Le motivazioni dei giudici a due settimane dalla sentenza che ha condannato Bissoultanov a 23 anni
''La forza dirompente dei due ceceni si è abbattuta con impatto micidiale sulla vittima e sull'unico dei presenti che abbia concretamente tentato di intervenire efficacemente in soccorso dell'amico, ridotti a terra in fin di vita o doloranti e quindi inoffensivi’’. E’ quanto scrivono i giudici della Corte di Assise di Roma nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso 7 febbraio hanno condannato a 23 anni Rassoul Bissoultanov, per aver pestato e ucciso il 22enne di Scandicci Niccolò Ciatti nella notte tra l’11 e il 12 agosto 2017 fuori ad una discoteca di Lloret de Mar in Spagna. Per il ceceno, latitante e già condannato in Spagna in Appello a 15 anni, sono state escluse le aggravanti della crudeltà e dei futili motivi.
"Inoltre – si legge nelle motivazioni depositate a due settimane dalla sentenza - nessuno degli astanti pone in essere alcuna azione offensiva nei confronti dei due ceceni e di soccorso della vittima; tutti si allontanano dal centro della pista per timore di essere colpiti mentre sono vani i tentativi’’ degli amici ‘’di avvicinarsi per prestare loro soccorso''. ‘’Il povero Ciatti è stato colpito quando era del tutto indifeso ed inoffensivo, ancora stordito per il pugno ricevuto, con un colpo portato in violazione di ogni più elementare regola di combattimento che fin da epoca antica proibisce di colpire l'avversario a terra, indifeso, addirittura in testa. Una regola che è parte delle più comuni regole del costume sociale e che era nota all'imputato, cultore ed atleta di lotta greco-romana e di Mma – scrivono i giudici - Proprio la conoscenza approfondita della lotta da combattimento consentiva all'imputato di avere piena consapevolezza della potenzialità letale del calcio da lui sferrato in una zona vitale del capo proprio perché un tale colpo è proibito dalle regole più elementari che la disciplinano".
"Inoltre, a rafforzare la ricostruzione accusatoria e a smentire la tesi difensiva va tenuto conto anche del comportamento successivo tenuto, cioè, di come l'imputato abbia continuato a dare sfogo alla propria aggressività anche dopo aver colpito in modo gravissimo la vittima e si fosse accorto, avendone osservate le condizioni, della situazione di incoscienza in cui versava, atteso che – concludono i giudici - nonostante Niccolò fosse stramazzato a terra con gli occhi sbarrati, immobile, sanguinante dalla tempia destra, Bissoultanov ha continuato a rivolgere i propri agiti aggressivi nei confronti degli amici di Niccolò affinché non potessero prestare soccorso all'amico".
"Come si fa a non ravvisare le aggravanti della crudeltà e dei futili motivi? Non gli hanno dato l’ergastolo ma potevano dargli trent’anni. La questione è che Bissoultanov è libero e continua tranquillamente la sua vita. Che giustizia è? Prima la Corte di Assise lo ha liberato, ora la Spagna non lo cerca, e così lui è libero e beato', dice all’Adnkronos il padre di Niccolò Ciatti, Luigi, commentando le motivazioni della sentenza.