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Covid e transizione ecologica, città italiane non sono diventate più green

Il risultati del rapporto Clean Cities Campaign che ha analizzato 36 grandi città europee

(Fotolia)
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24 febbraio 2022 | 09.19
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Alcune città europee hanno reagito alla pandemia di Covid-19 iniziando a ripensare la mobilità urbana e accelerando la transizione ecologica. In Italia, invece, (quasi) solo passi indietro. Lo rivela un rapporto pubblicato dalla Clean Cities Campaign, una coalizione di organizzazioni che chiedono ai sindaci delle città europee impegni concreti per raggiungere una mobilità a emissioni zero entro il 2030. Un traguardo che al momento appare ancora molto lontano. Il rapporto, intitolato 'Pan-European City Rating and Ranking on Urban Mobility for Liveable Cities', è stato lanciato oggi in occasione della tappa romana della campagna itinerante di Legambiente, uno dei partner nazionali della campagna Clean Cities in Italia.

Il City Ranking ha analizzato 36 città in 16 Paesi europei e le ha classificate sulla base dello stato della mobilità urbana e della qualità dell’aria. Tra le variabili considerate: lo spazio urbano dedicato a pedoni e biciclette; i livelli di sicurezza per pedoni e ciclisti sulle strade urbane; i livelli di congestione del traffico urbano; l’accessibilità ed economicità del trasporto pubblico locale; l’infrastruttura per la ricarica dei veicoli elettrici; le politiche di riduzione del traffico, dei veicoli inquinanti e l’offerta di servizi di sharing mobility. Risultato: mentre alcune grandi città europee, come Parigi, hanno fatto significativi passi avanti, l’obiettivo di una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030 è ancora lontano. Ancora di più in Italia. Le quattro città italiane analizzate sono tutte nella parte bassa della classifica: Milano al 20esimo posto; Torino al 23esimo; Roma al 32esimo; e Napoli ultima in classifica, al 36esimo posto. Il primo posto è stato conquistato da Oslo, seguita da Amsterdam, Helsinki e Copenaghen.

Ma nessuna delle 36 città può dirsi soddisfatta. Infatti un punteggio inferiore al 100% indica che si sta facendo troppo poco per raggiungere la mobilità a emissioni zero entro il 2030. I punteggi vanno dal 71,5% di Oslo al 37,8% di Napoli.

"Le città italiane potevano uscire dalla pandemia trasformate in meglio: meno inquinamento dell’aria, meno auto in circolazione, più bici e trasporto pubblico. Purtroppo non hanno raccolto la sfida e spesso hanno fatto addirittura passi indietro - afferma Claudio Magliulo, responsabile della campagna Clean Cities in Italia - Altre città europee, invece, hanno dimostrato che si può reinventare lo spazio urbano nel tempo di una stagione: Parigi ha ad esempio investito nella riduzione drastica del traffico veicolare e nella promozione della mobilità pedonale e ciclistica. E così facendo è riuscita a strappare a Stoccolma il quinto posto in classifica, tallonando le altre capitali scandinave".

Secondo la Clean Cities Campaign, azzerare le emissioni della mobilità urbana entro il 2030 sarà essenziale per tenerci sulla strada degli obiettivi sul clima di Parigi: -55% CO2 entro il 2030 e neutralità climatica a metà secolo.

Una mobilità non sostenibile significa anche congestione urbana e inquinamento dell’aria. "Le città italiane sono tra le più inquinate e congestionate d’Europa. Non si tratta di un incidente di percorso, ma del prodotto di decenni di centralità dell’auto e di dipendenza dai combustibili fossili. Abbiamo progettato le nostre città, e le abbiamo modificate negli anni, con in mente l’automobile - conclude il responsabile di Clean Cities Italia - È il momento di invertire questo paradigma, ripensando lo spazio urbano e la mobilità, a favore degli spostamenti a piedi, in bici e con i mezzi pubblici o di sharing mobility. Ma per farlo, e rapidamente, i sindaci italiani dovranno dimostrare più coraggio e lungimiranza".

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