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Detenute morte a Torino, Nordio in visita alle Vallette: "Puntiamo a detenzione differenziata"

Il ministro: "Dividere i detenuti molto pericolosi e quelli di modestissima pericolosità sociale. Per situazione intermedia usare caserme dismesse"

Detenute morte a Torino, Nordio in visita alle Vallette:
12 agosto 2023 | 11.23
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"Compatibilmente con le risorse che abbiamo, cercheremo soprattutto quella che vorrei chiamare una detenzione differenziata: tra i detenuti molto pericolosi e quelli di modestissima pericolosità sociale ci può essere una situazione intermedia che, a mio avviso, può essere risolta con l'utilizzo di molte caserme dismesse e che hanno spazi meno afflittivi". Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio al termine della visita al carcere le Vallette di Torino.

Il Guardasigilli si è recato nel penitenziario torinese all'indomani della morte di due detenute, una delle quali, nigeriana di 42 anni e madre di un bambino affetto da autismo, si è lasciata morire di fame rifiutando cibo e ricoveri dal momento della sua carcerazione avvenuta nel mese di luglio.

Al termine della visita, Nordio ha spiegato: "Non si tratta assolutamente né di una ispezione né di un intervento cruento, al contrario è un atto di assoluta vicinanza. Tra l'altro, nessuno meglio di un ministro che ha esercitato le funzioni di pubblico ministero per 40 anni conosce i disagi delle situazioni penitenziarie".

"Costruire un carcere nuovo è costosissimo - ha sottolineato -ed è quasi impossibile sotto il profilo temporale, perché abbiamo vincoli idrogeologici, architettonici, burocratici. Mentre con cifre molto inferiori possiamo riadattare beni demaniali in mano al Ministero della Difesa compatibili con l'utilizzazione carceraria".

"Il numeri dei detenuti è spesso superiore alla capienza - ha rimarcato Nordio - Ecco perché dobbiamo trovare forme alternative, alcune ci sono già, le cosiddette pene alternative, anche se non sono sufficienti a colmare il gap che c'è tra la necessità di garantire la sicurezza dello Stato, una priorità, e garantire anche l'umanità e il trattamento rieducativo del detenuto, una priorità altrettanto importante. Questo si può fare soltanto aumentando la disponibilità di edilizia carceraria ma è difficilissimo costruire delle nuove carceri in tempi brevi, l'unica soluzione a mio avviso è il riadattamento di strutture compatibili".

"Lo Stato non abbandona nessuno - ha sottolineato ancora - Purtroppo il suicidio in carcere è un fardello di dolore che affligge tutti i Paesi al mondo".

ANTIGONE

"Cinismo e stanchezza purtroppo dirigono la vita in carcere. Nel caso della detenuta morta di inedia, nonostante l'impegno degli operatori, non si è trovata altra forma di sostegno che non recluderla in un reparto psichiatrico. Lei voleva solo avere l'opportunità di stare vicina a suo figlio di 4 anni affetto da autismo. Cosa è questo se non cinismo e stanchezza?", ha detto all'Adnkronos Patrizio Gonnella, presidente dell'Associazione Antigone.

"Tre donne morte nel carcere di Torino nel giro di poco più di un mese è allarmante - ha aggiunto Gonnella - Non si risolve però il tutto andando a colpire gli operatori di base come fossero capri espiatori. Bisogna rivoluzionare un sistema, quello carcerario, afflitto da una visione pre-moderna. Bisogna aumentare i rapporti con l'esterno, rendere quotidiane le telefonate, assicurare anche d'estate vita nelle sezioni. La pena è la reclusione in carcere non la reclusione in cella, dove a volte le persone sono costrette a stare in ambienti disadorni e malmessi anche 20 ore su 24".

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