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Covid Italia, boom di contagi. Occhi puntati su nuova variante

In 24 ore 132.274 nuovi casi. La sottovariante Omicron BA.2.75, identificata in India, più contagiosa

(Foto Fotogramma)
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06 luglio 2022 | 00.05
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Corre di nuovo il covid in Italia. Aumentano i contagi nell'ondata targata variante Omicron, mentre la comunità scientifica accende i riflettori sulla nuova 'variante indiana', identificata dalla sigla BA.2.75, che potrebbe rivelarsi più contagiosa e più evasiva rispetto al vaccino.

Intanto, in Italia sono stati 132.274 i nuovi casi e 94 i morti registrati nel bollettino di martedì 5 luglio. Sono stati 464.732 i tamponi processati, tra molecolari e antigenici, che fanno salire il tasso positività al 28,5% (lunedì era al al 27,9%). In aumento i ricoveri con sintomi (+355 da ieri per un totale di 8.003) e le persone in terapia intensiva (+20 da ieri per un totale di 323).

Anche in Francia il numero dei casi registrati è in aumento. in 24 ore sono stati 200mila. La nuova ondata, la settima, della pandemia "è aumentata in questi ultimi giorni", ha affermato il ministro della Sanità, François Braun. "Registravamo in media 120mila casi al giorni a metà della scorsa settimana" ha ricordato, spiegando che ora il numero è destinato a "essere leggermente superiore a 200mila questa sera".

BA.2.75, cosa sappiamo della variante indiana

Occhi puntati sulla nuova sottovariante di Omicron BA.2.75, identificata in India ma intercettata anche in altri Paesi come la Nuova Zelanda e il Regno Unito. "Probabile variante di seconda generazione, apparente rapida crescita e ampia diffusione geografica": sono alcune delle caratteristiche che secondo Tom Peacock, virologo del Dipartimento di malattie infettive dell'Imperial College London, dovrebbero spingere chi si occupa di sorveglianza sul covid a tenere d'occhio la new entry nel panorama internazionale delle sottovarianti di Omicron: BA.2.75.

Rispetto alla 'sorella maggiore' Omicron 2 (BA.2), la nuova sottovariante "ha 8 mutazioni aggiuntive" sulla proteina Spike, illustra Ulrich Elling, biologo molecolare dell'Institute of Molecular Biotechnology (Imba) di Vienna. Un numero ritenuto significativo dagli esperti rispetto a quanto osservato in altre sottovarianti (per esempio in BA.5 sono 3). In tutto, invece, secondo i dati che vengono diffusi in queste ore via Twitter, sarebbero 11 le mutazioni che la distinguono da Omicron 5, l'attuale variante più diffusiva.

E a riassumere il timore principale che spinge gli 'addetti ai lavori' ad alzare il livello d'attenzione su questo mutante segnalato principalmente dall'India, dove appare "in crescita rapida", ma intercettato anche in altri Paesi come la Nuova Zelanda e il Regno Unito, è Eric Topol, scienziato americano direttore dello Scripps Research Translational Institute di La Jolla, California: le mutazioni osservate su BA.2.75 "potrebbero rendere la fuga immunitaria peggiore di quella che stiamo vedendo ora", riflette. Questa nuova sottovariante, aggiunge l'esperto via Twitter, in India appare in competizione con Omicron 5.

La preoccupazione è che il vantaggio su BA.5 sia significativo al punto da rendere questa versione di Sars-CoV-2 sempre più contagiosa, a livelli che potrebbero essere superiori a un 'campione di trasmissibilità' come il morbillo.

Tanto che Giorgio Gilestro, neurobiologo e docente all'Imperial College di Londra, afferma: "Se i dati su questa nuova variante BA.2.75 venissero confermati, allora potremmo anche trovarci di fronte a un Covid-22".

Elling si chiede se sia "un nuovo lignaggio di cui preoccuparsi". Il motivo? "Non mi piacciono le mutazioni osservate - scrive - Prima di aver finito con l'ondata di BA.5", Omicron 5, "potremmo già doverci preparare per la prossima". Gli occhi sono puntati in particolare sull'India, il Paese da cui arriva al momento il maggior numero di sequenziamenti di BA.2.75. Anche se i casi legati a questa sottovariante sono ancora pochi, "la distribuzione internazionale" delle sequenze virali comunicate alle banche dati "esclude errori di sequenziamento e rende altamente probabile che i numeri reali siano molto più alti", rimarca ancora Elling.

"Le mutazioni" osservate in BA.2.75 "stanno anche" riguardando "il dominio N-terminale" e il "dominio di legame del recettore". Ma, tiene a puntualizzare Elling, "è davvero troppo presto" per sapere se BA.2.75 avrà la capacità di rubare la scena a Omicron 2 e Omicron 5. Alcune mutazioni (3 per Elling) possono fare un'enorme differenza. E "il totale delle 11 mutazioni distinte fra Omicron 5 e BA.2.75 potrebbe consentire ancora un'altra ondata, poiché l'immunità di BA.5 potrebbe non" bastare a fare un adeguato muro. Dal canto suo il virologo Peacock non si sbilancia e lascia aperto anche un altro scenario: "Vale la pena dire che è del tutto possibile anche che" questa nuova sottovariante "stia solo crescendo sullo sfondo di BA.2 e che colpisca la barriera di BA.5 e si blocchi. Vedremo".

L'opinion degli esperti

"Credo valga la pena tenere d'occhio la nuova sotto-variante Ba.2.75 identificata in India e altri Paesi in quanto potrebbe essere ancora più contagiosa della Omicron 5 e avere un’elevata capacità di infettare, le persone guarite e vaccinate. Occhio senza allarme", scrive su Twitter Matteo Bassetti, direttore Malattie Infettive dell'ospedale San Martino di Genova.

"Dobbiamo essere vigili sulla nuova sottovariante di Omicron 2 BA.2.75, che si sta diffondendo molto in India perché si sta facendo spazio con Omicron 5 che non è facile da scalzare. Questa nuova sottovariante ha argomenti che meritano attenzione e mutazioni che potrebbe erodere la capacità protettiva dei vaccini. Non sappiamo quando arriverà qui da noi, ma è chiaro che serve essere attenti. Per ora la patogenicità di BA.2.75 non sembra preoccupante anche se è molto contagiosa, ha molte delle caratteristiche di BA.2 e qualcosa della BA.5 ma le mutazione sembrano essere in zone meno importanti e non collegate alla possibilità di evasione dell'immunità". A sottolinearlo all'Adnkronos Salute il virologo Mauro Pistello, direttore dell'Unità di virologia dell'azienda ospedaliera universitaria di Pisa e vicepresidente della Società italiana di microbiologia.

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