La donna di origini nigeriane aveva 43 anni. Ilaria Cucchi: "Tragedia che non può essere tollerata, lo Stato è responsabile". A Torino un altro suicidio dietro le sbarre
Una donna di origine nigeriana di 43 anni si è lasciata di morire di fame nel carcere di Torino dove era detenuta. "È deceduta intorno alle 3, nell’articolazione di salute mentale presso cui era ristretta, e la morte è stata accertata dal personale medico e paramedico del 118, immediatamente chiamato dagli agenti", riferisce il segretario regionale del sindacato di polizia penitenziaria Sappe, Vicente Santilli.
"La donna, entrata in carcere poco dopo la metà del luglio scorso, si era da subito rifiutata di assumere alimenti - spiega Santilli - rifiutava ogni cura e sollecitazione a mangiare e persino i ricoveri in ospedale”.
"Il caso della detenuta nigeriana che lascia due figli piccoli - fa eco Aldo Di Giacomo, segretario del Sindacato di polizia penitenziaria Spp - avrebbe dovuto richiedere un’iniziativa indispensabile a scongiurarne la morte avvenuta invece nella totale indifferenza. Nessuno si è posto il problema di come interrompere il comportamento della detenuta, mentre - sottolinea - si è già dimenticato o volutamente rimosso che nello scorso anno sono state 84 le persone che si sono tolte la vita all’interno di un istituto penitenziario italiano: numero record da quando si registra il dato (dal 2000)".
Una donna di 28 anni, si è tolta la vita in cella, in carcere a Torino, nel pomeriggio di oggi. A darne notizia Vicente Santilli, segretario regionale Sappe Piemonte che spiega: "Era arrivata da Genova Pontedecimo e purtroppo, il pur tempestivo intervento degli agenti non ha potuto evitare che la detenuta riuscisse a togliersi la vita". "La morte di un detenuto è sempre una sconfitta per lo Stato”, commenta Donato Capece, segretario generale del Sappe per il quale “la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Anche la consistente presenza di detenuti con problemi psichiatrici è causa da tempo di gravi criticità per quanto attiene l’ordine e la sicurezza delle carceri del Paese”.
''Questa è una tragedia che non può essere tollerata in un Paese che si professa civile e democratico", afferma la senatrice dell’Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi. "Una morte di cui comunque è responsabile lo Stato che aveva in custodia la vita della vittima. Non capisco cosa c’entrano in questo i sindacati degli agenti. Chiedo venga fatta chiarezza anche per questo''.