che i poveri e gli esclusi non possono fare altro che continuare ad aspettare . Ma ecco che Gesù, in mezzo a quel quadro apocalittico, accende la speranza. Spalanca l’orizzonte, allarga il nostro sguardo perché impariamo a cogliere, anche nella precarietà e nel dolore del mondo, la presenza dell’amore di Dio che si fa vicino, non ci abbandona, agisce per la nostra salvezza”.
“Riaffermo che è assolutamente necessario affrontare nei Paesi d'origine le cause che provocano le migrazioni’. È necessario che i programmi attuati a questo scopo garantiscano che, nelle aree colpite dall'instabilità e dalle ingiustizie più gravi, si dia spazio a uno sviluppo autentico che promuova il bene di tutte le popolazioni, in particolare dei bambini e delle bambine, speranza dell'umanità”, ammonisce ancora una volta il Papa nel volume scritto per il Giubileo. “ Se vogliamo risolvere un problema che tocca tutti noi, dobbiamo farlo attraverso l'integrazione dei Paesi di origine, di transito, di destinazione e di ritorno dei migranti. Di fronte a questa sfida, - osserva -nessun Paese può essere lasciato solo e nessuno può pensare di affrontare la questione isolatamente attraverso leggi più restrittive e repressive, talvolta approvate sotto la pressione della paura o in cerca di vantaggi elettorali. Al contrario, così come vediamo che c'è una globalizzazione dell'indifferenza, dobbiamo rispondere con la globalizzazione della carità e della cooperazione, affinché le condizioni degli emigranti siano umanizzate”.
“Pensiamo agli esempi recenti che abbiamo visto in Europa.- dice Francesco - La ferita ancora aperta della guerra in Ucraina ha portato migliaia di persone ad abbandonare le proprie case, soprattutto durante i primi mesi del conflitto. Ma abbiamo anche assistito all'accoglienza senza restrizioni di molti Paesi di confine, come nel caso della Polonia. Qualcosa di simile è accaduto in Medio Oriente, dove le porte aperte di nazioni come la Giordania o il Libano continuano a essere la salvezza per milioni di persone in fuga dai conflitti della zona: penso soprattutto a chi lascia Gaza nel pieno della carestia che ha colpito i fratelli palestinesi a fronte della difficoltà di far arrivare cibo e aiuti nel loro territorio.”