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Furto banche dati, l'intercettazione: "Partiti Ikea, diventiamo una boutique"

La conversazione del 5 settembre scorso intercettata nell'inchiesta sul presunto dossieraggio illecito. Nell'auto di Pazzali la paletta 'Prefettura di Milano', foto negli atti

La paletta della Prefettura di Milano nell'auto di Pazzali
La paletta della Prefettura di Milano nell'auto di Pazzali
01 novembre 2024 | 11.24
LETTURA: 3 minuti

"Stiamo facendo la trasformazione da Ikea a boutique...stiamo diventando boutique". In una conversazione del 5 settembre scorso, intercettata nell'inchiesta sul presunto dossieraggio illecito Samuele Nunzio Calamucci, l'esperto informatico tra gli arrestati, parla con i vertici di Equalize, l'ex super poliziotto Carmine Gallo (domiciliari) ed Enrico Pazzali (indagati), presidente auto sospeso della fondazione Milano Fiera.

Parole che lasciano intuire come la presunta associazione a delinquere sia convinta di potersi ancora evolvere e raggiungere clienti più facoltosi. Pazzali si finge offeso, mentre l'amico Gallo ride e chiarisce il significato - "noi siamo a un livello alto già adesso figurati..." - prima di iniziare a parlare di possibili altri dossier.

In auto Pazzali la paletta 'Prefettura di Milano', foto negli atti

In alcune foto scattate lo scorso 13 settembre e allegate in un documento dei carabinieri che fa parte della corposa inchiesta della Dda di Milano viene immortalata l'auto riconducibile a Enrico Pazzali, socio di maggioranza della Equilize e presidente (auto sospeso) della fondazione Fiera Milano, parcheggiata davanti agli uffici della società di investigazioni private che "pone sul cruscotto una paletta con stemma della Repubblica e la dicitura Prefettura di Milano".

Per gli investigatori "L'istituzionalizzazione delle attività di Equalize passa anche dall'accostamento tra il suo presidente e gli enti e le organizzazioni dello Stato. Pazzali - si legge in un'informativa - non è solo vicino alle istituzioni, un'evidente vicinanza di comodo, ma si accosta anche alle medesime", come emerge anche dalle foto scattate la mattina del 13 settembre scorso. Non solo: il giorno successivo, la presunta associazione a delinquere che ruota intorno alla Equalize, con sede alle spalle del Duomo di Milano, svela di essere pronta ad allargarsi e che mira a un ufficio all'interno dell'arcivescovado.

Il 14 settembre del 2024, il socio di minoranza della società di investigazioni private ed ex poliziotto Carmine Gallo (domiciliari) contatta l'esperto informatico Samuele Nunzio Calamucci (domiciliari). Gallo sostiene che Pazzali, indagato nell'inchiesta, vuole ottenere un ufficio all'interno dell'arcivescovado di Milano. "Lui m'ha chiesto, vorrebbe...gli piace molto l'arcivescovado, qualche cosa dentro l'arcivescovado, lì dove metto la macchina io. Un ufficio da utilizzare come sala riunioni", dice l'ex poliziotto. Calamucci è consapevole dei desideri di Pazzali: "E lo so, si è innamorato da quando abbiamo pensato di mettere i server là", ma Gallo replica "Stanno bene dove stanno i server" e sul materiale "scottante" in essi contenuti aggiunge: "Anzi se li mettiamo in Russia è meglio!".

Il progetto 'porto sicuro' per allontanare i sospetti

C'è anche l'operazione 'Safe harbor', ossia "porto sicuro" tra gli atti dell'inchiesta della Dda di Milano sulla presunta associazione a delinquere che aveva come fine la realizzazione di dossier illeciti realizzati attraverso l'accesso a banche date riservate. Per usare le parole di Samuele Nunzio Calamucci, si tratta di un progetto "segreto nel cuore".

I progetti del 'gruppo di via Pattari' (sede di Equalize, ndr) si sono lentamente realizzati: "uno dei 'contenitori' societari che Calamucci desiderava realizzare per agevolare le attività criminose era 'Safe Harbor' che ha visto la luce il 10 maggio del 2024 con la costituzione della srl" con sede legate a Reggio Emilia e capitale sociale "modesto", pari a 500 euro. La compagine societaria è composta dagli indagati Giulio Cornelli e Angelo Abbadessa, che detengono anche il 50% l'uno della proprietà, e sono rispettivamente vice presidente e presidente del cda.

Il "porto sicuro", si legge in un'informativa dei carabinieri, "permette al gruppo non solo di drenare risorse movimentandole dalle società capofila ma anche di 'allontanare' da via Pattari la catena di formazione, realizzazione e distribuzione dei report e di gestione della piattaforma Beyond, questa necessità è dovuta a ragioni di sicurezza del gruppo legate all'utilizzo di dati abusivamente esfiltrati dalle banche dati strategiche nazionali".

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